Flavia Pennetta oggi compie 32 anni. E stata la prima italiana ad entrare nella top ten WTA ed i suoi successi hanno aperto il ciclo vincente del tennis italiano in gonnella. A Flavia facciamo i nostri piu sentiti auguri.
di Lorenza Paolucci
Se ci chiedessero un sostantivo con cui definire Flavia Pennetta non ci penseremmo nemmeno un minuto: “araba fenice”. E’ questo senza dubbio l’epiteto che più la rappresenta. Nessuno come Flavia ha saputo rinascere tante volte dalle proprie ceneri, ancora più forte e brillante di prima. Nata a Brindisi il 25 febbraio di 32 anni fa, da piccolina si dilettava in diversi sport ma il tennis è sempre stata la sua vera passione, unico grande amore, anche perchè la racchetta era un tradizione di famiglia. Per questo all’età di 14 anni lascia casa per allenarsi al centro federale di Roma, perchè sa che quella sarà la sua vita, la sua vera vocazione. Non ha avuto Flavia esattamente un’ adolescenza da predestinata, da ragazzina vinceva poco, come ammette spesso lei stessa : “ero una sega”. A frenarla erano più limiti caratteriali che di gioco, che però l’hanno portata a maturare con il tempo, a non bruciare le tappe fino a diventare la campionessa che tutti conosciamo. La svolta arriva quando a circa 22 anni decide di lasciare l’allenatrice Barbara Rossi, la quale ha avuto il merito di aver “intaccato” le fondamenta della tennista azzurra, e di affidarsi a Gabriel Urpi ed alla scuola spagnola. L’amore, allora, con il collega Carlos Moya sembra essere stato fondamentale per l’emigrazione di Flavia in terra iberica e mai scelta fu più azzeccata. E’ in Spagna che la Pennetta compie il salto qualità, Urpi le sporca un gioco che appariva troppo pulito e prevedibile e la porterà ad entrare nell’agosto 2009 tra le prime dieci del mondo, prima italiana di sempre. Da allora si accenderanno i riflettori sul tennis italiano in gonnella e sul personaggio Pennetta, tennista da copertina ma sempre piuttosto lontana da gossip e mondanità. La specialità di Flavia sembra stare nella sua normalità che la rende apprezzabile a tutti: uomini e donne, bambini, adulti e ragazzi. In più è carina e questo si sa non guasta mai. I successi di Flavia “punzecchieranno” anche le colleghe e apriranno di fatto il ciclo più vincente del tennis nostrano. Dietro alle vittorie dell’atleta però ci sono le gioie, i dolori e le ambizioni di una donna. La scalata verso l’olimpo del tennis è passata da un’operazione al tendine del polso sinistro che le costò, nel 2007, lo scivolone al n. 92 del mondo, unita ad un’altra ferita, questa volta al cuore, per la fine dolorosa e rocambolesca della storia con Moya. La delusione d’amore la spinge necessariamente a mettere da parte il progetto, che sembrava imminente, di diventare mamma e ne tira fuori l’orgoglio da campionessa. Così inizierà a spaventare le più forti del mondo, a giocarci alla pari, a portarne a casa gli scalpi e sarà un vizio che Flavia non perderà mai più. Nel 2011 è la spalla destra a darle noie. Cade, si rialza ed agli Us Open batte la Sharapova prima di incappare nella più grande delusione della sua carriera, la sconfitta contro un’acerba Angelique Kerber che le spezza il sogno di una semifinale Slam. Sembra essere l’ultimo acuto per Flavia che l’estate successiva è costretta ad arrendersi a i capricci dell’altro polso, il destro, ed a 30 anni suonati in molti ne prospettano la fine. Invece dopo l’operazione torna in campo, è il marzo 2013, perde male e spesso, scivola al n. 185 del mondo, ammette di pensare al ritiro a fine stagione, perchè a lei non interessa di certo giocare i tornei Changeller. A settembre però torna nella sua casa tennistica, New York, un anno dopo l’intervento al polso, e li nel suo slam ritrova se stessa. Conquista finalmente un posto tra le prime quattro di un Major e torna prepotentemente tra le grandi. Il resto poi è storia recente. I quarti agli Australian Open, la vittoria contro Agnese Radwanska, sono la dimostrazione che la Pennetta 2.0 va più forte di quella giovane e promettente. I sogni della campionessa sono ancora lì, pronti ad essere realizzati, per quelli della donna ci sarà tempo, il futuro papà dei suoi figli dovrà aspettare ancora un po’.