Robin Haase è stato uno dei tanti bambini prodigio del tennis mondiale con una brillante carriera juniores alle spalle che lo ha visto n.3 del mondo. “Da grande” però l’olandese con padre tedesco non è riuscito a mantenere le aspettative a conferma della regola che essere campioni nei circuiti giovanili spesso non significa diventarlo in quello maggiore. Il suo best ranking n.33 ATP lo raggiunse nel 2012 senza riuscire mai in quel salto di qualità che avrebbe potuto avvicinarlo al tennis che conta. Di treni davanti gliene sono passati tanti ma Robin non mai ha saputo farsi trovare pronto con un biglietto in mano, poche vittorie contro i top ten, scarsi piazzamenti negli Slam e rari risultati di rilievo.
UN TENNIS MALLEABILE MA INCOMPLETO – Un braccio interessante, comunque, quello di Haase capace di adattarsi a tutte le superfici, un servizio potente ed un dritto da considerare in assoluto il suo colpo migliore. Mancino naturale la racchetta preferisce impugnarla però con la mano destra, al suo gioco è sempre mancato l’asso nella manica capace di tirarlo fuori dalle situazioni più difficili. Ma soprattutto è mancata la testa: Robin non ha mai avuto l’abnegazione giusta per diventare un campione con quella sua inclinazione a divertirsi e fare baldoria. A farlo maturare forse troppo tardi è stato l’arresto per omicidio nel 2016 del coach Mark De Jong, dopo quell’episodio Robin ha accantonato i capricci giovanili diventando più consapevole sia come uomo che come tennista.
TRA INFORTUNI E PROBLEMI DI SOLDI – Un’attenuante importante è stato senza dubbio l’infortunio al ginocchio che non solo lo limitò fisicamente ma anche mentalmente facendogli perdere per qualche stagione ritmo e fiducia. Forse di Robin non ricorderemo gli epici risultati ma sicuramente non dimenticheremo la sua schiettezza come quando si espose sulla nuova versione della Coppa Davis che vede senza futuro e soprattutto senza amore “difficile rinunciare a 150 dollari”, disse tempo fa a proposito della cifra offerta ai tennisti per giocare in nazionale. Per non parlare di quando dichiarò di essere stato costretto a vendere la macchina di lusso acquistata appena l’anno prima dopo essersi trovato al verde, mostrando quel mondo a pochi conosciuto dei tennisti che zaino in spalla girano di torneo in torneo senza riuscire a vivere del lavoro che fanno.
Per celebrarlo lo ricordiamo con il video della finale dell’Atp 250 di Kitzbuhel, vinta contro il tedesco Philipp Kohlschreiber, che gli regala il secondo titolo in carriera consecutivo nella località austriaca (e in assoluto).
Buon compleanno Robin.