Incognita: “Persona che non offra la minima garanzia di sicurezza circa la riuscita o l’esito futuro“
Non potremmo definire diversamente Denis Shapovalov, giovane canadese dotato di un tennis esplosivo e di un ottimo rovescio che però alterna ottime prestazioni a prove da dimenticare. È proprio questo binomio che ha fatto guadagnare al tennista nordamericano l’etichetta di “incognita” e che ha inevitabilmente caratterizzato il suo pazzo 2019. Bagnata da una brillante semifinale a Miami, dove si è arreso solamente al futuro vincitore Roger Federer, la sua prima parte di stagione non è stata poi così negativa, come testimoniano anche altri buoni risultati quali il terzo turno a Melbourne e ad Indian Wells ed un paio di quarti di finale sul cemento indoor europeo; la bellezza di due vittorie negli ultimi undici incontri, invece, ha svelato il rovescio della medaglia ed il lato oscuro dell’annata di Shapovalov, il quale con questa pessima striscia ha di fatto vanificato quanto di buono fatto in precedenza.
Al di fuori delle superfici dure, infatti, Shapo ha deluso e non poco, ottenendo pessimi risultati sia sulla terra battuta che sull’erba e mancando quel salto di qualità, o quantomeno quella prova di solidità, che avrebbe potuto lanciarlo verso un convincente prosieguo di stagione, dove la maggior parte dei tornei si disputa sul cemento. Ovviamente non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, ergo nessuno gli potrà rimproverare le sconfitte con Djokovic agli Internazionali d’Italia o con Del Potro al Queen’s; è altrettanto vero però che ci si aspettava qualcosa in più da lui, proprio a livello di prestazioni più che di risultati, e dunque le tre sconfitte consecutive contro Struff in poco meno di due mesi, per citarne qualcuna, non sono molto semplici da digerire. [fncvideo id=118449 autoplay=false]
Un’altra sconfitta davvero inaccettabile risale a pochi giorni fa, all’esordio a Wimbledon contro Ricardas Berankis in tre set. Inspiegabile l’atteggiamento del canadese, che dopo un primo set tutto sommato discreto, ha sbandato nel tie-break regalandolo di fatto al suo avversario – senza conquistare neppure un punto – e si è disunito, commettendo moltissimi errori e perdendo anche i due parziali seguenti senza mai riuscire a breakkare il lituano, che non ha nel servizio il suo vero punto di forza. Dopo diversi sorteggi poco fortunati, finalmente la dea bendata aveva premiato Shapo, il quale avrebbe affrontato un giocatore fermo dal Roland Garros – che nell’ultimo match ufficiale giocato, oltre un mese fa, aveva raccolto appena quattro games contro Goffin – e che probabilmente arrivava a Wimbledon senza grosse aspettative, se non quella di incassare un cospicuo assegno pur perdendo al primo turno. Nonostante la sconfitta, Denis non precipita in classifica ed anche nella Race rimane saldo intorno al limbo della 30ª posizione, una piazza da non disdegnare ma che per un ragazzo di venti anni dalle grandi ambizioni non è il massimo.
Ma quindi da dove ripartire per cercare di ritrovare il giocatore che, un paio di anni fa, aveva lasciato di stucco tutti gli appassionati di questo sport, presentandosi al tennis dei grandi sul cemento nordamericano?
Innanzitutto c’è la questione allenatore. Ricordiamo che Denis si è separato dal suo ex coach Rob Steckley in primavera, decidendo di tornare insieme ad Adriano Fuorivia – che lo aveva già accompagnato in passato sino alla vittoria di Wimbledon Junior – a partire da Montecarlo, di fatto da quando sono iniziati i problemi. Bisognerà perciò capire se Shapovalov potrà trarre effettivi benefici dalla collaborazione con il connazionale, cercando di non sprecare troppo tempo proprio ora che arriva la sua superficie preferita.
Fondamentale sarà lavorare sul tennis del ragazzo, che è giovane e ancora può cambiare in corso d’opera. I doppi falli e gli errori non forzati sono davvero troppi, in particolare in lunghezza, perciò diventerà necessario mantenere il baricentro più basso in modo da sbagliare il meno possibile. Infine, vietato trascurare l’aspetto mentale, dove il canadese presenta diverse lacune da colmare. Non sembra invece avere problemi dal punto di vista fisico, complice la giovane età e l’ottima preparazione svolta insieme a Stefano De Pirro, fisioterapista italiano.
Vincere aiuta a vincere, perciò Shapovalov dovrà cercare di acquisire fiducia ed iniziare a portare a casa qualche partita, magari cominciando proprio da quelle più abbordabili. In un’intervista tempo fa aveva dichiarato di voler vincere un titolo Atp e poi entrare in Top 10: le qualità il canadese sembra possederle, ma per raggiungere certi traguardi servono costanza e tenacia. Attualmente Shapovalov è iscritto solamente al torneo di Washington prima dei due Masters 1000 nordamericani. Difficile ma non impossibile. Chissà che la rinascita di Denis non possa ricominciare proprio dove tutto è iniziato. Per smettere di essere un’incognita e diventare una garanzia.
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