Ferrer: tennista e uomo di cultura

David Ferrer in una chiaccherata con un quotidiano spagnolo ha lasciato trapelare diversi aspetti riguardanti la sua vita personale. Il trentenne di Valencia, che si rivela così un amante della lettura, ci racconta parte delle sue inquietudini fuori dal campo di tennis.

“Mi sarebbe piaciuto andare oltre ed esplorare ulteriori studi per una carriera nello sport. Educazione fisica, fisioterapia …”, ha detto in riferimento a quello che lui avrebbe voluto fare se non fosse diventato un giocatore di tennis. ‘Ferru’ legge molto e il suo personaggio storico preferito è Nelson Mandela “per tutto ciò che significa e perché lo sento vicino. Mi ha lasciato di piì di altri”. Tuttavia ci sono altri che mi hanno fanno un particolare affetto: “come figure storiche ammiro anche Giovanna d’Arco e Alessandro Magno, sia per la voglia di fare sia per l’ambizione di conquistare”.

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L’episodio storico che avrebbe voluto vivere in prima persona? “La demolizione del muro di Berlino. È stato un momento molto importante perché le barriere cadevano e la completezza del Patto di Varsavia era finita. Ma quello è successo mentro ero ancora molto bambino”.

“Ora le cose stanno migliorando, e ciò mi rende felice. Ci sono iniziative e idee sviluppate dai giovani. Le persone hanno vissuto momenti difficili e ancora oggi li stanno vivendo, ma credo che si possa pensare positivo. Ci sono molte persone qualificate che sono rimaste qui in Spagna e hanno deciso di non andarsene. Penso che dovremmo puntare su queste persone “, ha detto Ferrer.

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Infine, un paragone insolito: Ho sempre pensato che si potrebbe confrontare il tennis con la boxe. Nel senso che nel tennis si combatte contro un avversario, ma sempre seguendo delle norme o regolamenti. Ogni avversario usa le sue armi e i suoi punti di forza, ma è sempre alla ricerca dei punti deboli dell’avversario: si fa tutto il possibile per vincere e alla fine, quando tutto è finito, i due si abbracciano. Tutto queste corrispondenze mi hanno fatto riflettere”.

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