Se fallirò e rinuncerò , pensate che riuscirò ad alzarmi? No…ma se cadrò e proverò ancora, ancora e ancora…troverò la forza
-Nick Vujicc
Chi può dirlo più forte del direttore di Life Without Limbs? Il predicatore australiano, di origine serbe, soffre di una malattia rara, la tetramelia, che ha fatto nascere Nick privo di arti. Nonostante ciò, il nativo di Melbourne non si è mai arreso, rialzandosi e continuare ad andare avanti oltre le difficoltà. Never Give Up. Il motto di persone che attraverso la forza di volontà e l’appoggio dei famigliari, va avanti, oltre i problemi. Ed è un po’ come la storia del lituano Ričardas Berankis, naturalmente con le dovute proporzioni, classe ’90, che non si è mai arreso per inseguire il proprio sogno, andando oltre gli infortuni e i drammi che lo hanno coinvolto.
GLI INIZI- Ričardas Berankis nasce il 21 giugno 1990 a Vilnius, in Lituania, dove tutt’ora risiede, spostandosi tra il paese proto-indoeuropeo, e la Florida , a Bradenton precisamente. “Rycka” ha iniziato a giocare a tennis all’età di due anni, seguendo la passione della famiglia, trasmessagli dalla sorella, oggigiorno coach, e dalla madre Jelena. Il padre è un tassista in Lituania, e Berankis jr., continua ad essere umile, gli piace pescare nei laghi “di casa”, e generoso come da giovane, aiutando la famiglia. I tanti viaggi lo hanno portato a parlare bene inglese: d’altronde si allena negli States, sempre assistito da Remigijius Balzekas, sin da quando aveva 9 anni. La carriera professionistica di Ričardas inizia ben presto, al torneo Future di Vic, dove raggiunge il secondo turno, perso da Carlos Rexach-Itoiz. Nell’altro suo torneo del 2006 perde al primo turno. Il lituano si distingue subito per il sacrificio e la dedizione che mostra nei confronti della sua più grande passione. Il 2007 è l’anno dell’esplosione a livello giovanile: il primo sigillo arriva in Portogallo, ma la stagione si chiude con il botto, con i successi agli US Open e all’Orange Bowl infatti, conquista la vetta juniores. Il 2008 è un anno di transizione tra il circuito giovanile e quello professionistico: Berankis inizia l’anno negli Stati Uniti ottenendo una semifinale e un quarto nei primi due tornei Futures a cui prende parte. Perde poi al primo turno delle qualificazioni di Delray Beach, suo primo torneo ATP. Conquista poi un altro quarto in un Future in Texas prima di tentare, invano, di entrare nel tabellone principale di Miami, attraverso le qualificazioni, ma perde al primo turno. Gioca poi quattro Challenger ottenendo tre secondi turni, prima di prendere parte a torneo di Varsavia dove passa le qualificazioni ma perde al primo turno del Main Draw. Ottiene poi a luglio una wild-card per Umago, in Croazia, dove perde al primo turno da Fabio Fognini. Tenta ancora le qualificazioni agli US Open perdendo al turno decisivo da Björn Phau. La stagione di apprendistato, con i primi approcci al tennis professionistico, sono importanti per l’anno successivo del lituano, che prende parte a ben 3 finali, perdendole, ma facendo crescere ulteriormente il classe’90.
