Sesil Karatantcheva è di nuovo bulgara. La tennista (bulgara?) ha nuovamente cambiato idea sulla propria nazionalità, tornando a quella bulgara, quella nativa. La Karatantcheva, 25 anni, numero 180 delle classifiche e nata a Sofia, ha dichiarato: “Finito il rapporto con la Federazione kazaka, non c’è più nulla da dire o che possiamo fare assieme. Torno a giocare sotto la bandiera della Bulgaria. Penso che sia il momento di tornare a casa, nella nazione dove sono cresciuta. Sono pronta e ottimista per fare nuovamente bene con il mio Paese” disse quella che fino al giorno prima chiamava Paese il Kazakistan. Dopo più di cinque anni di vita da kazaka, una volta risolto il contratto, la Wta aggiornerà la sua scheda.
Come d’incanto. Come se negli ultimi anni avessero creato un immaginario (anzi, purtroppo reale) mercato delle nazionalità. Si può dare un’occhiata, guardare le nazionalità e poi sceglierle. Non le devi comprare, spesso sono loro a comprare te. E azzarderei a dire che la discriminante è il denaro. Ma non vorrei essere tacciato di cattiveria. Lungi da me inneggiare ai nazionalismi, sia chiaro, ma viviamo pur sempre in un’epoca d’identità nazionale. Eppure qualche tennista sembra essersene dimenticato.
Sono tanti i nomi di tennisti e tenniste che hanno cambiato nazionalità nel corso degli anni. Ecco alcune mutazioni:
Tatishvili, da georgiana ad americana
Bogomolov, da americano a russo
Oprandi, da italiana a svizzera
Gavrilova, da russa ad australiana
Tomljanovic, da croata ad australiana
Tomic, da tedesco ad australiano
Gajdosova, da slovacca ad australiana
Rodionova, da russa ad australiana
Levine, da americano a canadese
Jones, da neozelandese ad australiana
Pervak, da russa a kazaka
Shvedova, da russa a kazaka
Kukushkin, da russo a kazako
Golubev, da russo a kazako
Voskoboeva, da russa a kazaka
Ognuno di loro ha una storia personale. La Gavrilova, ad esempio, vive e si allena in Australia. Ha fatto una scelta di vita ed è legittimo che abbia scelto di seguire il cuore e la nazione che le sta regalando tanto. Altri/altre, come la Pervak, hanno cambiato nazionalità appositamente per giocare le Olimpiadi e per tirar su un bel gruzzoletto. Dimenticando, forse, di aver già un padre milionario: il padre, infatti, è stato direttore generale della squadra di calcio dello Spartak Mosca. Ognuno ha la sua storia e alcuni comprano nazionalità. Errare humanum est, quindi non disperate. Se volete tornare sui vostri passi, non dannatevi l’anima: fate uno squillo alla Karatantcheva. Vi richiamerà con l’accredito. E vi spiegherà come fare.