“Il mio film preferito è “Il Gladiatore”, un altro come me che non si arrendeva mai”
Rafael Nadal
L’essenza dell’uomo e del tennista Rafael Nadal. Un ragazzo proveniente dalla piccola ciudad di Manacor che nel tempo ha conquistato il mondo, convertendosi da gracile ragazzino delle Baleari in un gladiatore in missione per la sua patria, che oggi, a 31 anni, ha ancora una fame pazzesca di vincere. In seguito alla vittoria di poche ore fa a Parigi-Bercy contro Hyeon Chung per 7-5 6-3, il toro spagnolo concluderà ufficialmente il suo magnifico 2017 alla posizione numero 1, vetta (ri)conquistata lo scorso agosto durante l’estate americana. Una vittoria arrivata grazie alla solita solidità di Rafa, voluta fortemente nel secondo turno dell’ultimo ATP 1000 contro il tennista sudcoreano 21enne, che peraltro parteciperà alle Next Gen ATP Finals di settimana prossima a Milano. Una vittoria cercata per due motivi: avanzare in un torneo mai vinto come quello del quartiere parigino e, soprattutto, mettere al sicuro il primo posto, grazie ai 90 punti messi in cascina questo pomeriggio. Dopo il bye ricevuto al primo turno, Rafa, tornato in campo in seguito al forfait dato al torneo di Basilea, vinto da Roger Federer, ha mostrato subito un’ottima forma, ritornando pimpante e sano dopo i problemini al ginocchio occorsi in quel di Shanghai, ove è uscito sconfitto sempre contro lo svizzero. Un primo set tirato, ricco di break, come quello decisivo sul 6-5 per il maiorchino, quando l’inesperienza del giovane asiatico si è sentita al momento di servire per portare la partita al tie-break. Nel secondo, Chung non ha avuto la forza di ripartire dopo un buon primo set, perdendo 6-3: servizio e coraggio sono da migliorare per il 21enne sudcoreano, anche in ottica Milano. Al prossimo turno, Pablo Cuevas, in un incontro che sarebbe stato perfetto per un torneo su terra rossa: mai come quest’anno, considerando la propria forma e l’assenza di rivali competitivi, Rafa può portare a casa un torneo che è una vera e propria chimera per il classe ’86, aspettando la maledizione Finals. In occasione dell’ennesimo record conquistato da Rafa, è doveroso ripercorrere le tappe più importanti della gloriosa carriera de “The King of Clay”
I PRIMI ANNI DI VITTORIE E LA LEGGENDA CON ROGER FEDERER – Il giovane Rafa inizia vincendo il trofeo in Francia ad appena 19 anni, nel 2005, battendo Mariano Puerta, diventando così il terzo giocatore a vincere uno Slam alla prima partecipazione dopo Mats Wilander nel 1982 ed Andre Agassi nel ’95, ed il primo teenager dai tempi di Pete Sampras nel 2000 allo Us Open. Nei successivi 3 anni, arriveranno altre finali e altrettante vittorie, sempre sullo stesso rivale: Roger Federer, che mentre in quei anni dominava sull’erba a Wimbledon e comandava la classifica ATP, al Roland Garros non riusciva a mettere il sigillo sull’unico slam mancante, che arriverà esattamente un anno dopo, proprio con gli inizi dei problemi dell’eterno amico-rivale. Proprio tra l’elvetico e lo spagnolo, ci sono state partite memorabili, sfociate nell’epica, un bilancio di 37 match, in cui conduce il toro di Manacor per 23-14; i due si sfidarono per la prima volta nel 2004, a Miami, periodo nel quale iniziò il dominio Federer, sconfitto al primo incrocio in due set dal terraiolo maiorchino, allora n.34 al mondo. Hanno occupato dal luglio 2005 all’agosto 2009, le prime due posizioni nel ranking, come nessuno mai, con Federer, ad aver occupato la testa della classifica per 237 settimane consecutive, diventate 302, mentre il rivale, che ha ripreso la vetta lo scorso agosto, per un totale di 145 settimane. Una rivalità così accesa quanto amichevole, apprezzata dal pubblico e considerata dai migliori critici, come la più avvincente della storia del tennis. Partite straordinaria, spesso perse da Roger, ma che rimarranno per sempre nella memoria degli appassionati: come quella di Roma nel 2006, in uno stadio Pietrangeli convertitosi in una bolgia, i due diedero vita ad una partita indimenticabile, con la vittoria di Nadal al 5° dopo essere stato sotto 4-2 nello stesso set, annullando peraltro due match point allo svizzero, per il quale Roma, resta una chimera. Ma, naturalmente, quella più importante, Leggendaria, epica, è quella del 2008, a Wimbledon, dopo che anche quella del 2007, era terminata al 5°, ma un maturo Federer vinse sul Court 1, in attesa del tetto al Centrale, raggiungendo Borg, con 5 vittorie consecutive: questa volta era Nadal a voler emulare lo svedese, con una doppietta France Open e Wimbledon che mancava dal 1980, ma dopo i primi due set vinti dallo spagnolo, la Provvidenza e la pioggia vennero in favore di Roger, che tornato in campo dopo 80 minuti, vinse due tie-break, annullando match point, ma al momento del dunque, i nervi di Nadal tennero. 6-4, 6-4, 6-7(5), 6-7 (8), 9-7: il dominio spagnolo poteva iniziare.
