“La cosa più importante durante tutta la settimana è stata l’aver avuto un atteggiamento sempre positivo. Sono rimasta calma, senza pensare troppo o in negativo, solida e costante, punto dopo punto.” Sono state queste le parole di Astra Sharma dopo la prima finale persa in carriera per mano della statunitense 17enne Amanda Anisimova, in quel di Bogotà. Parole di una certa lucidità quelle della 23enne australiana, che in Colombia ha sfiorato una clamorosa doppietta, vincendo il torneo di doppio insieme alla connazionale Zoe Hives, e perdendo la finale in singolare dopo essere stata avanti di un set e di un break.
GLI INIZI – Prima di Bogotà, Astra Sharma aveva vinto un solo match in un main draw del circuito maggiore, nello Slam di casa proprio quest’anno: dopo aver superato le qualificazioni ha infatti eliminato Priscilla Hon in tre set. Ma la crescita di Sharma, ora alla posizione numero 102 del ranking Wta, ha radici ben più lontane e il risultato di settimana scorsa non è altro che la prima tappa di arrivo di un percorso iniziato già da qualche anno. Astra Sharma nasce a Singapore l’11 settembre del 1995 e vive per qualche anno lì, prima di emigrare insieme alla famiglia in Australia, a Perth. La sua carriera da professionista comincia prestissimo, con l’Ift 25k di Kalgoorlie a 16 anni appena compiuti. Ma a Sharma piace anche studiare e quindi, nei tre anni successivi, tra il 2012 ed il 2014, gioca solo quattro match in tornei Itf. Appena può, si trasferisce invece negli Stati Uniti, dove comincia a studiare, e a giocare, per la Vanderbilt University di Nashville, in Tennessee. Più tardi si laureerà in “Medicine, Health and Society”, tornando comunque al professionismo nel 2015 e regalandosi il primo successo : tra giugno e luglio gioca tre tornei da 10mila dollari sul cemento Sharm El Sheikh ottenendo un quarto di finale, una vittoria e poi una semifinale. Anche nei due anni successivi non gioca molto, e lo fa solo dall’estate in poi. Nel 2016 arrivano due semifinali tra Breda e Knokke, ancora due Itf 10k, ma il primo salto di qualità arriva nel 2017, dove si cimenta con successo anche sulla terra battuta: in due tornei a luglio, a Targu Jiu (15mila dollari), vince otto match consecutivi, con una vittoria e un quarto di finale. Si ripete anche nel 15k di Graz, prima di tornare in autunno a giocare sul duro: diverse le sconfitte, ma arriva anche la prima finale in carriera in un 25k, in quel di Toowoomba. Chiude l’anno alla posizione numero 440, grazie ai tanti risultati positivi e a vittorie contro tenniste molto più avanti di lei in classifica, come l’allora 183 Wta, Eri Hozumi.
LA CRESCITA – All’inizio del 2018, prima stagione giocata al completo, prova anche le qualificazioni ad Hobart, fallendo al primo turno. Da marzo in poi vive però il suo miglior periodo in carriera, mostrando ancora di potersi esprimere al meglio sia su cemento che su terra battuta. Perde una finale ad Orlando, ma poi su cemento vince sia a Baton Rouge che a Gatineau, raggiungendo durante l’anno anche altre due semifinali e tre quarti di finale. Con questi risultati poggia le basi per l’ascesa iniziata la settimana scorsa, chiudendo il 2018 alla posizione numero 232. Nella off-season lavora benissimo e parte per l’Australia, dove dopo la sconfitta nelle qualificazioni di Auckland vive un piccolo grande sogno. Alle qualificazioni per l’Australian Open lascia solo cinque game a nientemeno che la testa di serie numero 1, finalista a Wimbledon e allo Us Open nel 2010, Vera Zvonareva, ottenendo così anche il primo successo ai danni di una Top-100. Come detto, riesce poi anche ad arrivare nel main draw, dove supera Priscilla Hon prima di fermarsi contro la greca Maria Sakkari. Il risultato più speciale è arrivato tuttavia nel doppio misto, dove insieme al connazionale John Patrick Smith, Sharma ha estromesso la coppia numero 2 del tabellone, formata da Bruno Soares e Nicole Melichar, prima di arrendersi in finale contro Rajeev Ram e Barbora Krejcikova. Prima di tornare nel circuito maggiore a Charleston, Sharma è tornata a vincere nel circuito minore nel W25 di Irapuato. Due settimane fa, prima dell’exploit colombiano, Sharma ha perso a Charleston per mano di Taylor Townsend nonostante i due turni di qualificazioni superati.
