Talvolta si nasce per qualcosa. Per realizzare un sogno, un progetto, per scrivere pagine importanti della storia o dello sport. E quando tutto sembra andare per il verso giusto, quando già giovanissimi si riesce a mettere insieme qualcosa di molto importante e la strada pare spianarsi verso ulteriori successi, ecco che il destino si accanisce, meritando la famigerata definizione di “cinico e baro”.
Fuori di retorica, questa nostra considerazione pare tristemente adattarsi come un guanto ad una mana alla breve esistenza di Maureen Connolly, il primo grande talento del tennis femminile che è riuscita nell’impresa di vincere giovanissima, poco più che diciottenne, le quattro prove del Grande Slam, solleticando le fantasie di una generazione di aficionados.
Per ben 4 anni, dal 1951 al luglio del 1954 Maureen ha vinto 7 prove dello slam, iniziando da quello casalingo, lo US Open, e poi lo Slam, raddoppiando l’anno successivo i titoli al Roland Garros e a Wimbledon. Un mix di potenza e determinazione, una precisione nel gioco da fondo campo mai vista prima di allora nel tennis femminile, il tutto, per una ragazza adolescente. Straordinario.
E pensare che Maureen non voleva neanche giocare a tennis, anzi, amava l’equitazione, i cavalli. Ma furono proprio gli eccessivi costi di questo sport ad impedire che continuasse questa attività e si orientasse, d’accordo con la sua famiglia, della media borghesia di San Diego, a ripiegare sul tennis. Successi rapidi come la sua scalata nel tennis semiprofessionistico dell’epoca, con una brevissima ma vincente apparizione a livello under, dove vince proprio l’US Open, con una striscia di 56 vittorie che annunciava l’arrivo di un vero e proprio ciclone. E poi, curiosità o piuttosto cinismo del destino, proprio un incidente a cavallo, una rovinosa caduta nel luglio del 1954, le procura una frattura scomposta della gamba destra. Si sposò, resto per un po’ nel mondo del tennis anche nelle vesti di allenatrice, ma i conti con il fato non erano ancora chiusi. Un cancro nel 1966 la colpì e la sconfisse.
Lecito chiedersi cosa sarebbe stato il suo palmeres se avesse continuato senza incidenti la sua attività di tennista. Quanta storia avrebbe scritto se quel giorno avesse fatto a meno della corsa sui suoi adorati destrieri. Impossibile dirlo, anzi, per ricordare un altro adagio della saggezza popolare, dobbiamo ricorcordare che di buone intenzioni sono lastricate le strade dell’inferno. Ci resta il ricordo e l’immagine di un personaggio che ha reso il tennis una leggenda, creando quella cortina di sogno che deve albergare nella testa di tutti noi appassionati e che, vogliamo sperare, animi i desideri dei giovani giocatori. Per questo ricordiamo oggi Maureen Connolly.