Il 4 Aprile 1999, a Neuchatel, Roger Federer faceva il suo esordio in Davis contro l’Italia, battendo Davide Sanguinetti in quella sfida che ci avrebbe condannato ai terribili play-out. Qualche mese dopo, in un piccola località della Repubblica Ceca chiamata Sokolov, nasce Marketa Vondrousova che, già da bambina, si avvicina al tennis con sorprendente entusiasmo. Diciassette anni dopo, al WTA di Biel (Bienne per gli affezionati francofoni), la giovane ragazza vince il primo torneo in carriera, partendo dalle qualificazioni e infilando nel tabellone principale un percorso netto senza cedere nemmeno un set.
È però il 2015 l’anno in cui, ancora pargola, si mostra al grande pubblico, vincendo due titoli Slam in doppio tra gli Juniores: il primo a Melbourne, il secondo a Parigi.
Solida nei fondamentali, difetta leggermente in quella mobilità laterale che per tante rappresenta un limite incolmabile. Saggia però (ossimoro accettabile) nello sfruttare le insidiose curve mancine che le ampie aperture dei suoi fondamentali le permettono di plasmare. Ciò che, ai miei e agli occhi di molti, la differenzia dalle altre scriteriate padellatrici, è la notevole manualità acquisita grazie all’esperienza da doppista. Non solo, dunque, ignoranti bordate che la scuola ceca da sempre inculca nella mente delle sue elette, ma anche un’eccellente visione di gioco che le permette di variare tatticamente le partite, mettendo in evidenza le immense lacune delle avversarie impotenti.
Allenata da Jiri Hrebec, ex tennista ceco che in pochi ricorderanno, ma che in patria, per una strana concezione di talento o genialità, viene concepito come leggenda, Marketa rappresenta il tennis più solido e continuo che, tra le giovanissime, si possa gustare. Non solo forza (Giorgi spara), non solo pallonetti (Errani impera), non solo classe (Vinci espone).
La scuola ceca, esiliata in quel grigio ambiente di freddo e apatico splendore, continua, ogni anno, a produrre talenti.
Sarebbe il caso, a esser schietti e sinceri, che una mediterranea Federazione prendesse spunto. Anche se sì, è proprio bello il Foro.