Ormai da tanto tempo si è aperto il dibattito in materia tennistica per quanto concerne il futuro di questo sport e su quanto le prossime generazioni potranno essere idonee a prendere il posto dei vari Federer, Nadal, Djokovic e via dicendo. Certamente, durante questi ultimi anni, si è assistito ad un lento, ma graduale rinnovamento senza mai però trovare ed indentificare una nuova “stella del futuro”.
Troppo discontinui e talvolta deconcentrati i vari Dimitrov, Nishikori, Raonic e Tomic, dal talento indiscusso sicuramente, ma poco avvezzi ai sacrifici, che una carriera ai massimi livelli comporta. Qualcosa sembra però ora smuoversi e vi posso assicurare che sentirete parlare ancora a lungo di Dominic Thiem. La recente ed ultima vittoria nel torneo ATP 500 di Acapulco, non ha fatto altro che rilanciare le ambizioni di questo ragazzo che sembra essere davvero ormai destinato a ricoprire un ruolo di primo ordine nel futuro palcoscenico tennistico.
Nato nel 1993, Thiem adotta un ottimo rovescio ad una mano che è in grado di giocare con notevole potenza ricavandone diversi punti vincenti. Solido di costituzione, dotato di un gran dritto, un servizio molto preciso e una buona mobilità, ha nell’intelligenza tattica e nella tenuta mentale i tratti che lo distinguono dai suoi coetanei. Ciò che abbiamo potuto ammirare in questo mese di febbraio dal giovane austriaco infatti, non lascia più potenziali dubbi sul fatto che il circuito abbia trovato un nuovo grande protagonista. Le doti di questo ragazzo erano note da tempo, ed i tre titoli ottenuti lo scorso anno avevano confermato come fosse solo questione di tempo prima di vederlo esplodere.
I più critici potranno obiettare che anche in questo caso si trattava di titoli “minori”, e che dovrà confermarsi nei 1000 e negli Slam, ma pur concordando sul fatto che ora servono momenti ancor più importanti, queste vittorie hanno uno spessore indubbiamente diverso. Solo i grandi campioni riescono a mantenere un elevato livello di gioco nonostante il cambio di superficie, il tutto in pochi giorni e giocando ben 13 partite in 14 giorni. Un altro segnale molto importante è arrivato dalla sua maturità e tenuta mentale nel corso della partita. Già, la sua capacità di mantenere i nervi saldi. Proprio questa caratteristica mi ha colpito profondamente ed è ciò che mi permette di poter pronosticare con tanta speranza e fiducia un futuro roseo per il talentino austriaco.
Nessun tennista classe 1990 al momento possiede la sua forza mentale coniugata poi con un livello di tennis altissimo. Il primo elemento tecnico che viene messo in evidenza dall’austriaco è certamente il proprio rovescio ad una mano, forse uno dei migliori del circuito, con il quale riesce a dare spinta e profondità al proprio gioco. Eppure il tennista nativo di Wiener Neustadt non era nato con il rovescio classico ad una mano bensì aveva adottato quello bimane salvo poi modificarlo all’età di 12 anni in favore del suo attuale e splendido colpo. Dotato anche di un servizio ottimo, capace di variare le proprie soluzioni riuscendo a servire sia in kick esterno sia in modo piatto raggiungendo picchi anche di 215 km/h, Dominic sotto certi punti di vista potrebbe ricordare ai più Stanislas Wawrinka.
Ed in effetti, curiosamente, i primi quattro titoli vinti dall’austriaco sono stati conquistati sulla terra battuta, superficie in teoria meno adatta a Thiem. Invece il ventiduenne ha mostrato una buonissima attitudine al gioco comunque differente sulla superficie in terra, riuscendo ad esprimersi nel migliore dei modi nonostante però abbia qualche piccolo elemento da migliorare. In primis bisognerebbe far sì che Dominic potesse sfruttare in modo completo le proprie potenzialità ed il carattere offensivo che lo contraddistinguono, non giocando un paio di metri dietro la linea di fondo, ma anzi cercando di avanzare e di muoversi ben dentro al campo traendo così, a mio modesto parere, il meglio del meglio dal proprio immenso e straordinario potenziale.
In secondo luogo poi dovrebbe andare ad aggiungere al proprio bagaglio tecnico, un uso più determinato ed incisivo della rete, al fine di chiudere molti punti in modo magari più rapido, risparmiando energie utili nel match. Ma al di là di tutte queste considerazioni, va compreso che per poter ambire alle vette più alte, mirando agli orizzonti più infiniti. Come disse Salvador Dalì, in una celebre intervista “All’età di sei anni volevo diventare un cuoco. A sette volevo essere Napoleone. E la mia ambizione è andata costantemente crescendo sin da allora.” Bene allora caro Dominic, sii tu il nostro Napoleone del tennis e come fece il grande imperatore francese, cerca di arrivare alle vette dell’olimpo dei più grandi. Il tennis e il tuo futuro sono nelle tue mani.
Alessandro Scala