Dick Savitt, l’ebreo che giocava bene a tennis

Dick Savitt, eccellente incontrista, colpi pesanti e buon servizio. Pochi lo conoscono ma nel 1976 si è meritato l’ammissione nella Hall of Fame del Tennis.

Suonerà poco noto a molti, il nome di Dick Savitt. Nondimeno, miei cari appassionati di tennis, stiamo parlando di un signor giocatore, che primeggiò nei tornei che regalano l’immortalità sportiva, lui, ebreo, che a quei tempi ben poco frequentavano il circuito. Solo Brian Teacher, nel 1980, e proprio in Australia, sarà capace di fare altrettanto.

Nato il 4 marzo 1927 a Bayonne, nel New Jersey, Savitt evidenzia eccellenti doti cestistiche e il basket è lo sport che preferisce fino alla maggiore età, tanto da venir considerato prospetto di valore a livello di high school. Il tennis è attività secondaria, Savitt non ha allenatore e potrà vantarsi in carriera di non aver mai preso lezione, tuttavia si disimpegna con efficacia e nel 1945 è numero 8 americano tra gli junior e numero 17 tra gli amatori.

Nel 1946 è matricola alla Cornell University ma due infortuni lo obbligano a lasciare la pallacanestro per dirottarsi, definitivamente, verso il tennis. E sarà la sua fortuna sportiva. In breve è capitano della squadra universitaria, scala le classifiche nazionali e nel 1950 è pronto a competere nel circuito internazionale. Ha inizio la parabola più eccitante della sua carriera. Raggiunge la semifinale agli US Open, sconfitto dal connazionale Art Larsen che vincerà il titolo; l’anno dopo, 1951, assurge al secondo posto del ranking mondiale dietro a Frank Sedgman, trionfando agli Australian Open e a Wimbledon, in entrambe le finali venendo a capo della resistenza dell’australiano Ken McGregor.

Proprio sui prati londinesi disegna l’impresa più probante della sua vita agonistica. In qualità di sesta testa di serie del torneo elimina strada facendo Cockburn, David, Nielsen e Asboth prima della rivincita con Larsen, demolito 6-1 6-4 6-4, e la vittoria in semifinale con l’altro americano di grido a quei tempi, Herbie Flam, sconfitto in quattro set. Il periodico 6-4 all’ultimo atto con McGregor, in soli 61 minuti, vale per Savitt l’elezione a campione sul centrale più famoso del mondo e soprattutto a simbolo tra i giudei, che scoprono il tennis ben oltre i pregiudizi che negavano agli ebrei gli esclusivi circoli di tennis americani. In Australia, ad inizio stagione, Savitt aveva colto il primo Grande Slam a spese di Bromwich, proprio di Sedgman battuto al termine di cinque tiratissimi set, infine dell’idolo di casa McGregor che gli aveva strappato un set, il secondo, per poi cedere nettamente al quarto set. A distanza di tredici anni dal doppio successo di Don Budge, Dick è il primo americano a completare la doppietta Australia/Wimbledon, come sapranno fare molti anni dopo prima Connors, 1974, poi Sampras, 1994 e ancora 1997.

Si aprono per Savitt le porte del team di Coppa Davis, Dick è protagonista assoluto della sfide che portano alla finale, inevitabile, con l’Australia. Ma proprio per il match che vale l’insalatiera d’argento Savitt viene escluso dal selezionatore Frank Shields, che gli preferisce Ted Schroeder, che perderà due partite e costerà la sconfitta agli americani. Notoriamente antisemita, si parlò di esclusione dettata da pregiudizi razziali… fatto è che Savitt fu tenuto in disparte, ad inizio 1952 guadagnò la semifinale in Australia, battè Trabert ai National Indoor Championships di Memphis eall’età di 25 anni annunciò il ritiro dal tennis.

Tornerà a giocare nel 1956, ma ormai i bei tempi sono andati. Dick Savitt, eccellente incontrista, colpi pesanti e buon servizio, viene onorato nel 1976 con l’ammissione nella Hall of Fame del Tennis… sì, perché è stato un campione, ed è giusto che si sappia in giro.

A cura di Nicola Pucci

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