Se, oltre a essere baciato dal talento tennistico, sei nato nello stesso giorno di Roger Federer, è difficile sfuggire all’aura del predestinato. Oltretutto il teenager (ancora per poco: fra sei mesi ne fa venti) canadese ha bruciato le tappe, facendo parlare di sé ben prima della maggiore età. È il primo millenial a ottenere punti Atp, nel marzo 2015, cioè a quattordici anni, nella stagione in cui vince la sua prima partita in un tabellone principale a livello Challenger e chiude al numero 742 del ranking.
Vince il primo Future nel 2016 e quattro titoli Challenger tra il 2017 e il 2018 (tre ancora da minorenne, il primo nella storia a riuscirci), e chiude nei pressi della centesima posizione. Sempre del 2018 è il ritiro per problemi cardiaci, proprio all’esordio in uno Slam (Us Open), durante il match con il connazionale Shapovalov: un problema di aritmia – acuito senz’altro dal caldo, dalla tensione e dalla fatica – che si porta dietro da quando aveva otto anni e che per alcuni ne mette addirittura in discussione il prosieguo della carriera. Dopo questo ritiro tra le lacrime, Felix riesce a riprendere a giocare e a prepararsi in vista della stagione successiva (rivelerà poi di aver eseguito un piccolo intervento chirurgico risolutore).
Il 2019 è un anno strepitoso per un ragazzo della sua età. Forse è mancata la ciliegina, ma la torta c’è, e anche bella sostanziosa. La semifinale del Master 1000 di Miami è il risultato più clamoroso. Peccato solo per la mancanza di killer instinct durante il match con Isner (7-6, 7-6), in cui ha servito per il set in entrambi i parziali, rimanendo vittima di improvvisi attacchi di insicurezza. Nella stessa stagione agguanta ben tre finali Atp: nel 500 di Rio perde da Djere, a Lione è sconfitto da Paire e rimedia un infortunio all’inguine che lo costringerà a saltare il Roland Garros, mentre a Stoccarda, nel suo esordio Atp sull’erba, si arrende a Matteo Berrettini. Raggiunge la semifinale al Queens e il terzo turno a Wimbledon, mostrando una buona predisposizione per questa superficie. La seconda parte dell’anno è segnata da un calo, che non gli impedisce di raggiungere il best ranking al numero 17 in ottobre. L’ultimo periodo, tra qualche problema fisico e un principio di sconforto, è entrato in una crisi di risultati, culminata nell’eliminazione al primo turno degli Astralian Open contro Gulbis. Sono periodi fisiologici, figli di un insieme di fattori che si incrociano tra loro, la giovane età fa il resto, perché non è facile gestire le difficoltà di una vita nel circuito, a maggior ragione quando le cose non vanno bene. Ci vuole molta pazienza e soprattutto un team che aiuti a isolarsi dalle pressioni sovrumane che circondano un predestinato.
Paradossalmente il fatto che in questo ci si aspetti meno da lui può anche tornare a suo vantaggio, restituendogli la possibilità di lavorare con calma, di sbagliare e di fare i conti con gli insuccessi. Tornerà a sorprendere, d’altra parte le sue qualità sono tangibili e destinate a migliorare con la pratica e il completamento della crescita fisica. È un giocatore veloce per la sua altezza (193 centimetri), ha un ottimo footwork ed è completo nei colpi, molto coordinato, riesce a giocare di dritto e di rovescio in pressione da fondo campo, inoltre ha doti atletiche spiccate e rare, è forte, resistente, elastico. Può migliorare sotto tanti aspetti tecnici, ma soprattutto deve aumentare la cattiveria agonistica (ne ha da vendere, ma il problema è che ce l’hanno anche gli avversari) e deve riuscire a gestire i cali di concentrazione e/o rendimento all’interno di un singolo match. Sotto questi punti di vista, l’esperienza gioca un ruolo fondamentale e non c’è niente che faccia crescere come i periodi di crisi. Non è detto che riesca a difendere tutti i punti accumulati nella prima parte dell’anno, ma deve rimanere sereno. Vincere almeno un trofeo Atp è un obiettivo ragionevole e alla sua portata. Lo aspettiamo.