1R E. King 6-3 / 6-2 / 7-6(5)
2R C. Norrie 6-2 / 6-4 / 6-3
3R N. Mahut 6-3 / 6-4 / 6-3
4R D. Shapovalov 7-6(2) / 7-6(4) / 7-6(3)
QUARTI D. Schwartzmann 6-4 / 6-4 / 6-2
FEDERER O CARREÑO? – Chiunque, davanti a degli scores del genere, affermerebbe: “Si tratta di un percorso slam di un top player, senza ombra di dubbio. L’assenza di set persi ne è la testimonianza”. “Fuochino” , risponderebbe qualcun’altro. Non stiamo parlando del Roger Federer o del Novak Djokovic di turno, ma di Pablo Carreno Busta. Il giocatore spagnolo, infatti, ha sorpreso tutti, raggiungendo la semifinale degli Us Open, prima della sua carriera, da considerare fino ad ora senza infamia e senza lode. Ciò che più colpisce, però, è la modalità con la quale l’obiettivo è stato raggiunto. Pablo ha stabilito un piccolo record personale: quattro dei cinque tennisti che ha battuto erano provenienti dalle qualificazioni, impresa mai verificatasi in nessun dei quattro slam disputati nella storia del tennis.
OPERAIO DEL TENNIS – Qualcuno potrebbe considerare tutto ciò un aiuto del destino ma, il diretto interessato, non è della stessa opinione. Queste alcune dichiarazioni rilasciate dopo la partita vinta ai quarti, contro l’argentino Schwartzman: “Per me è stato un match davvero speciale, giocare sull’Arthur Ashe contro Diego, un mio amico. Per me è una grossa opportunità essere nella semifinale di uno slam. Ho rivisto il mio match, devo ammettere di avere espresso un gioco molto solido”. Nascere in terra iberica, dove si hanno per compatrioti atleti del calibro di Nadal e Ferrer è, tennisticamente parlando, un fardello. Soprattutto se non hai un gancio mancino o se non sei dotato di una tenuta fisica invidiabile. Pablo è un giocatore umile, quello che alcuni potrebbero definire “operaio del tennis”. Facciamo un passo indietro.
CARRIERA IN REVIEW – Pablo Carreno Busta nasce a Gijon il 12 luglio del 1991. Sviluppatosi tennisticamente nell’accademia di Ferrero, dopo una brillante carriera nel circuito juniores (diventa numero 6 del mondo), riesce ad imprimere diversi sigilli anche in quello challanger, aggiudicandosi 6 titoli. L’esordio che conta, nel circuito ATP, arriva nel 2013. Tre anni dopo, nel 2016, si aggiudica i suoi due unici trofei, quelli di Winston Salem, battendo il connazionale Bautista Agut, e quello di Mosca, contro Fabio Fognini. Oggi, a 26 anni, Pablo è numero 19 della classifiche mondiali. L’exploit americano rappresenterà per lui un ulteriore incremento, sotto tutti gli aspetti. Un trampolino di lancio, sintomatico del fatto che forse ora, nel pieno della maturità tennistica, Pablo è pronto a spiccare il volo. Il sogno chiamato slam può ancora continuare, diventando ancora più suggestivo quando, in semifinale, si troverà ad affrontare Kevin Anderson. Ci sarà tutto da guadagnare e nulla da perdere.
Buena suerte Pablito!
Di Antonio Spanò
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