Federico Luzzi aveva solo 28 anni quando venne ucciso da una leucemia mieloide acuta, un avversario silenzioso e violento che lo stroncò in meno di una settimana. Un mese prima qualche match perso a causa di un’insolita stanchezza gli fece dire “forse non sono allenato bene” ma non era altro che l’avanzare subdolo della malattia, un qualcosa che un fisico giovane e controllato come quello di un atleta non è in grado di ponderare.
Luzzi era stato un’importante promessa del tennis italiano, i suoi brillanti risultati a livello juniores gli avevano dipinto addosso l’etichetta di predestinato anche se nel circuito maggiore il tennista aretino non ha avuto la medesima fortuna del periodo adolescenziale. A tal proposito abbiamo intervistato lo scrittore e giornalista Marco Mazzoni, toscano come Federico, che ha seguito Luzzi fin dai primi passi nel circuito giovanile.
“L’ho visto diverse volte da ragazzo, quando ancora frequentava i tornei junior, il suo modo di colpire la palla e come inventava tennis mi aveva sempre incuriosito, mi piacciono i tennisti creativi, non i giocatori “regolari” e di potenza. Da lì ne seguivo i risultati, e quando giocava in zona Firenze cercavo di andarlo a vedere. Non posso dire di esser stato suo amico personalmente, ma lo seguivo.”
Marco lo ricorda come un tennista imprevedibile e come un ragazzo solare:
“era un tennista leggero ma con braccio veloce e grande mano. Dava del “tu” alla palla, pteva sorprenderti in qualsiasi momento con giocate particolari, attaccava la rete, smorzava era imprevedibilie, per questo spettacolare. Come persona non l’ho frequentato abbastanza per poterlo descrivere, ma era sempre sorridente, dava l’impressione di una persona con empatia, che conivolgeba chi gli sta accanto”.
Della notizia della morte di Luzzi lo scrittore di Prato venne a conoscenza tramite i mass media ed era ad Arezzo nel giorno dell’ultimo saluto allo sfortunato tennista.
“Ho saputo che stava male dai mezzi di informazione, e purtroppo morì troppo in fretta. Ero presente al suo funerale ad Arezzo, molta commozione in una giornata grigia e disperata. Il mondo del tennis si strinse intorno alla sua famiglia, ricordandolo”.
Mazzoni nel 2009 è stato autore di un interessante libro “Tennis sul divano”, dove possiamo leggere ritratti di importanti protagonisti del mondo della racchetta. I proventi dello scritto sono stati devoluti in beneficenza all’ Associazione FEDELUX nata in ricordo di Federico per finanziare la lotta contro la leucemia.
“Personalmente ho dedicato il mio primo libro “Tennis sul Divano” a lui, donando i proventi alla Fedelux creata da mamma Paola, persona straordinaria.”
Ci offrì un ricordo di Federico anche il direttore di Spazio Tennis e telecronista di SuperTennis, Alessandro Nizegorodcew che ci raccontò come il carattere del giovane tennista si trasformasse radicalmente quando scendeva in campo.
“Solare fuori dal campo, sempre sorridente e pronto allo scherzo. In campo si trasformava: era incazzoso, grintoso, si fomentava da solo quando faceva un gran colpo e poi magari a fine match veniva lì e ti diceva: “hai visto quello strettino?”
Luzzi era noto per la sua indole a rendersi protagonista in tutto e per tutto, tanto che Alessandro ci raccontò come “gli strettini” nel circuito venivano chiamati “luzzate”.
Tra i più cari amici che Federico aveva nel mondo del tennis ci sono Flavia Pennetta e Francesco Aldi, entrambi lo hanno ricordato in un’intervista tramite le nostre pagine di cui riportiamo alcuni stralci.
La campionessa di Brindisi venne a sapere della morte del collega mentre era in viaggio verso il Quebec, allora fu notevole il suo gesto di rinunciare alla qualificazione al Master di fine anno per volare ad Arezzo ed essere al funerale dell’amico. Flavia ricorda il rapporto che la legava a Federico: “quasi come tra fratello e sorella, mi capiva subito, mi voleva bene, io gli volevo molto bene, si sente la sua mancanza”.
Lo descrive come una ragazzo bellissimo e sempre pronto ad esserci per gli altri, della sua bellezza Fede era anche particolarmente orgoglioso.
“Era un ragazzo speciale, generosissimo, altruista, “fighetto”. Sapeva di essere un bel ragazzo e se la tirava, un vero personaggio in tutti i sensi. Riempiva la stanza dove arrivava, aveva un’energia che poche persone anno”.
Flavia ha chiamato Federico il suo primogenito nato dal matrimonio con Fabio Fognini, proprio in ricordo di Luzzi.
Franceso Aldi ex tennista professionista ed ora stimato coach del circuito sentì l’amico per telefono un paio di giorni prima della scomparsa, dandogli appuntamento l’indomani, convinto che Federico avrebbe vinto quella battaglia.
“Due giorni prima ci sentimmo al telefono e mi disse che era pronto per delle cure, mi raccontò a cosa sarebbe andato incontro e la sua preoccupazione era quella che avrebbe perso i suoi capelli.. lo sentivo sicuro che ce l’avrebbe fatta, era davvero pronto a lottare. Chiudemmo la telefonata e gli dissi “a domani”. L’indomani non lo chiamai perchè non volevo stressarlo con le mie ansie e preoccupazioni”.
Federico morì nel primo pomeriggio del 25 ottobre, una settimana prima era in campo ad Olbia in un match di serie A per il TC Parioli. Un forte mal di testa lo costrinse al ritiro ed al ricovero in ospedale dove le analisi lo misero di fronte alla sua partita più difficile.
Ringrazio in particolare Marco Mazzoni per la sua disponibilità.