SERVIZIO E DIRITTO DEVASTANTI – Il cammino a Bogotà, la scorsa settimana, non è passato inosservato, ed è il frutto dell’esperienza maturata sin dagli allenamenti in famiglia, da bambina. Dopo aver superato l’ostacolo Shelby Rogers in tre set, Sharma ha giocato uno splendido tennis per tre match (e mezzo) di fila, eliminando in successione Magda Linette, Sara Errani, finalista del 2012 al Roland Garros, e Lara Arruabarrena, campionessa del 2018 in Colombia. Qualcosa si è rotto sul più bello, alla domenica, contro la 17enne Amanda Anisimova che era in enorme difficoltà, sotto di un set e di un break. Alla fine però l’ha spuntata la tennista a stelle e strisce, risollevandosi grazie agli errori di Sharma, provocati però in gran parte per proprio merito. Anisimova ha vinto per 4-6 6-4 6-1, fermando Astra Sharma ad un passo dalla doppietta in Colombia, dopo il torneo di doppio vinto il giorno prima. Quello di domenica però, visto ed interpretato con le parole della 23enne australiana, è solo uno stop temporaneo e che non preoccupa affatto una ragazza così lucida, che probabilmente, studiando sui libri è riuscita a studiare anche sé stessa. Il risultato rimane nella sua testa, e merita forse di rimanere anche negli occhi degli addetti ai lavori, soprattutto per il modo in cui è arrivato. Astra Sharma gioca un tennis completo e maturo, che, soprattutto sulla terra, è molto difficile da contrastare dal punto di vista sia tattico che tecnico. La prima di servizio entra con una media ben superiore al 50%, e quando entra, soprattutto sulla terra battuta, può fare malissimo: la velocità è spesso vicina ai 180 km/h e il suo kick esterno salta moltissimo. A Bogotà la percentuale di realizzazione con questo colpo è stata sempre pari (come in finale) o superiore al 60%, incidendo in maniera decisiva contro tutte le avversarie. Se a questo si aggiunge il diritto che Sharma ha mostrato di possedere, con uno spin velenoso che fa malissimo in tutte le direzioni, si spiega in gran parte il risultato ottenuto. La tennista residente a Nashville è ora ad un passo dal suo primo obiettivo dichiarato in carriera: la Top-100. Vola piuttosto basso l’australiana, che però è dotata anche di un’ottima velocità di piedi, che le permette di colpire con violenza anche il dritto a sventaglio, e di una buonissima propensione verso la rete, degna di una finalista Slam, che le consente di giocare con i piedi in campo e chiudere poi in maniera aggressiva lo scambio. Ne sanno qualcosa soprattutto Linette, Errani e Arruabarrena. L’italiana, che con il servizio attraversa il peggior periodo della carriera, nulla ha potuto quando cercava di rallentare, proprio per via del diritto mortifero della propria avversaria che spesso, sulla seconda di Errani, è stato un vincente diretto.
MODELLO SAM STOSUR – Va certamente valutato meglio il tennis dell’australiana nei prossimi mesi. Il crollo nella finale, con un parziale di 12-3 in quanto a giochi in favore di Anisimova merita un’analisi attenta. L’americana è riuscita a cambiare ritmo, ad accelerare con più costanza, ed una volta che Sharma non è più riuscita a girarsi sul proprio diritto, dovendosi invece difendere col colpo bimane, qualche problema è emerso nel tennis della ragazza di Singapore: non avere in mano il pallino del gioco, non andare al suo ritmo, le ha fatto perdere anche le misure del campo, incappando dunque in un numero esagerato di non forzati, dovuto anche alla sua aggressività, che sotto nel punteggio tendeva a tramutarsi in frettoloso desiderio di chiudere il punto. Intanto, in patria, per il suo modo di giocare, Sharma ricorda già molto Samantha Stosur, che proprio sulla terra, grazie al grande top spin con i colpi da fondo, al suo ottimo servizio in kick e alla sua manualità sotto rete, si è tolta tantissime soddisfazioni. In un’intervista, Sharma ha dichiarato di aver dovuto imparare sin da subito ad affidarsi ai colpi in top: “Mi allenavo con mio fratello, ed i ragazzi usano molto spin, l’unico modo per contrastarlo era fare altrettanto”. Ed in effetti, anche Sam Stosur, che di Sharma ha parlato proprio pochi giorni fa, da giovane era abituata a colpire con il fratello, sviluppando un tennis a cui la 23enne guarda come ispirazione. Stosur non può che apprezzare e attendere di conoscere meglio la giovane connazionale: “È fantastico quando qualcuno prova a plasmare il proprio tennis sul tuo stile ed ha anche un gran fisico, sembra molto atletica. Se si pensa a queste sue qualità, è facile credere che possa trovarsi a suo agio nel circuito”. Non poteva mancare poi un elogio al suo percorso, perché ciò per cui si parte è il traguardo, ma ciò che si conserva è il viaggio: “Per una come lei, che ha vissuto il sistema collegiale americano, è estremamente promettente questo tipo di adattamento ad una transizione così veloce. È molto frizzante, è bello avere intorno questo tipo di personalità.”