“Questo è il più grande match che abbia mai visto”
John McEnroe
CONSACRAZIONE – Dopo le vittorie tra il 2004 e il 2008, Rafael Nadal era pronto a prendersi la scena del tennis mondiale, soprattutto dopo aver battuto già varie volte il dominatore di quel periodo del circuito e dando vita ad una nuova rivalità con Novak Djokovic. Già in 4 anni, era il più forte sulla terra rossa, a 22 anni, con 5 anni in meno di Roger, il tennis aveva già trovato il degno erede; il 2008 infatti, per Rafa rappresenta un anno d’oro, la doppietta Francia-Inghilterra, l’oro olimpico a Pechino, e la Coppa Davis, seconda dopo quella di 4 anni prima. Il nuovo numero 1 al mondo aveva vinto tutto, certo sul cemento non era un astro, ma così giovane, mai nessuno aveva vinto così tanto, detenendo così tanti record già così giovane: sembrava costruito apposta per rovinare i piani e limitare i successi del giocatore più forte della storia del tennis. Quegli anni Rafa era un animale da campo, uno squalo affamato, che appena vedeva un po’ di rosso, cominciava a correre e lottare come su un ring, grazie a corsa e forza fisica che lo rendono, l’atleta più imponente della storia. L’anticamera di Roger, nato per distruggerlo, sportivamente parlando, basando tutto su un carattere forte e difficile da scomporre, fatto di sacrifici e lavoro psico-fisico, diventato dogma, anche nella sua nuova Academy a Manacor. Dopo un anno sabbatico, “avaro” di soddisfazioni, ma in cui vinse comunque il suo unico Australian Open, altro match epico contro Federer, e la Coppa Davis, nel 2010, Nadal si ripresenta con un look più “tennistico” ed elegante, ma più inferocito ed affamato che mai, che lo porteranno a conquistare, di nuovo, la vetta, dopo che l’anno precedente Federer, aveva partecipato a tutte e 4 finali Slam, ma non riuscendo a fare en plein, per via dei ragazzi terribili come Nadal, e il classe ’88, Juan Martin Del Potro. Da molti giudicato come l’anno migliore del campione spagnolo, nel 2010 vinse ben 7 titoli, non certo la stagione più prolifica, dato che la più vincente resta quella del 2005, ma nell’anno del ritorno dai lievi infortuni, Nadal vince ben 3 Grand Slam, diventando l’unico uomo, insieme ad Andre Agassi, a completare il Golden Career Slam, che riesce a conquistare 4 Slam e la medaglia d’oro nell’arco di 4 anni; nel circuito femminile invece le uniche a riuscire nell’impresa, sono state la signora Agassi, Steffi Graf, e Serena Williams. L’Australian Open fu vinto da Federer, mentre Nadal, finalmente, si affermò per la prima volta anche a New York: lo spagnolo era tornato a macinare punti e vittorie, perse la finale ATP Finals, chimera fin qui della sua stellare carriera.
