E se Federer fosse nato qualche chilometro più a sud?

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Almeno una volta ogni appassionato di tennis guardando giocare Roger Federer, ha pensato: “peccato non sia nato un po’ più a sud”, dato la minima distanza che divide Basilea dal confine italico.
Immaginiamo che Roger fosse nato in Italia, quanto sarebbe stato diverso lo scenario del tennis azzurro?

di Lorenza Paolucci

 

La Svizzera confina dall’Italia per un perimetro di circa 740 km, la distanza che divide Basilea da Biella ( uno dei comuni più vicini al confine svizzero) è di 215, 12 km.
Ipotizziamo che Roger Federer fosse nato, invece cha a Basilea, nell’altrettanto tranquillo capoluogo piemontese e invece che crescere nel paese di  Münchenstein, fosse cresciuto a Candelo, comune del biellese. Magari invece di sposare una connazionale ex tennista, avrebbe sposato una commessa torinese, invece di simpatizzare per la Roma calcio, sarebbe stato tifoso juventino, come lo è del suo Basilea. Soprattutto però avrebbe messo il suo immenso talento a servizio dell’ Italia.
Non sarebbe stato sicuramente un terraiolo, Roger non ce lo vediamo troppo sulla terra rossa, magari da ragazzino anche lui sarebbe emigrato in Spagna od altrove perchè in Italia non avrebbe trovato nessuno in grado di coltivare a dovere il suo potenziale. Si dice che non abbia manifestato da subito le sue doti fuori dal comune ma che lo abbia fatto pian piano, quindi si sarebbe salvato dalla fretta che noi italiani abbiamo nell’osannare e di conseguenza bruciare i talenti in erba.
Il primo torneo della sua carriera, nel 2001, lo vinse a Milano e lo avrebbe quindi fatto da padrone di casa. Nel 2003, l’anno in cui comincia la sua scalata verso il gotha del tennis, è il n.6 del mondo e finalmente in Italia avremmo avuto un top ten, cosa che aspettiamo dai tempi di Corrado Barazzutti, nonchè  futuro n.1 ATP.
In quello stesso anno tutti gli occhi sarebbero stati puntati su di lui per il torneo del Foro Italico, che Roger perse in finale da favorito contro lo spagnolo Mantilla. Cinque lottatissimi set che ci avrebbero lasciato con l’amaro in bocca nel veder svanire il sogno di un altro italiano trionfante a Roma dopo Adriano Panatta. In seguito alla finale persa contro Mantilla, arrivò al Roland Garros come palpabile vincitore ma fu sconfitto all’esordio, malamente, dal peruviano Horna. L’Italia tennistica avrebbe subito un’ altra delusione, dopo la finale romana, e forse gli avremmo dato contro nei paragoni con l’Adriano nazionale, protagonista di imprese che Federer non era stato in grado di compiere.  Di li  a qualche settimana però Roger conquisterà il primo dei suoi sette Wimbledon, diventandone, da allora, il dominatore assoluto. Festeggeremmo così un tennista un po’ “anomalo” per la tradizione italiana, erbivoro e poco amante del rosso. A Parigi vincerà solo nel 2009 ed a Roma mai, ma più che per demeriti propri per il fatto che sulla sua strada si troverà spesso un certo Rafa Nadal, terraiolo doc, il rivale che gli soffierà slam e primati.
Diciamo che Rafa di conseguenza non sarebbe stato poi così amato da noi italiani, come lo è in realtà, al Foro avremmo tifato tutti per Federer e poco simpatizzato per colui che avrebbe dominato la scena romana impedendo ad un nostro tennista di essere profeta in patria.
Probabilmente di fronte ad un tale campione anche tutto il movimento azzurro sarebbe cresciuto diversamente. I nostri avrebbero avuto stimoli maggiori, non saremmo retrocessi in Serie C con la squadra di Davis e forse nemmeno in B, almeno non per dieci anni. Nella semifinale di settembre proprio contro la Svizzera, avere un Federer accanto a Fabio Fognini ci avrebbe sicuramente fatto dormire sonni più tranquilli, piuttosto che trovarcelo di fronte sulla superficie a lui amica. Inoltre non ci saremmo disperati per le follie del “Fogna”, che probabilmente sarebbe stato più quadrato con un rivale del genere in casa e soprattutto con meno occhi puntati addosso.
Anche i risultati delle ragazze sarebbero stati ridimensionati: le Fed Cup non valgono di certo diciassette Slam ma saremmo stati comunque contenti di vederle così competitive. Avremmo applaudito Francesca Schiavone per la vittoria nel 2010 del Roland Garros, proprio un anno dopo quella parigina (ed unica) di Roger, ma ci sarebbe stato molto meno scalpore e gli spiriti femministi non sarebbero stati così in subbuglio. Di tutto questo ne avrebbe risentito anche la stampa nazionale: invece di leggere innumerevoli articoli sulle donne che vincono più dei colleghi  uomini, avremmo scritto e letto esattamente il contrario e magari sarebbero state le ragazze ad essere bacchettate un po’.
Il più contento di un Federer italiano sarebbe stato forse Stanislas Wawrinka, che in patria avrebbe avuto quell’attenzione che solo ora è riuscito a conquistarsi.
Nonostante la sconfitta patita a Londra contro Novak Djokovic, lo svizzero ha dimostrato ancora una volta di essere un fuoriclasse assoluto ma se fosse stato un nostro portabandiera da buoni italiani avremmo trovato il modo di criticarlo lo stesso.
Ammettiamolo che ci sarebbe piaciuto se Federer fosse nato qualche chilometro più a sud e la storia del tennis italiano sarebbe stata così diversa.
Sognare ad occhi aperti è stato bello ma accontentiamoci della nostra realtà, sperando che possa crescere sempre più.

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