Quando ci si separa di punto in bianco vi è sempre un qualcosa di traumatico. Sembrava essere inossidabile, eppure il sodalizio Murray -Llendl è finito. Improvvisamente nel tardo pomeriggio di un giorno di marzo le agenzie di stampa e i siti web danno la notizia che Andy Murray e Ivan Llendl non avrebbero più collaborato. Immediate partono le tesi più bizzarre per spiegare l’accaduto, Andy da parte sua si afffretta a spiegare che la decisione è stata presa di comune accordo e che la separazione era stata ”amicable”. Tutto vero in apparenza con Ivan che dichiara che sarà sempre all’angolo di Andy quando potrà tranne scoprire, dopo pochi giorni, che non era stato tutto così amichevole ed indolore.
Andy rivela ad alcuni organi di stampa che lui ne era uscito distrutto, e che per due giorni davvero si era sentito frastornato. Ma, facendo qualche passo indietro , si evince che segnali e prodromi di ciò che sarebbe accaduto erano già nell’aria.
Iniziata nel 2012 la collaborazione tra i due si era rivelata un capolavoro assoluto di interazione tra coach e giocatore. Perfetta l’intesa tra i due in campo e fuori ; Llendl aveva dato ad Andy ciò che gli mancava per il grande salto ovvero la capacità di sfruttare appieno le sue doti fisiche , di variare tatticamente il suo gioco e soprattutto di saper gestire i momenti difficili delle partite laddove lo Scozzese spesso si perdeva. I risultati erano stati copiosi e di assoluto prestigio: oro Olimpico a Londra , US Open sempre nel 2012 ed infine la vittoria a Wimbledon 2013. Cosa si è rotto dunque? Tutto e nulla ; semplicemente i due non comunicavano più . Le 20 settimane annue di coaching di Llendl , che di fatto ne facevano un part-time coach, non erano più sufficienti per Andy . Ivan , che continua peraltro ad esibirsi in vari eventi in molte parti del globo , ha reclamato il rispetto dei suoi personali impegni e così il Britannico, che tanto meno si era premurato di avvertire il suo coach degli impegni presi in lucrative esibizioni , si è trovato dinanzi ad un muro e senza più il coach , il tutto durante una cena a Miami, organizzata proprio per programmare il futuro.
Llendl era oggi presente nell’angolo di Andy durante il suo match vittorioso contro Lopez , ma non tragga in inganno la sua presenza ; nulla è cambiato ed il Ceco non è ritornato sui suoi passi.
L’accaduto tra i due può essere però illuminante su un annoso dibattito molto sentito tra appassionati ed addetti ai lavori: quanto conta davvero il coach nell’evoluzione di un tennista? Questa storia ci dice che può contare molto, moltissimo, in positivo o in negativo. La presenza di Llendl ha già raccontato cosa può fare l’innesto al momento giusto di un coach su misura per un tennista, che plasma alla grande sia tecnicamente, sia tatticamente che psicologicamente il materiale umano di cui è chiamato ad occuparsi. La sua assenza ci racconterà se vi saranno eventuali risvolti negativi e quali potranno essere. Tutti si chiedono cosa accadrà ora alla carriera dell’attuale numero 6 del ranking ATP. Per ora andrà avanti da solo col suo team, poi si vedrà. Tutti attendiamo Murray alle prove difficili come quella che sta affrontando in questi giorni a Miami in veste di defending Champion, e soprattutto, lo attendiamo alle prove degli Slam.
Gli auguriamo le migliori fortune, consci però che un pò di tempo passerà prima che riesca a rimettere insieme i cocci che questa traumatica rottura ha lasciato.