GLI INFORTUNI E IL RITORNO – Lo spagnolo, dopo anni al top, patisce diversi infortuni, che comunque lo portano alla vittoria del Roland Garros del 2011 e il 2012, ma il maiorchino non è più pimpante e straripante come gli anni addietro, anche e soprattutto per l’ascesa al trono di Nole nel magico 2011, che concluderà il Career Slam dopo 5 anni, prima del suo declino che lo ha portato al momentaneo allontanamento dal mondo del tennis. Rafa inizia ad avere vari problemi, soprattutto alle ginocchia, che gli fanno saltare vari tornei o uscire prematuramente da diverse competizioni, così che la sua presenza si affievolisce nel circuito, ma naturalmente, sulla terra, territorio di battaglia per lui, continua a dominare, salvandogli la stagione. Dopo due stagione con qualche alto e basso di troppo, nel 2013 torna più forte di prima, con qualche problemino certo, ma la forma fisica che ha nella primavera “rossa” è sempre notevole, vincendo Barcellona, Madrid, Roma e Roland Garros dopo l’epica semifinale vinta 9-7 al 5° su Nole, vincendo contro il lavoratore Ferrer, con l’8° sigillo su 9 partecipazione: fantascienza. Già perché il rapporto tra Rafa e il suo feudo parigino è fatto di amore e emozioni, che con il tifo, lo rendono imbattibile, anche quando non in condizioni ottimali come il post 2010. Un’altra motivazione potrebbe essere anche il tempo, sempre controverso a Parigi, che contribuiscono a rendere la terra lenta, più del solito, favorendo un giocatore come Rafa che ama la continuità, a differenza degli altri giocatori, soprattutto che amano giocare la palla “piatta”: non a caso gli unici da 12 anni a questa parte ad espugnare il Court Philippe Chatrier, sono stati fenomeni come Federer e Djokovic, più il solito outsider, purtroppo mai continuo, Stanislas Wawrinka. Considerato come uno dei suoi anni migliori, concluse l’anno di nuovo da primo, con la vittoria del 2° US Open e la finale persa alle Finals, con 10 titoli tornò al top della forma. Il rientro nel circuito del 2014, è un po’ travagliato, come lo era stato quello del 2011, con la finale persa all’AO contro Wawrinka e l’ennesimo successo a Parigi, prima di un’estate travagliata, ricca di infortuni e forfait a US Open e Barclays Finals.
ANNI BUI E UNA NUOVA RINASCITA – Il suo ritorno in campo è problematico, esce ai quarti a Melbourne, perde da Fognini a Rio, bestia nera nell’anno dell’Expo a Milano, uscendo anche ai quarti di Roma, perdendo l’occasione di vincere l’ottavo titolo. Nell’anno peggiore, al Roland Garros colleziona la seconda sconfitta in carriera per mano di Djoko, che perderà da Stan The Man in finale, mentre Rafa andrà scivolando alla decima posizione dopo 11 anni. L’anno si concluderà senza Slam, ma sopratutto senza Masters 1000, di cui il serbo invece ne fa incetta, con Nadal che perde inoltre per la prima volta da un vantaggio di 2 set avanti, dall’italiano Fabio Fognini, ancora. Il 2016 è leggermente migliore di quello precedente, ma le delusioni non mancano come a Doha o a New York, oltre al forfait a Londra, compensate con le vittorie di Barcellona e Monte-Carlo, con la medaglia d’oro in doppio maschile a Rio de Janeiro nelle Olimpiadi, diventando il primo a vincere i 4 slam, Davis, e medaglie d’oro in singolo e in doppio, con Marc Lopez; è protagonista inoltre, della partita più bella ed emozionante vinta da Juan Martin Del Potro dopo 3 ore di gioco. La fine della stagione è triste, concludendola anzitempo, con lo spagnolo e Federer per la prima volta fuori dai top 5 dopo anni… Ma quando la fine per entrambi sembrava vicina, con infortuni e ruoli da vecchi bolliti, non riuscendo nemmeno a fare nemmeno due palleggi all’inaugurazione dell’accademia del neo n.1 al mondo. I due, clamorosamente, complice le uscite anzitempo dei dominatori degli ultimi anni all’Australian Open, si ritrovano, a distanza di 6 anni dall’ultima finale Slam, in finale, nel loro 35° incontro, vinto dal 35enne con la testa di serie numero 17, al 5° set, in un match non spettacolare, ma epico per significato di immortalità e dedizione di queste due leggende. L’anno prosegue, e Nadal perde ancora da Federer sia a Indian Wells che a Miami, ma oltre l’elvetico, Muller, Querrey e Thiem, Nadal non sarà più battuto. Infatti la stagione, ancora da concludersi, porta con sé il tris di 10 sui feudi preferiti, vincendo anche Madrid e fermandosi in semifinale a Roma. A Wimbledon viene fermato