Se Luigi Pirandello fosse ancora tra noi, e seguisse con il nostro stesso trasporto emotivo il tennis, siamo certi che dedicherebbe uno dei suoi inestimabili manoscritti a Benoit Paire.
Il francese incarna alla perfezione le caratteristiche dei personaggi pirandelliani. Sfuggente, tormentato, contradditorio, stratificato. Paire puo’ essere, a seconda delle circostanza, uno nessuno e centomila. Proviamo a scandagliare la vita di questo tempestoso virgulto, partendo dalle più memorabili marachelle del discolo di Avignone, fino alle sublimi gesta che lo hanno visto trionfare poche ore fa a Bastad.
La fedina tennistica di Benoit, nonostante la giovane età, è stata già abbondantemente lordata da nequizie di ogni tipo. Protagonista di incalcolabili intemperanze, talvolta nei confronti degli avversari, talaltre contro gli arbitri, in alcuni casi persino contro il pubblico. Nel marzo del 2013, nel corso del primo turno del Master di Miami, Benoit si rese protagonista di un’epica colluttazione con il connazionale Llodra. Dopo essersi presi a male parole per tutto il corso della partita i due, al termine della stessa, si sono dapprima negati il saluto finale, per poi sfiorare lo scontro fisico.
Pochi mesi più tardi, nel corso del Master parigino, se la prese furiosamente con gli spettatori presenti, rei di averlo contestato dal primo all’ultimo punto della partita. In conferenza stampa Paire, utilizzando un’elaborata perifrasi, definì il pubblico di Bercy come “una massa di idioti incapaci di capire“. Dopo essersi accattivato le simpatie di tutto il popolo francese Benoit ha pensato bene di esportare la propria giovialità anche nel resto del globo.
A Wimbledon, dopo essersi fatto battere da Rosol, deviò il tragitto che avrebbe dovuto portarlo negli spogliatoi, per appartarsi al fine di disintegrare, lontano da occhi indiscreti, tutte le racchette in sua dotazione. Per sua sfortuna un fotografo immortalò la scena, contribuendo ad accrescerne la pessima fama. Non pago Benoit, una volta giunto in sala stampa, si scagliò contro l’organizzazione dei Championships, augurandosi che la multa di 1000 euro, comminatagli per linguaggio oltraggioso, fosse spesa per migliorare i campi dell’All England Club, a suo giudizio indecenti.
Nel corso della stessa estate riuscì nell’impresa di far imbestialire anche l’imperturbabile Karlovic. Il francese, in quel di Washington, passò tutta la partita a denigrare l’avversario, rivolgendogli frasi del tipo: “questo non è tennis, non posso perdere con un giocatore del genere”. Alla fine fu il croato ad aggiudicarsi il match, il quale festeggiò con un balletto provocatorio nei confronti del francese. Paire, almeno in quell’occasione, ebbe il buon senso di non proseguire la disputa, conscio delle fratture multiple che avrebbe potuto procurargli il mastodontico Ivo.
Se l’irrequieto transalpino non è ancora finito in un centro di igiene mentale lo deve solo al suo smisurato talento, virtù che lo ha reso uno dei giocatori più godibili degli ultimi anni. Paire fonda gran parte delle proprie fortune tennistiche sul rovescio, con cui riesce ad alternare delicatezza e deflagranza. Difficile trovare delle lacune nel bagaglio tecnico del francese. Quando l’equilibrio psichico lo sorregge è capace di sbalordire, tale è la varietà di colpi a sua disposizione. Se è vero che il dritto è il suo tallone d’achille, Benoit sopperisce portando lo scambio sul suo terreno preferito, manovrando lo scambio a proprio piacimento, prima di chiudere con un vincente di rovescio.
La massima espressione delle qualità del francese si manifestò nel 2013, nel corso degli Internazionali d’Italia. Durante l’appuntamento capitolino Benoit riuscì a conciliare spettacolarità e stabilità mentale, mandando in sollucchero gran parte degli appassionati presenti. Paire raggiunse in quell’occasione raggiunse la semifinale, risultato irripetuto nei Master 1000. Tra le altre ricordiamo la vittoria con Juan Martin Del Potro, sconfitto in due set al termine di una partita di pregio assoluto. Il francese si arrese, con molto onore, solo a Roger Federer.
Tanto è cristallino il talento del francese quanto lo è il suo fisico. L’ascesa di Benoit, oltre che dalle succitate llimitazioni mentali, è stata frenata dall’incredibile sequela di infortuni. Più e più volte Paire è stato costretto a lunghi stop, a causa dei ripetuti capricci del tendine rotuleo sinistro. Queste pause forzate lo hanno progressivamente retrocesso fuori dalla top 100, costingendolo a ricominciare quasi da zero la carriera. Paire si è visto costretto a ripartire dai Challenger e dai Futures. Vederlo sgambettare su campetti sgangherati di località impronunciabili provocava lo stesso effetto straniante che si ha vedendo un nobile decaduto costretto a pietire un pasto caldo alla mensa della Caritas.
Al di là di tutte le parole spendibili nei confronti di questo inestricabile groviglio umano, possiamo sintetizzare la carriera e l’essenza di Paire prendendo in considerazione le sue ultime due settimane di vita: la settimana scorsa il francese si presenta al Challenger di San Benedetto del Tronto. Il suo incontro di primo turno lo vede opposto a Filippo Volandri. Benoit parte fortissimo, aggiudicandosi il primo set e portandosi avanti di un break nel secondo. A questo punto il transalpino decide che ne ha abbastanza di stare sul campo. Tutto d’un tratto smette di giocare, sparacchiando risposte ad anni luce dal rettangolo di gioco, facendosi breakkare con irrisoria facilità.
All’inizio del terzo set fa culminare l’ostentata demenzialità con un ritro che, ancora oggi, non ha alcuna spiegazione possibile.
Una volta arricchito il catalogo delle scempiaggini Paire, a pochissimi giorni di distanza, partecipa al torneo di Bastad. Un 250 con le sembianze di un 500, tale è la quantità di top 50 presenti. Benoit, in un contesto del genere, sembra poter interpretare solo il ruolo di semplice comparsa. In maniera del tutto estemporanea, inattesa e sconcertante, Paire passa dalle puerili bizze di un modesto Challenger a una serie di prestazioni abbacinanti.
Il francese sfodera il meglio del proprio impolverato repertorio, annientando avversari di prima fascia. Nel corso della travolgnte cavalcata svedese Benoit infligge sconfitte sonanti al belga Goffin, sempre più a ridosso della top 10, all’uruguayano Cuevas, maestro dei campi in terra battuta, fino al successo in finale contro Tommy Robredo, uno dei peggiori avversari possibili sul rosso. Al termine del torneo, il transalpino, può annoverare un parziale di 10 set vinti e 0 persi, coronando nel migliore dei modi il primo successo della carriera.
Chi altri potrebbe passare con la stessa naturalezza da una penosa figuraccia ad un trionfo da consumato campione?
La domanda è retorica. Nessuno può sapere se ora il campioncino di Avignone proseguirà questo circolo virtuoso o ricadrà in uno degli abituali abissi. Questa e’ la natura di Benoit, prendere o lasciare.
Così è, se vi Paire.