Il back di Roberta Vinci: come lei nessun’altra

Se Roberta Vinci avesse giocato negli anni ’80 insieme alle campionesse del passato, come Martina Navratilova, Steffi Graf e Gabriela Sabatini, che possedevano nelle corde un tennis raffinato, pulito e molto più pacato delle giocatrici attuali (le varie Williams, Sharapova, Li Na ecc.), probabilmente avremmo apprezzato il gioco della tennista tarantina con un’ottica diversa, in quanto i colpi di grazia di una Graff, simili a quelli di Roberta, si distinguono e non poco dalle accelerazioni di una Williams.

Il tennis femminile si è evoluto con una certa sveltezza, a partire dagli anni ’90. Le giocatrici dell’epoca, quelle vissute a cavallo tra gli anni ’20 e ’80 (da Suzanne Lenglen a Martina Navratilova), giocavano il serve & volley, il rovescio ad una mano, il back spin.

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Nel tennis moderno la potenza dei colpi è aumentata a dismisura, vuoi per una fisicità superiore delle giocatrici attuali rispetto a quelle del passato, vuoi per una preparazione fisica più intensa e più mirata, vuoi per l’evoluzione dei materiali e per l’affermazione preponderante dei rovesci bimani. Da questo punto di vista, Roberta Vinci può essere considerata merce rara dal momento che è l’unica, nel circuito WTA, a giocare il rovescio in back, molto simile, peraltro, a quello di Steffi Graf per stile e riproduzione. La Vinci ha un tennis pulito; servizio leggermente slice, dritto in top spin e rovescio giocato per il 99% delle volte in back (tranne in rarissimi casi, quando è costretta a rispondere di controbbalzo, in cui lo gioca coperto).

Il suo tennis è una rarità, non solo per il rovescio, ma anche per come si muove e sa giocare nei pressi della rete. Oggi, nel circuito WTA, molte giocatrici non si presentano a rete tanto frequentemente per ottenere il punto o, se ci vanno, optano spesso e volentieri per volèe rudimentali giocate a due mani o per schiaffi al volo. Roberta gioca le volèe con eleganza ed efficacia, conosce benissimo i movimenti nei pressi della rete, sa quando deve intervenire. E non è un caso che sia numero 1 del mondo in doppio, in coppia con Sara Errani.

Con la romagnola, la Vinci forma un connubio perfetto, un’enciclopedia del tennis divisa in due. Sara è solida da fondo campo, un muro in difesa ed è provvista, tra le altre cose, di una mano molto sensibile (la palla corta e il lob sono soluzioni presenti nelle sue corde) mentre Roberta predilige un gioco di fino alternato al top, il che la rende ostica tanto da fondo, quanto a rete. La tarantina è una campionessa in doppio (25 titoli di cui 5 trofei del Grande Slam) e una buona giocatrice in singolare (9 titoli a livello International).

Se Roberta si fosse misurata con giocatrici del suo stampo che, per l’epoca, erano comunque molto forti, anzichè con le titane del momento, probabilmente avrebbe avuto più chance di arricchire ulteriormente il proprio palmarès. Vi propongo un gioiello in back della Vinci:

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