Nadal, un marziano sulla terra

Bastano i numeri, incredibili, per dimostrare il dominio assoluto dello spagnolo al Roland Garros: 74 vittorie e 2 sole sconfitte.

In fondo perché stupirsi se un essere che viene da Marte si trova così a suo agio sulla terra, quando questa è dello stesso colore del suo pianeta? I timori più che fondati di non riuscire ad aggiudicare ad alcun tennista vivente o vissuto il titolo di GOAT, si sciolgono come neve al sole quando ci si limita a cercare il migliore di tutti sulla terra rossa. Perché, piaccia o no, vinca o meno questo benedetto decimo titolo al Roland Garros, Rafael Nadal nella graduatoria in oggetto è del tutto inattaccabile.

L’aggiornamento dei numeri che riguardano il record dell’iberico sulla superficie in oggetto ci porta dunque a un bilancio attuale di 384 partite vinte e appena 35 perse per una percentuale di poco inferiore al 92%, dato di per sé strabiliante ma addirittura inferiore a quello fatto registrare nella stagione in corso (19-1 e 95%) che a sua volta è più basso dello storico di Rafa a Parigi (74-2).

Ecco, concentriamoci dunque sul Roland Garros, ovvero il campo sul quale più di ogni altro Nadal ha edificato la sua leggenda. Prima di lui, prima dunque del 2005, il re dei “terraioli” era stato Bjorn Borg. Lo svedese partecipò 8 volte al major francese e in 6 di queste alzò il trofeo, chiudendo la sua breve carriera con 49 vittorie e 2 sconfitte, entrambe patite per mano di Adriano Panatta. Terminata la sua era, la sensazione fu che, fare meglio di così sarebbe stato se non impossibile certo molto difficile.

In effetti, per quasi cinque lustri gli Internazionali di Francia cambiarono spesso padrone (15 vincitori diversi in 23 edizioni) e nessuno di loro riuscì a restare sul trono tanto a lungo quanto ci sarebbe stato Nadal. Mats Wilander (l’unico ad aver eguagliato il maiorchino quanto alla capacità di debuttare nel torneo alzando subito il trofeo) e Ivan Lendl si fecero vicendevole concorrenza, Jim Courier e Sergi Bruguera durarono un paio di stagioni, Thomas Muster dominò sul rosso per alcune stagioni ma a Parigi vinse una sola volta e alla fine solo Guga Kuerten, tre volte finalista e altrettante vincitore, ha potuto per qualche anno reggere il confronto. Ma solo fino a quando il mancino di Manacor non ha ingranato la quarta (2008), poi la quinta, la sesta e così via fino al 2014, anno in cui per l’ultima volta ha potuto mordicchiare la Coppa dei Moschettieri.

Il primo avversario affrontato da Nadal a Parigi fu, al primo turno dell’edizione 2005, il tedesco Lars Burgsmuller, che perse 6-1, 7-6, 6-1. Il percorso dello spagnolo verso il primo titolo parigino venne reso parzialmente accidentato solo dal francese Grosjean negli ottavi (che si trovò un set pari prima di raggranellare tre giochi nel resto del match), dal n°1 del mondo Federer in semifinale (lo svizzero perse il primo dei cinque confronti diretti con Rafa al Roland Garros per 6-3, 4-6, 6-4, 6-3) e da Mariano Puerta in finale; l’argentino si aggiudicò al tie-break il set d’apertura e lottò strenuamente nel quarto, sotto 1-2, prima di cedere 7-5.

Rafael Nadal
Rafael Nadal

L’anno dopo le cose andarono quasi allo stesso modo: Mathieu e Hewitt gli tolsero un set e Federer, stavolta in finale, dominò il primo parziale (6-1) ed ebbe l’occasione di allungare la sfida nel quarto. Di nuovo nel 2007 lo svizzero provò ad invertire la rotta ma ancora una volta fu costretto ad inchinarsi ed accontentarsi di un set, il secondo della finale. Gli andò decisamente peggio l’anno dopo, quando Nadal per la prima volta chiuse il torneo senza cedere alcun set e al suo grande rivale lasciò appena quattro giochi in finale (6-1, 6-3, 6-0).

Poi, dopo quattro anni di egemonia ininterrotta e con una striscia che si era allungata fino a 31 partite vinte consecutivamente, arrivò l’uomo che fece l’impresa: Robin Soderling. In quella che, al tempo, venne definita da alcuni la più grossa sorpresa dell’Era Open, lo svedese riuscì a sconfiggere l’invincibile in quattro set (6-2, 6-7, 6-4, 7-6) e a indicare cosa si poteva e si doveva fare per mettere in crisi il re di Parigi. Ma, visto ciò che accadde in seguito, si trattò per lo più di un pomeriggio storto.

Nadal infatti tornò sul luogo del misfatto l’anno dopo e di nuovo chiuse le due settimane con un bilancio di 21 set vinti e 0 persi, vendicandosi proprio di Soderling in finale (6-4, 6-2, 6-4). Nel 2011, per la prima volta Rafa fu costretto al quinto set; il campione in carica ebbe infatti un debutto insidioso contro il bombardiere statunitense John Isner e, vinto il parziale d’apertura, perse i due successivi al tie-break e si trovò sotto 1-2. Alla lunga la resistenza dell’americano si affievolì e Nadal prevalse 6-2, 6-4 per poi passeggiare (o quasi) fino alla finale, in cui un Federer particolarmente ispirato lo tenne in ansia per tre set prima di crollare nel quarto (7-5, 7-6, 5-7, 6-1).

Dal 2012 in poi, infine, il rivale è diventato Novak Djokovic. Il serbo ha perso due finali in quattro set e, soprattutto, quella semifinale del 2013 conclusasi 9-7 al quinto con Nole avanti 4-2 nell’ultimo segmento. Dopo aver però ingoiato tanti bocconi amari, nei quarti di finale dell’edizione 2015 finalmente Djokovic ha coronato il sogno diventando il secondo tennista capace di battere Nadal a Parigi: 7-5, 6-3, 6-1 lo score di un match che ha avuto storia solo nel primo set. L’anno scorso invece, dopo aver sconfitto agevolmente Groth e Bagnis nei primi due turni, Rafa è stato costretto al ritiro per il riacutizzarsi di un problema al polso che poi gli ha fatto saltare anche Wimbledon.

Archiviato il passato, torniamo al presente e al futuro prossimo. Oggi Nadal ha battuto l’olandese Haase con lo stesso punteggio con cui Djokovic si è imposto a Joao Sousa. Ecco, la probabile semifinale tra i due sarà presumibilmente l’unico vero ostacolo tra lo spagnolo e la decima coppa; il serbo può impensierirlo ma solo se arriverà a venerdì 9 nelle migliori condizioni di forma.

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