Nel 1992, quando l’onda dei tennisti svedesi non accennava a scemare rispetto ai fasti degli anni ’70 e ’80, compara a Stoccolma un sedicenne di grandi speranze dotato di un ottimo gioco da fondo (e sai che novità!). Si trattava del festeggiato di giornata, Magnus Norman, che oggi compie 39 anni.
La sua carriera è stata fermata da un ginocchio ballerino, che lo ha costretto al ritiro prematuro, non prima però di aver raggiunto ottimi risultati: la seconda posizione mondiale, una finale raggiunta al Roland Garros (persa contro Guga Kuerten), una semifinale a Melbourne, buoni risultati negli US Open e a Wimbledon, dove però non ha mai brillato, come era lecito attendersi. Da sottolineare, invece la sua vittoria a Roma, sempre nel 2000 e sempre contro Guga.
Per i tifosi italiani il suo nome resterà per sempre legato alla disastrata finale di Coppa Davis del 1998, quando Andrea Gaudenzi era ad un passo dalla vittoria con Magnus quando la sua spalla dichiarò la resa, e con lei la barca degli azzurri nel Forum di Assago.
La sua carriera fu stoppata da diversi infortuni: come detto, al ginocchio, ma soprattutto all’anca (causa postura sbagliata per il ginocchio traballante). Così, visto che neanche in amore le cose andavano bene, dopo la storia “faticosa” con Martina Hingis, pensò bene di dedicarsi alla panchina, facendo crescere altri professionisti e mettendo a loro disposizione la sua esperienza.
Nomi di prima qualità in questo senso: con la sua accademia, «Good for great tennis» ha messo sulla via del professionismo un talento come Dimitrov, si è poi rivolto in patria, per cercare di riportare ad alto livello Thomas Johansson e poi forse l’ultimo vero talento svedese Robin Soderling. Infine è approdato in Svizzera, sempre con il ruolo di “restauratore” di carriere altrui, cercando di dare un’identità ad un talento clamoroso, Stan Wawrinka, e questa è storia recente, perché come sappiamo “The Man” ha vinto uno Slam (Melbourne 2014, e come l’ha vinto!) e poi un classico come Monte Carlo.