Gli appassionati di sport amano parlare di record che non verranno mai battuti. Le 56 partite consecutive con almeno una valida di Joe di Maggio, i 100 punti in una sola partita del cestista Witt Chamberlain ed altri ancora. Per quanto impressionanti, molti di questi primati conservano una percentuale di battibilità.
Quando, nel1969 fu introdotto il tie-break negli incontri di tennis nessuno avrebbe mai osato pensare che il record stabilito da Pancho Gonzalez e Charlie Passarel (112 giochi in un solo incontro) potesse essere anche solo avvicinato. Nel 2010 Isner e Mahut frantumarono questo record, disputando 138 giochi nel corso del loro match di primo turno dei Championships.
Se vogliamo parlare di record stabiliti in una sola stagione non possiamo prescindere dall’ineguagliata striscia inanellata dalla tennista in grado di aggiudicarsi, nel 1988, tutti e quattro i tornei del Grande Slam, arricchendo ulteriormente lo sfarzoso bottino con l’oro olimpico. L’autrice di questa epocale razzia risponde al nome di Steffi Graf.
La tedesca cominciò a costruire le basi di questa impresa già a 15 anni, quando sbalordì il mondo del tennis raggiungendo il quarto turno a Wimbledon.
Steffi rivoluzionò le convenzioni del tennis femminile, introducendo una forza ed una velocità inusitate fino ad allora. Grazie al suo perentorio dritto, mediante il quale martoriava le avversarie da ogni posizione del campo, ha fatto compiere un salto evolutivo nella visione del gioco. Graf contribuì in maniera decisiva all’abbattimento della secolare divisione tra spregiudicate giocatrici di rete ed imperterrite fondocampiste, che aveva connotato la più grande rivalità fino ad allora esistente: quella tra Martina Navratilova e Chris Evert.
Eppure, prima di quel memorabile 1988, Steffi si era aggiudicata un solo titolo del Grande Slam: l’edizione 1987 del Roland Garros, battendo 8-6 al terzo “l’attempata” Martina Navratilova.
Sempre nel corso del 1987 Steffi conquistò la prima posizione in classifica, detronizzando Martina e mantenendo la vetta per i quattro anni successivi. Quando ormai il ricambio generazionale sembrava compiuto Navratilova si tolse la soddisfazione di castigare l’irriverente rivale nelle finali di Wimbledon e degli Us Open, ricordando alla giovane teutonica che liberarsi di lei sarebbe stato molto più arduo di quanto potesse immaginare.
Il 1988 però si presentava come l’alba di una nuova era tennistica. Steffi, dopo essersi aggiudicata l’Australian Open, a seguito di un percorso netto, nel corso del quale non cedette nemmeno un set alle rivali, diede la più incontestabile dimostrazione di forza e superiorità nel corso dell’Open di Francia.
La tedesca sgretolò ogni malcapitata che ebbe la svenuta di trovarsi nella sua porzione di tabellone, raggiungendo la finale con un altro ruolino di marcia immacolato. Nell’atto conclusivo Steffi mise in scena la più mortificante carneficina mai vista in una finale dello Slam. La tedesca inflisse un duplice 6-0 all’indifesa Natasha Zvereva, facendo durare la mattanza 32 minuti. Steffi, nel discorso di ringraziamento, ebbe l’accortezza di chiedere scusa al pubblico parigino, per la brevità dello spettacolo offerto.
A Wimbledon giunse l’agognato successo sull’erba contro sua maestà Navratilova, detentrice di un impressionante parziale nelle precedenti finali dei Championships disputate: otto successi a fronte di zero sconfitte.
A 31 anni Martina non poteva che abdicare di fronte alla rampante rivale. Prima di cedere il feudo londinese Navratilova mise in campo un’inaspettata variante tattica, al fine di complicare i piani della tedesca. La cecoslovacca, naturalizzata americana, utilizzò una delle armi principali dell’avversaria, il rovescio in slice, per sbigottire e disorientare la sfidante.
La tattica, almeno inizialmente, si rivelò fruttuosa. Navratilova si aggiudicò il primo set, portandosi avanti di un break anche nel secondo. Graf per la prima volta rivelò le proprie fragilità, non riuscendo a mascherare la crescente frustrazione. Steffi però riuscì ad interrompere la spirale negative puntando tutto sul dritto, fino a quel punto poco utilizzato. Con questo accorgimento la teutonico risalì rapidamente la china, recuperando il break di svantaggio per poi effettuare l’allungo decisivo per aggiudicarsi il secondo parziale. Le velleità di Navratilova si sgretolarono rapidamente. Nel terzo set Graf dominò la scena dal principio alla fine, fugando ogni dubbio sulla propria supremazia con un insindacabile 6-1.
Al termine della finale Navratilova incoronò Stefi quale sua unica erede tennistica: “Oggi ho perso con una giocatrice più forte di me. Questa, per quanto mi riguarda, è la fine di un capitolo della mia vita, ora cedo il testimone a Steffi”.
Dopo aver velocizzato il ricambio generazionale Graf conquistò gli U.S Open, completando così il Grande Slam. In finale ebbe la meglio su una talentuosa coetanea, sua amica e saltuaria compagna di doppio: l’argentina Gabriela Sabatini.
L’approdo in finale di Steffi fu imperioso come nei tre Slam precedenti: 13 i giochi concessi prima dell’atto conclusivo, a cui va aggiunto il ritiro di Chris Evert in semifinale.
Gabriela riuscì nell’impresa di strappare un set alla tedesca, prima di arrendersi al predominio di Steffi con un inappellabile 6-1 nel terzo set. Don Budge, unico americano in grado di conquistare il Grande Slam, consegnò nelle mani della teutonica il trofeo.
A poche settimane di distanza, Graf e Sabatini, si contesero anche l’alloro olimpico. Il tennis, a partire dai giochi olimpici di Amesterdam del 1928, fu escluso dalle discipline sportive presenti, salvo poi esservi riammesso nelle Olimpiadi di Seul del 1988.
Occasione irripetibile per rendere ancora più leggendaria l’annata della teutonica. Nel corso della finale olimpica Steffi rintuzzò le ambizioni della rivale argentina, aggiudicandosi l’incontro con un doppio 6-3.
Lo Slam d’oro, il Santo Graal del tennis, a quel punto divenne realtà. Da allora mai nessuno, né tra gli uomini né tra le donne, è riuscito ad avvicinare una striscia di successi di tali proporzioni, garantendo a Steffi vita eterna nell’Olimpo del tennis.
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Steffi aveva tutto: potenza, eleganza, rapidità, gioco di gambe. Oltre al celeberrimo diritto, il suo rovescio tagliato era velenosissimo, così come profondissima e bella a vedersi si rivelava la sua prima di servizio. Si diceva scendesse poco a rete, ma in realtà era abilissima anche nel gioco di volo: la sua costituiva più una scelta tecnica e/o tattica, perché da fondo poteva aprirsi meglio il campo e sfoderare il suo micidiale diritto. Completa, atletica, “danzatrice” in campo: per me la migliore di sempre.
Steffi aveva tutto: potenza, eleganza, rapidità, gioco di gambe. Oltre al celeberrimo diritto, il suo rovescio tagliato era velenosissimo, così come profondissima e bella a vedersi si rivelava la sua prima di servizio. Si diceva scendesse poco a rete, ma in realtà era abilissima anche nel gioco di volo: la sua costituiva più una scelta tecnica e/o tattica, perché da fondo poteva aprirsi meglio il campo e sfoderare il suo micidiale diritto. Completa, atletica, “danzatrice” in campo: per me la migliore di sempre.