La resa di David Ferrer

Che David Ferrer non sia nel suo momento migliore non è una novità, anzi. Il fatto è che più passa il tempo, più questa condizione si fa più pesante. Ciò che però differenzia Ferru da molti altri è la capacità di accettare l’inesorabile scorrere del tempo e rendersi conto che non si è più in grado di essere ai livelli degli anni passati. Già lo scorso anno, David aveva affermato di essere consapevole del suo declino, ma che allo stesso tempo non si sarebbe lasciato scoraggiare. Questa sua indole innata da lottatore non l’ha abbandonato nemmeno in questo 2018: Ferrer ha dato filo da torcere a Rublev agli Australian Open, a Del Potro in quel di Acapulco e infine a Zverev a Miami. Tutte e tre le partite, però, hanno avuto un comune denominatore, ovvero la sconfitta del valenciano. Se dunque prima la tenacia riusciva a spingere Ferrer ben oltre le sue doti tecniche, adesso è solo un elemento che rende meno amara la sua sconfitta. In parole povere, lotta sempre, ma non vince più.

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L’ultima uscita stagionale – che coincide con la secca sconfitta subita da Zverev in Coppa Davis – simboleggia un’incapacità di tener testa a tennisti appena sbocciati nel circuito. Nemmeno l’amata terra rossa e la città natale hanno evitato l’epilogo – purtroppo per David – ampiamente previsto. Quello che gli fa onore, però, è la già citata consapevolezza: il tre volte vincitore della Coppa Davis (2008,2009 e 2011) – trofei che compongono solo una piccola parte del suo palmares – ha appena compiuto 36 anni e si ritiene onorato di poter difendere ancora i colori della sua nazione. “Devo vivermi a pieno il momento, so che ogni partita disputata in Davis può essere l’ultima” – ha affermato al quotidiano Marca – “credo mi rimangano circa due anni di tennis, ormai sono fuori dalla top 10 e per questo motivo apprezzo ancor di più queste convocazioni“.

L’ottimo Ferrer non raggiunge più una finale ATP da luglio 2017, quando vinse il 250 di Bastad contro Dolgopolov, ed è ormai stabilmente fuori dalle zone alte della classifica. Il 2013 è stato il suo anno migliore, coinciso con il terzo posto del ranking e la finale del Roland Garros. Oltre alla Davis, Ferru ha vinto 27 tornei, di cui il Masters 1000 di Bercy nel 2012, e per 25 volte è stato finalista. Purtroppo, il tempo passa per tutti – nessuno escluso – e forse per il “primo degli umani” è davvero giunto il momento del canto del cigno tennistico.

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