Quando la sregolatezza annichilisce il genio. Potrebbe essere riassunta così la sia pure ancor breve carriera di Bernard Tomic. L’australiano, nato a Stoccarda da genitori croati, è il classico esempio di tennista dotato di grande talento che tuttavia non riesce a primeggiare per via di un carattere turbolento e un’attitudine all’eccesso. Per capirsi, potrebbe essere paragonato a Ernests Gulbis e Fabio Fognini, anch’essi forniti da madre natura di doti tecniche invidiabili ma con caratteri autolesionisti che non gli hanno consentito di spiccare definitivamente il volo.
Il primo lo conquistò nel 2013 sul cemento di casa a Sidney. Ma di lui si ricorda il grande exploit a Wimbledon nel 2011, quando a soli 19 anni raggiunse i quarti di finale. Impresa riuscita prima di lui solo a McEnroe, Borg e Becker. Una stella che sarebbe destinata a brillare per molti anni, insomma, se non fosse che puntualmente l’australiano spegne il cervello e si lascia andare a qualche vizio di troppo, dimenticando che per raggiungere certi livelli è indispensabile possedere una buona dose di sacrificio, serietà e predisposizione al lavoro.
E poi c’è il padre di Bernard, John Tomic, personaggio tutt’altro che tranquillo e ragionevole. Di lui si ricorda l’increscioso episodio in cui aggredì e ruppe il naso con una testata a Thomas Drouet, sparring partner del figlio Bernard, che lo portarono a una condanna a 8 mesi di reclusione (poi sospesi perché incensurato).
Insomma, il povero Bernard deve fare anche i conti con un bagaglio genetico di tal fatta ed è chiaro come sia difficile per chiunque riuscire a essere un professionista a tutti gli effetti, dentro e fuori dal campo, quando hai al tuo fianco persone che in questo senso non ti aiutano.
Nel 2015, sarò un ragazzo saggio che si concentrerà sulla sua carriera da tennis e nientaltro, aveva detto Bernard prima dell’inizio di questa stagione. E i risultati in parte gli stanno dando ragione. Infatti, il 2015 è l’anno in cui ha raggiunto il best ranking: a giugno ha raggiunto la posizione numero 24 del mondo. Ma questo non può bastare e i continui episodi spiacevoli fuori dal campo non fanno altro che mettere in dubbio la sua maturità e credibilità.
Tomic, insieme con il padre, è anche ai ferri corti con la Federazione australiana e con il capitano Pat Rafter . Questi ultimi, prima lo hanno estromesso dai quarti di finale di Davis contro il Kazakistan, per aver rivolto un duro attacco nei confronti del coach australiano, e poi hanno tagliato i finanziamenti alla famiglia Tomic (la sorella Sara è anche una tennista): È stata una quantità di denaro incredibile quella che è stata investita sui Tomic, una quantità pazzesca – così ha giustificato la decisione il direttore tecnico Rafter – Non abbiamo più voglia di tollerare il comportamento di suo padre John e, in generale, dei genitori dei tennisti che criticano qualunque cosa stiamo cercando di fare.
Ad ogni modo, negli ultimi giorni la Federazione australiana ha provato a tendere una mano al figliol prodigo proponendo una tregua in vista dell’importante semifinale di Davis contro la Gran Bretagna in programma a settembre. Proposta di tregua rispedita al mittente dal giovane talento che non ha ancora digerito l’estromissione dai quarti di finale e il taglio ai finanziamenti che coinvolge anche sua sorella.
A ottobre Bernard compirà 23 anni ed è giunto davvero il momento di dimostrare quella maturità mai venuta fuori. Prima di sconfiggere chiunque in campo, dovrà fare l’impresa di sconfiggere il suo principale avversario: se stesso. È ora di salutare quel ragazzo cattivo e ribelle che è stato finora e cambiare testa. Ma con il titolo vinto in Colombia gli si è presentata una nuova opportunità per dimostrare di essere maturo. E per mostrare a tutti gli appassionati il nuovo Bernard. Onestamente, difficile che accada. Si accettano scommesse.