ESCLUSIVA – Intervista ad una giovane giudice di linea al Challenger di Bergamo

Quando si pensa a una partita di tennis difficilmente l’attenzione è rivolta agli ufficiali di gara, a meno di proteste, tuttavia giudici di sedia e di linea sono fondamentali per il regolare svolgimento delle partite. Se è innegabile che con l’introduzione della tecnologia l’occhio umano ha un po’ perso valore, nei tornei minori del circuito mondiale e nelle massime competizioni nazionali la tecnologia non è presente e il ruolo dei giudici è fondamentale. Per tali ragioni al Challenger di Bergamo abbiamo parlato con una giovane giudice di linea che alterna le sue funzioni tra tornei Challenger, Futures e incontri di Serie A.

“Non è necessario alcun corso specifico per diventarlo, ho giocato a tennis per anni ed è una grande passione che mi ha portato a rimanere nell’ambito anche dopo aver smesso di giocare. Mi permette di vedere dei bei match in un’ottica diversa, continuando a rimanere a contatto con lo sport che amo.

“C’è la possibilità di vivere il riscaldamento dei giocatori da vicino e vedere le routine pre-partita: questo permette di entrare in piccola parte nella loro ottica. Poi c’è sempre un’organizzazione che consente di instaurare rapporti sia tra i giudici di linea che con i giudici di sedia riuscendo quindi a supportarsi anche in campo. Si vive da vicino tutto ciò che questo comporta: dall’organizzazione delle transportation per i giocatori, alla schedule dei match, ai turni a rotazione dei giudici.”

“Assolutamente no, non è consentito intraprendere nessun tipo di conversazione o saluto con i giocatori per tenere una totale imparzialità.”

“Come dico sopra, non sarà chiaramente la mia professione;  fare la giudice di linea, il giudice arbitro, sono modi con cui coltivo da anni questa mia passione. Se gli impegni universitari me lo consentiranno farò domanda per Roma, lì è completamente diverso rispetto ai Challenger, tuttavia i giudizi che ricevo nei tornei minori possono aumentare le probabilità di essere chiamata a maggio.”

“Il team che entra in campo comprende i giudici di linea e l’arbitro, si cerca di dare un’immagine compatta al giocatore anche nelle chiamate. Ovviamente quando il giudice di sedia ravvisa un errore può fare overrule e correggerli. Detto questo, i giudici di linea non possono assolutamente interfacciarsi direttamente coi giocatori in campo, qualsiasi cosa gli venga detto. Anche nel caso in cui il giocatore fosse d’accordo con la prima chiamata della linea, comunque, l’arbitro di sedia ha l’ultima parola a riguardo. Può capitare che in momenti di tensione i giocatori si sfoghino contro i giudici per chiamate dubbie magari in punti importanti del match; questo spesso porta ad abusi verbali cui noi non possiamo chiaramente rispondere, ma qualora si superasse un limite etico, abbiamo la facoltà di avvicinarci alla sedia dell’arbitro per comunicare l’abuso verbale del giocatore che eventualmente subirà un warning.”

“Si tende ad immaginare che ci siano linee più difficili di altre, in realtà credo sia molto soggettivo. Ognuno ha una preferenza che dipende dal livello di attenzione e dall’abitudine quindi non si parla di una linea difficile in assoluto. Detto questo, oggettivamente, la linea del servizio, da seduto, di norma si ritiene essere la più complessa a causa della velocità di palla superiore ad un normale colpo da fondo. Anche in questo caso, però, in quanto il servizio è un colpo sicuro: il giudice di linea sa che arriva una palla in quel momento in quel rettangolo.                                                                                      Ritengo altrettanto difficile la base cioè la linea di fondo campo; a mio avviso tale linea è ostica in quanto ad alto livello raramente si sbaglia un colpo in lunghezza, o se avviene la palla esce vistosamente. Questo fa si che per un giudice ci siano momenti nei match molto lunghi in cui non occorre magari chiamare alcuna palla, abbassando drasticamente il livello di attenzione che porta a non essere pronti per eventuali palle vicine.”

“No assolutamente, è giusto che si abbiano strumenti che garantiscano eccellenza nelle chiamate per permettere ai giocatori di svolgere i loro match in totale assenza dell’errore umano. Tuttavia è vero  che, perlomeno ora, siamo ancora indietro nell’utilizzo di queste tecnologie per quanto riguarda i circoli italiani dove ad esempio si svolgono i campionati di serie A. Mentre sulla terra battuta anche ad alto livello non si usa la tecnologia.”

 

Tennis Circus ringrazia la giudice di linea che ha preferito rimanere anonima e augura il meglio a tutti i giudici di gara che coltivando una grande passione,  rendono possibile il regolare svolgimento di ogni partita.

Exit mobile version