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Novak “Golden” Djokovic alla conquista di Flushing Meadows

Con la finale disputata ieri, è ufficialmente volto al termine il torneo di Cincinnati e, nonostante ne siano successe delle belle ed i protagonisti siano stati ben più di uno, non si può non parlare dell’impresa di Novak Djokovic, unico tennista in attività capace di trionfare in tutti e nove i Masters 1000 del circuito Atp. Si tratta di un cammino iniziato nel lontano 2007 con la vittoria a Miami prima ed in Canada poi, proseguito a gonfie vele negli anni tanto che, nel 2013, a soli 26 anni e con ancora una carriera davanti gliene mancava appena uno. La maledizione dell’Ohio non sembrava però voler essere sfatata e, finale dopo finale, diventava sempre difficile tornare l’anno seguente con la consapevolezza di dover vincere proprio quel torneo.

Tre volte Federer e due volte Murray lo hanno separato da quel tanto agognato trofeo e, se si pensa che ieri l’avversario di Nole era proprio Federer, il quale tra l’altro poteva vantare uno score di 7 vittorie e 0 sconfitte nelle finali a Cincinnati, risulta alquanto difficile credere che Djokovic sia riuscito nell’impresa. Eppure ieri qualcosa era diverso; è come se per Novak fosse un’altra era, dove diversamente dai tempi passati non era lui il giocatore da battere e, dopo l’inizio anno disastroso, è come se non gli si potesse riproverare nulla ma solo apprezzare i grandi progressi fatti.  Nonostante la vittoria di Wimbledon, arrivata dopo un’incredibile vittoria in semifinale contro Nadal che, di fatto, ha riconsegnato il serbo al tennis che conta davvero, le aspettative su Djokovic erano cresciute parecchio ma non a un livello tale da considerarlo quasi obbligato a vincere il torneo. 

Durante la settimana appena trascorsa, il nativo di Belgrado non è stato sempre perfetto, anzi basta pensare alla prima parte della sfida con Dimitrov, dove il bulgaro era praticamente in controllo del match, o anche al secondo set della semifinale contro Cilic, dove Novak è apparso decisamente nervoso e molto propenso all’errore gratuito. Malgrado ciò, nella finale di ieri, Djokovic non ha sbagliato praticamente nulla, riuscendo ad essere cinico al punto giusto ed andando a colpire il suo avversario sui suoi punti deboli. A proposito del suo avversario, concedeteci una piccola digressione su Roger Federer, autore di un torneo fantastico e capace di arrivare in finale perdendo appena un set, il quale, per quanto noioso possa apparire ricordarlo così spesso, non bisogna dimenticare che la sua carta d’identità recita 08/08/81 e dunque 37 anni suonati.

Attualmente numero due al mondo, non partirà certo favorito agli Us Open ma senza dubbio potrà dire la sua, in particolare con un eventuale tabellone favorevole. Per quanto riguarda il match di ieri, invece, lo svizzero ha vissuto indubbiamente una giornata no ed i tanti errori, soprattutto a livello tattico, ne sono stati la prova. Nonostante ciò, sarebbe alquanto sbagliato pensare che Nole sia stato estremamente fortunato ad incontrare un Federer piuttosto falloso ed impreciso e che abbia vinto per questo motivo. Al contrario, Djokovic è stato molto bravo a trarre vantaggio da una situazione del genere ed ha saputo giostrare nel migliore dei modi la lotta dei nervi, facendo giocare quasi sempre un colpo in più al suo avversario e beneficiando di ciò alla lunga. 

La domanda che però tutti gli appassionati ora si pongono è: Djokovic è davvero il favorito per gli Us Open? La risposta, per quanto possa essere personale e dettata da diverse circostanze, può davvero riscontrare un esito affermativo. In queste ultime due settimane Djokovic ha convinto ed ha confermato di essere sia in ottima forma fisica sia di giocare ad un livello un tennis più che buono. Se a Toronto aveva perso contro Tsitsipas, ma comunque racimolando una sconfitta giustificabile per diverse ragioni – in primis perché il greco è un giovane in ascesa che ha vissuto la migliore settimana della sua carriera, e poi perché per Nole era il primo torneo post Wimbledon e dunque al rientro dalle vacanze- Djokovic ha dato prova del suo strapotere fisico e tennistico in Ohio, trovando le condizioni giuste per lui e riuscendo nell’impresa di vincere il torneo.

Dando un occhio ai potenziali avversari di Robo Novak a Flushing Meadows troviamo Federer, il quale seppur in una giornata no, è già stato battuto ieri ed inoltre potrebbe soffrire il 3 su 5; in seguito c’è Nadal, che ha convinto in Canada, ma su una superficie come il cemento può soffrire il gioco e la fisicità di Djokovic, che tra l’altro lo ha già messo in difficoltà quest’anno; infine Cilic, che ha impegnato Nole per tre set in semifinale a Cincinnati pochi giorni fa, ma il quale almeno sulla carta parte un gradino dietro al serbo. Come accade nella maggior parte dei tornei, e negli slam soprattutto, però, bisogna attendere l’uscita del tabellone che chiarirà meglio le idee. In particolare, Djokovic, in virtù della testa di serie della quale sarà accreditato, che non sarà una delle prime quattro, dovrà essere fortunato ma allo stesso tempo stare attento poiché i giocatori pericolosi potrebbero fargli visita anzitempo, ed inoltre sarà necessario prestare molta attenzione ad eventuali outsider come Murray o un certo Stan Wawrinka, già capace di trionfare nella Grande Mela proprio in finale ai danni di Djokovic. [fncvideo id=18937 autoplay=false]

In attesa che il quarto major dell’anno abbia inizio, Golden Nole può godersi il suo incredibile traguardo raggiunto, ma allo stesso tempo non deve perdere contatto con il tennis dato che, in questa parte finale di stagione, complice l’assenza di punti da difendere, potrà togliersi parecchie soddisfazioni e puntare davvero in alto, nella speranza di tornare dove ha dimostrato di poter stazionare in passato e dove ha dato prova di essere uno dei giocatori più forti di tutti i tempi.

Antonio Sepe

Sono nato tre giorni dopo Jannik Sinner. Il talento, però, l'aveva già preso tutto lui. Guardo il primo turno di un Atp 250 con lo stesso entusiasmo di una finale di Wimbledon.

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Antonio Sepe

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