Jerzy Janowicz e la ricerca di un ritorno al top

Quel ragazzo che in una settimana di fine stagione incantò tutti, adesso, dopo un anno in caduta sta cercando di tornare grande. Andiamo ad analizzare la storia di Jerzy Janowicz e le ragioni di questi alti e bassi

Il tennis è strano, uno sport particolare, nel quale puoi vincere un torneo e scivolare nel limbo della mediocrità nel giro di pochi giorni, a volte anche solo ore. Un tennista, relativamente giovane, soprattutto per gli standard di adesso, che segue spesso questo andazzo è Jerzy Janowicz, attuale numero 43 con un best ranking di numero 14, “genio e sregolatezza”, potenza pura e carattere burbero. Un giocatore capace di battere chiunque e di perdere, forse, anche con il primo che passa per strada, se beccato in giornata storta.

Jerzy Janowicz nasce a Lodz, in Polonia, il 13 novembre del 1990. Comincia a giocare a tennis da bambino, affacciandosi piano piano ai maggiori tornei Juniores, raggiungendo, nel 2007, la finale dello US Open. Tuttavia, il polacco fatica ad imporsi nel circuito maggiore e ha bisogno di qualche anno di ambientamento. Comincia a far intravedere le sue grandi doti a Wimbledon, nel 2012, quando raggiunge il terzo turno, sconfitto da Florian Mayer al quinto set, in un match combattutissimo. La vera affermazione ed esplosione di Janowicz coincide col torneo di Parigi – Bercy, quando, partendo dalle qualificazioni, riesce a raggiungere la finale, sconfiggendo nell’ordine il tedesco Philipp Kohlschreiber, il croato Marin Cilic, Andy Murray (annullando match point nel secondo set), Janko Tipsarevic ed il francese Gilles Simon, prima di essere battuto da Ferrer.

Da quel giorno Janowicz viene inserito spesso quando si parla delle nuove leve e la grandiosa semifinale a Wimbledon 2013 non poteva che far pensare ad un luminoso avvenire per il polacco, che, tuttavia, si è piano piano perso, cadendo appunto nella mediocrità assoluta, esattamente da dove veniva prima del grande exploit di Parigi-Bercy.

Una carriera quella di Jerzy, cominciata con molte aspettative, i genitori che hanno dovuto faticare e vendere molte proprietà per finanziare la carriera del figlio, le trasferte non fatte per risparmiare i soldi per finire la stagione e coltivare un sogno, che ora sembra svanire lentamente.
Janowicz denota numerosi problemi infatti a tornare al livello del 2013, forse per una condizione fisica non ottimale, forse per qualche problema psicologico non meglio definito o dichiarato, forse, semplicemente, perchè non è (ancora, si spera) capace di gestirsi nel corso di tutto un torneo, ma addirittura nel corso di un singolo match.

Il gigante di Lodz, infatti,  è dotato di una fantasia innata nel corso degli scambi, la capacità di variare il gioco con palle corte è uno dei suoi punti forti, ma il problema è che spesso, Janowicz tende ad abusare di questo fondamentale, diventando sempre più ripetitivo e prevedibile, facilitando il compito degli avversari, che possono semplicemente aspettare l’errore di Janowicz, consapevoli che prima o poi questo arrivi.

Altro punto a sfavore di Janowicz e del suo gioco è l’incapacità di rimanere concentrato e focalizzato sull’obiettivo finale, lasciandosi spesso andare dopo la sconfitta in un set, oppure dopo un punto contestato, un errore non forzato o qualche episodio simile. Il polacco, nonostante qualche anno nel circuito, non è ancora riuscito a capire come gestire il match in tutte le sue fasi. Ciò è sicuramente uno dei punti più deboli del polacco, che quando il gioco si fa “duro” dal punto di vista psicologico cala a vista d’occhio, nonostante un servizio potente che nei momenti decisivi fa sempre comodo ed è quel fondamentale che può “togliere le castagne dal fuoco” quando ce n’è bisogno. Ma tutto questo non basta e un giocatore con le potenzialità del polacco non può e non deve accontentarsi di restare nella mediocrità.

Il 2015 di Janowicz, dopo un 2014 che definire deludente sarebbe un eufemismo, sembra essere cominciato abbastanza bene, con la finale conquistata a Montpeiller, persa da Gasquet a causa del ritiro del polacco sotto 0-3. Tuttavia, nonostante Jerzy non abbia ancora conquistato un titolo ATP, forse quest’anno potrebbe essere quello buono, quanto meno per cercare la prima affermazione a livello professionistico, ma anche per cercare di risalire in classifica, puntare almeno a quella top20 che deve essere non un obiettivo, ma un dovere, per un tennista del calibro di Janowicz. 

From zero to hero” questo potrebbe descrivere al meglio la carriera del polacco, ma adesso quell’ “hero” deve rimanere tale e non tornare come un tempo. Piano piano, il gigante tanto buono quanto scorbutico e scontroso in campo sta tornando e prima o poi, siamo sicuri, riuscirà anche lui ad alzare le braccia al cielo, baciare la terra e dire: “Ho vinto un titolo ATP“. E chissà, magari sarà uno slam. 

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