Da dove spunta Aleksandra Krunic?

Ce lo siamo chiesti un po’ tutti ieri, ammirando le gesta della straripante serba mentre consumava a suo favore il match più importante della carriera (battuta la bi-campionessa di Wimbledon, Petra Kvitova).

Nata a Mosca ma con residenza a Belgrado, Aleksandra Krunic ha 21 anni. Nonostante l’età, è la prima volta che Alek assapora l’emozione di uno Slam. Ha superato brillantemente le qualificazioni per poi battere in serie Piter, Keys e infine la Kvitova.

La cosa del tutto incredibile è che la Krunic, quest’anno, ha perso dalla 347, 415, 462 e 667 del ranking. Ha affrontato sei top – 100, perdendo cinque volte (ha vinto solo con la Doi). Una sola partita vinta nel tabellone principale di un torneo Wta (a Bucarest quest’anno). Insomma, pochi la conoscevano e gli altri forse pensavano a una onesta carriera a ridosso delle prime 100.

Poi il lampo. Ieri guardavo il match stupito ma consapevole che da un momento all’altro la Krunic sarebbe calata e che la Kvitova avrebbe fatto valere la sua potenza e la sua esperienza. Si è rivelato tutto il contrario: la Kvitova ha cercato di limitare soprattutto nella parte finale gli errori giocando in sicurezza e con un certo margine, mentre la Krunic ha deliziato il pubblico tra palle corte, passanti e scambi infiniti che hanno costretto la Kvitova agli spostamenti laterali tanto odiati. Uno spettacolo. La ceca, conscia della lezione di tennis che stava subendo, si è messa a strillare come una pazza quasi ad ogni punto, in faccia alla sua avversaria. Inedito per lei, finalmente sprazzi di agonismo per la gigante Petra, ma insufficiente per vincere. Dall’altra parte della rete c’era una che non ci faceva neanche caso, accennava pugnetti e pensava esclusivamente a vincere. Sorprendente.

E la Krunic corre come una dannata. Le prende tutte. E’ sembrata una Jankovic-Radwanska-Errani-Wozniacki dei tempi migliori.

Segnalo la gran simpatia del pubblico nei confronti della giovane serba. Certo, il pubblico tifa sempre contro la più forte (la caduta degli dei ha sempre un gran fascino, a quanto pare…) ma ad ogni punto era un boato. E nell’intervista post-partita la Krunic ha sfoderato un ottimo inglese e una gran simpatia e dolcezza. Il pubblico, rimasto per una volta ad ascoltare le sue parole, ha applaudito e urlato come raramente capita.

Non mi lancio nei soliti “è nata una stella” perché siamo invasi da tennisti e tenniste che fanno il torneo della vita e poi tornano nel dimenticatoio. Ma noi speriamo che la sua ascesa sia repentina e costante e che non venga ricordata solo come colei che eliminò Petra Kvitova dagli Us Open. Ad esempio, tanto per gradire, al prossimo turno c’è una ritrovata (e straripante) Vika Azarenka. Aleksandra, il menù della settimana prevede anche Vika? Con questa condizione fisica e con questa fiducia, fin dove può arrivare la Krunic? Ricordo la battuta fatta dopo aver superato la Martic nelle qualificazioni: “Fuori una, ora ne mancano soltanto nove“. Simpatica. E se…?

Yuri Benaglio

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