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Kaia Kanepi, la rediviva del Mar Baltico

Ogni tennista che si rispetti ha come sogno nel cassetto quello di giocare, almeno una volta in carriera, una partita Slam, cercando di fare in modo che quella settimana magica possa protrarsi, poi, il più possibile. Fare “bella figura” e rafforzare in se stessi l’idea di poter competere in palcoscenici di quel calibro, sono dei veri e propri imperativi. L’importante non è partecipare, ma vincere, già che ci siamo. Kaia Kanepi, dopo aver perso per 6-0 il primo set del suo Us Open, per mano di Francesca Schiavone, stava per vedere questa possibilità infrangersi davanti ai propri occhi, dovendosi trovare costretta a ripetersi in mente “sarà per la prossima volta”.

Kaia Kanepi

D’altronde, l’obiettivo di superare le qualificazioni, era stato già raggiunto. Chi era a conoscenza della sua situazione, molto probabilmente avrebbe potuto aspettarselo. Non si trattava certamente di un debutto per lei: la tennista estone, infatti, nel lontano 2012, era stata capace di issarsi fino ai quarti di finale in ben tre occasioni, per poi concedere il bis sia a Parigi che a Londra. Risultati degli sforzi profusi non erano stati (purtroppo per lei) dei trofei, ma la 15esima posizione mondiale, degna ricompensa anche dei 4 titoli che aveva saputo portare nella propria terra natia (il primo dei quali ottenuto nell’ormai scomparso torneo di Palermo, battendo in finale Flavia Pennetta) che, fino ad allora, di gioie tennistiche ne aveva vissute ben poche. La situazione odierna, però, è completamente differente: la bella Kaia, con 32 anni ancora da compiere, si ritrova a ricoprire la posizione numero 418 del ranking mondiale. I continui infortuni che ha dovuto patire, tendine d’Achille, prima, e piedi, poi, l’hanno costretta ad appendere la racchetta al chiodo nel lontano giugno del 2016, perdendo quell’abitudine di gioco (importantissima per chi, come lei, è fautrice di un tennis fisico e di potenza) e quella scintilla che soltanto l’adrenalina della competizione ti sa dare.

Il tentativo di mantenersi nell’ambiente, diventando direttrice di un torneo ITF nel suo paese, sarebbe stato soltanto un momentaneo “tappabuchi”. Il desiderio di Kaia era soltanto uno: tornare a competere… e così è stato. La voglia di rivalsa nei confronti di quella sfortuna maledetta, l’hanno portata a rimontare e a portare a casa il suo incontro di primo turno contro la tennista milanese, per poi ripetersi ieri, in maniera molto più netta, con la belga Yanina Wickmayer. Si profila ora un terzo turno davvero interessante, contro la rivelazione nipponica Naomi Osaka. I favori del pronostico sicuramente non sono dalla sua parte ma, in situazioni simili, ciò non ha molta importanza. La vittoria, al momento, non è un qualcosa di vitale per lei, soprattutto perché le priorità sono ben altre, ossia ritrovare la condizione fisica e il gioco dei tempi migliori (per cui ci vorrà del tempo, eccome se ce ne vorrà) e la consapevolezza nei propri mezzi.

Di Antonio Spanò

 

Redazione Tennis Circus

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