L’EXPLOIT E I PRIMI PROBLEMI- A 19 anni, il grande tennis è alle porte, ma manca ancora un tassello per fare l’ultimo, importante, passo: infatti, nel 2009, raggiunge subito la finale Future a Stoccarda, perdendo in 3 set, partecipa alle qualificazione senza successo, a Doha, per poi collezionare le prime presenze in Coppa Davis. L’anno procede bene, con il grande Challenger disputato a Karshi, dove vince 7 match consecutivi prima della sconfitta in semifinale contro Ivan Sergeev. Ma l’Asia porta bene al lituano, con la finale del Future ad Istanbul, dove n’esce ancora sconfitto. A ottobre e novembre partecipa a sei tornei Challenger americani, passando le qualificazioni due volte e perdendo una volta a primo turno e una volta nelle semifinali, in entrambi i casi da Michael Russell. Chiude l’anno con la finale al torneo Futures della Repubblica Dominicana, a Santo Domingo, persa contro il padrone di casa, Víctor Estrella, attuale n.80 al mondo e classe ’80. Ma gli atti conclusivi persi non scoraggiano affatto il lituano, che nel 2010 vive un’altra grande annata, coronata dai primi successi: nel 2010 diventa il più giovane giocatore (20 anni) alla fine di quest’anno ad entrare in Top 100 e il tennista della Lituania con la più alta classifica nella storia delle classifiche ATP dal 1973 .La stagione di Berankis si conclude con un record di 24-12 nei Challenger con due titoli e due grandi vittorie negli Slam. Nel primo mese di stagione, qualificato a Sao Paulo Challenger, raggiunge i quarti, seguito dalle semfinali a Salinas Challenger. Nel mese di febbraio si qualifica a San Jose, diventando il primo nativo lituano a raggiungere un quarto di finale di un torneo ATP vincendo contro Ginepri e Phau, prima di perdere contro il n. 11 Fernando Verdasco. In marzo, gioca in Davis Cup contro la Gran Bretagna e portando il suo paese a una vittoria con una doppia di vittoria in singolare. In giugno, vince il Challenger in erba di Nottingham contro Go Soeda e per poi qualificarsi a Wimbledon, sconfiggendo Ball in quattro set prima di cedere al turno successivo al #30 Feliciano Lopez in quattro set. In agosto, perde la finale di Vancouver contro l’israeliano Sela: poi, si qualifica all’US Open, sconfiggendo Sweeting prima di perdere 7-5 al quinto set contro il n. 15 Melzer. Chiude la stagione con i quarti a Bratislava e il titolo nel ricco Challenger di Helsinki sconfiggendo Michał Przysiężny. Chiude il 2010 con la posizione 85, con un balzo di 200 posizione, facendosi notare come tra i migliori prospetti ATP. Il 2011 si apre sotto ottimi auspici, grazie al terzo turno agli Australian Open – il primo della carriera in uno Slam – ed al bis dei quarti a San Jose, venendo eliminato in due set per mano di Milos Raonic. Poi, dopo aver tolto un set a Roddick a Memphis, il primo segnale d’allarme: il ritiro contro Verdasco al secondo turno a Indian Wells. Rycka gioca comunque Miami, ma finisce con la schiena bloccata contro Feliciano Lopez. E deve restare fermo quattro mesi perché ai dolori alla schiena si aggiungono problemi all’anca e all’inguine. Fatica nell’estate sul duro Usa: conclude l’anno con una finale, persa, a Bratislava così scende oltre la posizione numero 150. Nel 2012 una nuova operazione all’inguine, a marzo ritarda ancora il suo rientro sul circuito, tanto che gioca la sua prima partita a livello ATP solo a luglio, a dodici mesi dall’ultima. Proprio durante l’estate americana, risale la china, con la finale, persa, al Nielsen Pro Tennis Championships, a Winnetka, contro John-Patrick Smith. Subito dopo, va a Los Angeles, dove parte dalle qualificazioni e arriva per la prima volta nei quarti di un 250, ma ad Atlanta fa ancora meglio e gioca la sua prima finale in carriera, diventando il primo lituano a riuscirci, in cui però raccoglie solo due game contro Sam Querrey. Raggiunge altri due quarti di finali, a San Pietroburgo, dove perde da Martin Klizan, futuro vincitore del torneo, e a Stoccolma. Riesce a vincere per la prima volta 10 match a livello ATP.