dal lussemburghese nella sua partita della vita vinta al 5° 15-13, ma l’estate porta con sé dolci novelle, con il ritorno al n.1 e la vittoria degli US Open. L’estate americana porta in dote nuovi traguardi: a Cincinnati, pur uscendo ai quarti contro Nick Kyrgios, che poi perderà in finale da Grigor Dimitrov, torna per la quarta volta numero 1 al mondo. Il campione spagnolo torna a New York come testa di serie numero 1, con la possibilità di sfidare Roger Federer in semifinale, in quanto #3 del seeding. L’elvetico esce di scena prematuramente ai quarti contro Del Potro, schiantato dal maiorchino, che giunge in finale dopo un torneo perfetto, o quasi: la finale è la solo la ciliegina sulla torta contro il miracolo Kevin Anderson. Rafael Nadal conquista il 16° Slam in carriera e il 2° dell’anno, dividendosi equamente i Major con l’eterno rivale. Proprio il Fedal si presenta alla Laver Cup in autunno a Praga, con il Team Europa portato in trionfo proprio da The King contro Nick Kyrgios, portando a casa il 13° punto contro Resto del Mondo. Alla O2 Arena ceca inoltre, tutto il mondo ha avuto la possibilità di ammirare il doppio formato dagli eterni rivali, che hanno vinto al super tie-break contro i giganti Jack Sock/Sam Querrey. I successi continuano ad arrivare: dopo la Laver Cup, Rafa si presenta a Pechino, dove trova il 75° trofeo in carriera contro Kyrgios, a 12 anni di distanza dal primo successo asiatico. In Asia arriva la terza vittoria consecutiva su Dimitrov, prima di fermarsi, ancora, per la quinta volta consecutiva contro Roger Federer a Shanghai, uno dei pochi trofei mancanti. Ora gli ultimi due tornei della stagione, che non sono ancora presenti in bacheca: che sia la volta buona? Altri record sono da conquistare, a Rafa le prossime mosse…
NELLA STORIA- Con il successo odierno, Rafa Nadal è sicuro di concludere in vetta la stagione in corsa. Nadal, a 31 anni, compiuti lo scorso 3 giugno, era già tornato n.1 il 28 agosto scorso soffiando il trono ad Andy Murray, ma per gli annali è chiudere la stagione al vertice che conta veramente. Gli era già capitato nel 2008, 2010 e 2013, e già con questi dati, lo spagnolo è da record perché nessuno ci era mai riuscito a nove anni di distanza. Nadal inoltre è il più anziano n.1 ’end year’ da quando esistono le classifiche computerizzate (dal 1973), oltre che l’unico over 30 a riuscire nell’impresa e l’unico ad aver riconquistato tre volte il primato. Qualcosa di epico, soprattutto se si aggiungono i dati stagionali: 6 titoli conquistati, 2 Slam portati a casa e la resurrezione del duopolio Fedal. Certezza matematica con la vittoria su Chung: 10555 punti contro 9005 di Roger, che anche se dovesse vincere le Finals, non potrebbe tornare in vetta. Un anno tra i migliori, come quelli del 2008, 2010 e 2013, gli anni peraltro dell’egemonia ATP. Quattro stagioni da dominatore, come John McEnroe (1981, 1982, 1983 e 1984), Ivan Lendl (1985, 1986, 1987 e 1989) e Novak Djokovic (2011, 2012, 2014 e 2015). Meglio solo Sampras (6 volte di fila), Connors (5 volte di fila) e Federer (5 volte tra il 2004 e il 2009). Se Sampras e Federer erano riusciti a riconquistare la vetta dopo 5 anni dalla prima volta, nel ’93 la prima volta sul trono per poi tornare nel ’98 per Pete, 2004- 2009 invece per l’elvetico, Nadal ha fatto meglio. Con questa ennesima impresa, non sono più 5, bensì 9 gli anni trascorsi tra il primo dominio di Rafa (2008) e questo ultimo (2017): un nuovo record è stato scritto. Nei premi 3 interregni, Rafa è rimasto in vetta per 141 settimane, ma da agosto al prossimo gennaio, essendo sicuro della prima posizione almeno fino a Brisbane, ammesso che Roger vinca a Londra, Rafa rimarrà come minimo 20 settimane totali in vetta. Con 161 settimane sul trono ATP, Rafa è tra i primi 7 di sempre in termini di dominio settimanale in classifica. Davanti a sé: John McEnroe (170), Novak Djokovic (223), Jimmy Connors (268), Ivan Lendl (270), Pete Sampras (286), Roger Federer (302). Se l’americano sembra raggiungibile, l’elvetico è lontano anni luce: ora che la leggenda è rinata, ci sono nuove battaglie da affrontare, sia per Rafa, è un traguardo impossibile come quello di raggiungere il record di Roger, che di contro vuole essere il più anziano a riconquistare la vetta, record appena superato dallo spagnolo. Al 2018 per questa nuova sfida, in attesa della conclusione dell’ultimo atto del 2017 alla O2 Arena…