Se Alexandr Dolgopolov fosse vissuto nella seconda metà dell’800 e se fosse stato un giocatore di tennis di quel periodo, sarebbe probabilmente stato l’idolo delle folle più di quanto lo è ora. I vari D’Annunzio e Wilde avrebbero ammirato le sue gesta tipiche del più puro degli esteti della pallina gialla, di un uomo dedito per la maggior parte al piacere che il colpo suscita in sè e nella gente piuttosto che alla funzionalità del colpo stesso. Tuttavia, anche oggi, il tennis di Dolgopolov è tra i più spettacolari del circuito proprio perchè non ha uno schema ben preciso, ma è piuttosto da far rientrare nella sfera dell’immaginazione, dote tanto cara, guarda caso, ai poeti inglesi dell’800; Dolgopolov non è comunque completamente d’accordo: “Ho un piano di gioco per tutti i match: se funziona, non m’importa di chi ho di fronte”. La carriera dell’ucraino è stata costellata di eventi imprevedibili, proprio come il suo tennis: a dodici anni gli viene diagnosticata la sindrome di Gilbert, una malattia piuttosto rara che instilla un’improvvisa e ferocissima stanchezza a chi ne è affetto. I medici, dopo questa scoperta, gli consigliarono di smettere di giocare a tennis, ma Alexandr, insieme al padre Olexandr, (suo primo coach e mentore, da quando il piccolo “Dolgo” aveva tre anni) decise dicontinuare, perchè quel talento così incredibile non poteva essere sprecato. La sindrome costringe anche oggi il giocatore a una vita e ad un’alimentazione regolarissima, costituita da diete ed esercizi ad hoc, e ad una pausa di due settimane all’anno per sottoporsi alle cure del caso.
Nel 2012 Dolgopolov ha raggiunto il suo best ranking, diventando numero 13 del mondo, dopo l’approdo ai quarti di finale degli Australian Open 2011 e la vittoria, sempre in quell’anno, del torneo di Umago. Il capitolo infortuni occupa una parte centrale del libro della sua carriera, tra dolori alla spalla, al gomito, al ginocchio, all’anca o alla schiena, e Alexandr ha recentemente dichiarato che se il suo corpo gli permettesse di giocare con una maggiore costanza entrerebbe nei top ten. La sua vittoria più prestigiosa è sicuramente quella contro Rafa Nadal al terzo turno sul cemento degli Indian Wells Masters nel 2014. Tra molti alti e bassi, “The Dog” l’anno scorso ha fondato una società di design di interni che porta il suo soprannome, e ora gira con una supercar bianca e nera con il nome della sua azienda ed un cane bene in vista sulle fiancate. Quest’anno ha deciso di affidare il suo gioco a Stas Khmarskiy, con cui collabora per cercare anche di concretizzare i suoi colpi e di dare varietà al suo gioco: sotto la sua guida ha vinto il torneo di Buenos Aires senza perdere nemmeno un set, ha battuto l’argentino Berlocq al Roland Garros ed è arrivato proprio ieri in finale a Bastad contro Ferrer, torneo in cui ha brillantemente superato la promessa Khachanov ai quarti e Kuznetsov in semifinale. Dolgopolov è stato ed è senza dubbio uno dei tennisti più interessanti del circuito.
0 comments
Deve migliore tatticamente. Il resto è ok.
Ma quanti top ten. Lui fognini …etc. Non esageriamo
Top ten vuol dire testa e continuità
È sicuramente molto bravo