Traduzione dall’intervista del New York Times a Anna Chakvetadze, apparsa lo scorso 2 novembre.
Lo scorso weekend la grande Russia è naufragata in Fed Cup. Una finale indecorosa contro l’Italia in cui mancavano le sue prime undici giocatrici lasciando il pesante fardello a delle riserve delle riserve che non hanno evitato il prevedibile massacro. Mancava anche lei, Anna Chakvetadze. Lei che per otto volte aveva servito il suo paese e aveva aiutato la Russia a sconfiggere proprio il nostro team nella finale giocata sei anni fa. Solo poche settimane più tardi la sua prospettiva di carriera e di vita cambiò radicalmente.
Chakvetadze, allora appena ventenne, era considerata una delle nuove stelle russe dopo aver disputato un’incredibile stagione, con il raggiungimento delle semifinali agli Us Open e l’ingresso nella top-five.
La notte del 18 dicembre 2007 accadde qualcosa che resterà indelebile nel suo cuore. Sei uomini armati irruppero nella casa della sua famiglia poco fuori Mosca. La legarono, la minacciarono con un coltello e picchiarono i suoi genitori prima di svignarsela con un bottino di 306.000 dollari tra gioielli, suppellettili e soldi contanti.
“Quella notte pensai che la mia vita fosse finita“ confessò in una recente intervista “erano armati e nessuno di noi aveva idea di cosa ci avrebbero fatto”.
Non fu una irruzione casuale. Chakvetadze era da tempo un bersaglio dei malfattori. Come dichiarò ai giornalisti dopo la rapina, i ladri le chiesero il Rolex che aveva ricevuto durante una recente esibizione in Belgio. Quando se ne andarono la avvertirono così: “Continua a giocare. Torneremo.”
Chakvetadze continuò a giocare e ritornò nel circuito solo due settimane dopo. La sua carriera non raggiunse più le vette conquistate prima della rapina e lo scorso settembre, all’età di 26 anni, annunciò il ritiro a causa di un grave infortunio alla schiena.
La rapina fu il primo passo in una catena di sfortunati eventi che portarono alla fine della sua carriera. “All’inizio tutti mi chiedevano qualcosa su ciò che mi era successo. Mi chiedevano ‘Anna, come ti senti?’. Il 2008 fu una stagione difficile. Non ebbi tempo per riposarmi e allenarmi a causa del trauma della rapina. Era difficile raccogliere tutte le forze per giocare al meglio in Australia. Non avevo tempo per allenarmi e non ero neppure a posto fisicamente”.
“Guardando indietro, quello fu il momento in cui mi serviva assolutamente qualche settimane di riposo, ma imperterrita continuai a giocare senza sosta. La mia mente e il mio corpo non erano preparati a questo”.
Il fragile fisico di Anna Chakvetadze iniziò a vacillare sotto il ritmo serrato del circuito. All’inizio del 2010 iniziò ad avere quei seri problemi alla schiena che furono poi la causa della fine della sua carriera. Un anno più tardi durante un match negli Emirati Arabi Uniti contro Caroline Wozniacki un virus le causò uno svenimento.
Dopo numerosi ritorni decise a malincuore di mollare definitivamente dopo un periodo di lunga assenza nel 2012. La sua scelta non è scevra di rimpianti. “Se potessi riportare l’orologio all’indietro, se provassi a ascoltare di nuovo il mio corpo, di certo non lo sottoporrei a uno sforzo così elevato. Quando fui fuori dal circus per sette mesi nel 2011 volevo allenarmi di più e diventare una giocatrice migliore. Ma quando hai un periodo di pausa devi stare calma e ripartire lentamente. Io forse avevo troppa voglia di ritornare forte ma non ero pronta per tutti quegli allenamenti. Così mi sono rovinata”.
Questa stagione molti giocatori hanno sostenuto come abbiano spesso spinto il loro corpo più di quanto avessero potuto sopportare. Marion Bartoli decise che non poteva convivere con questo dolore e decise di ritirarsi appena un mese dopo la vittoria a Wimbledon.
“Rimasi sorpresa“ dichiara Chakvetadze sulla decisione della francese “ma la compresi perché è sempre stata una grande lavoratrice, perchè ha sempre dato il meglio di sé e giocato più tornei possibili”.
Con Maria Sharapova che sta combattendo con un grave problema alla spalla, molti si stanno domandando come l’aumento di potenza nel tennis femminile abbia reso le giocatrici molto più soggette agli infortuni. Chakvetadze afferma invece che il maggiore pericolo sono le scelte delle tenniste stesse.
“I giocatori si infortunano perché non prendono pause quando ne hanno bisogno. Vogliono sempre strafare giocando ogni settimana. Alcuni tornei sono Mandatory e sono obbligati a giocare anche in quelli secondari perchè hanno firmato un contratto. Ma qualche volta non giochi al meglio, non sei in forma ed ti serve un po’ di riposo.Non è semplice capire quando fermarsi. Se hai avuto una brutta settimana vuoi subito giocare un altro torneo per riscattarti, ma alla lunga è deleterio”.
Chakvetadze è ancora dentro il mondo del tennis: fa la commentatrice tv durante gli Slam e allena le più grandi promesse junior della Russia intera. Ma il suo problema alla schiena la condiziona così tanto che non è ancora in grado di sostenere veri scambi lunghi con le sue allieve. Una volta ha detto che è difficile soddisfare il suo spirito agonistico ora che non è più nelle competizioni.
“Qualche volta, quando guardo il tennis in tv, vorrei essere lì, a battermi con loro” ammette. “E mi manca giocare i match. Mi manca quella sensazione quando giochi bene, sei in forma e credi di poter raggiungere alti traguardi. Sfortunatamente ho dovuto smettere. Mai avrei pensato di ritirarmi a soli 26 anni, ma così è successo”.
Gli uomini che l’hanno derubata non sono mai stati identificati e consegnati alla giustizia. Ma, una volta arrivata così vicina dal perdere ogni cosa, dice di essere diventata una persona completamente diversa. “Ho imparato a godere ogni singolo istante invece di pensare cosa potrebbe andare meglio. In quella notte pensavo che sarei morta o che non avrei giocato più in tutta la mia vita. Nella testa mi frullarono un sacco di cose, è stato terribile. Ora fortunatamente non ci penso più”.
Per adesso Chakvetadze sta cercando di ritornare in condizioni fisiche ottimali per diventare almeno una brava coach. Mai pensato di ritornare a giocare in futuro?
“Mai dire mai” confessa ridendo. “Non sai mai cosa potrebbe accadere nel futuro. Cosa accadrà nei prossimi anni? Chi lo sa. Tanti giocatori sono ritornati anni e anni dopo aver appeso la racchetta al chiodo. Magari ritornerò in forma e sarò di nuovo pronta per giocare. Vedremo”.