SPINTA MOTIVAZIONALE- Il tennista lituano, dopo 3 anni in positivo, ha vissuto tanti bassi e pochi alti. Tante operazioni e pochi tornei: un giocatore tanto promettente quanto sfortunato, che ogni qual volta è tornato in campo, dopo poco è stato spesso costretto a fermarsi per mesi, però, senza mai perdere la solita forza di volontà che lo contraddistingue. Nel 2013 fa pochi tornei, riuscendo comunque a conquistare tre quarti di finale negli USA, a Delray Beach, Houston e Winston-Salem, con il terzo turno agli AO e il buon Challenger ad Helsinki. Ma il periodo negativo, continua, con vari infortuni all’inguine che gli impediscono di continuare a giocare come sa, ma nonostante ciò, ci riprova, con una motivazione in più: ricordare il suo migliore amico. Il giocatore lituano infatti, è come se fosse spinto da una forza “sovrumana”, dal legame che aveva con il figlio del suo storico coach, con il quale aveva un sentimento fraterno. Infatti, il rapporto tra Berankis e il coach con il quale si allena da quando aveva 9 anni, è come un’amicizia tra padre e figlio, fortificata dall’episodio che sconvolse i due nel lontano nel 2005, quando Aivaras, il figlio di Balzekas è morto in un incidente stradale, investito da un guidatore ubriaco a Miami, dove frequentava l’università. Da quel momento, il classe ’90 indossa sempre il suo anello inserito in una collana che indossa sempre, proprio per ricordare suo “fratello”, che lo accompagna sempre e gli dà la forza di continuare, dedicandogli ogni singola vittoria, come se fosse ancora lì con lui in ogni match. In 12 anni, Berankis ha vissuto bei momenti, ma soprattutto tanti infortuni, che ne hanno minato le gioie e i successi: nel 2014 riesce a rivivere qualche gioia, con l’approdo in top 100 per la seconda volta in carriera, grazie ai quarti di Mosca e la prestigiosa vittoria contro Milos Raonic, riuscendo a conquistare per la prima volta a battere un Top 10.
RINASCITA E RICADUTA- Nel 2015 il lituano finì alla fine della stagione alla posizione n.85 in classifica ATP. Per la quarta stagione consecutiva, raggiunge la doppia cifra di vittorie ATP. La stagione è anche quella del primo titolo ATP in carriera, il primo in assoluto in doppio, con Tejmuraz Gabašvili a Houston (battendo Bryan / Bryan nei quarti e Huey / Lipsky in finale con un doppio 6-4). L’ottima stagione prosegue a Atlanta e Washington contro John Isner ai quarti di finale; risultato raggiunto anche a Zagabria perdendo da Seppi 7-6 nel terzo. Nei Grand Slam, è di certo la miglior stagione, con il secondo turno all’Australian Open sconfitto da Kevin Anderson, a Wimbledon sconfitto da Marin Cilic 7-5 al quinto e US Open sconfiggendo Joao Sousa 7-6 al quinto per poi perdere da David Goffin in 5 set. La stagione si conclude con il 5 ° titolo in carriera di Challenger a Ortisei. Il 2016 è uno degli anni migliori: infatti, nella stagione passata, il lituano raggiunge quel best ranking che era diventato una maledizione, raggiungendo la posizione n.50. Risultato ottenuto grazie alla semifinale, la seconda ATP, a Memphis, ma anche la vittoria che gli ha dato fiducia a Basilea contro Milos Raonic, con le esperienze nel mezzo della terribile Olimpiade, 6-0 6-0 da Millman e dei problemi d’asma a Toronto. Ma i primi problemi tornano verso la fine del 2016, con dei fastidi all’anca, che lo costringono ad altri 4 mesi di stop nella stagione che sta per concludersi: precipitato alla posizione 244, il lituano torna a partecipare i primi turni degli Slam, eccetto a Melbourne, ma anche la conquista dell’ 8 ° titolo ATP Challenger Tour a Shymkent in Kazakistan, oltre la finale persa da Lu a Jinan. Ora gli ultimi tornei, come quello in corso a Mosca, dove è riuscito a partecipare grazie al ranking protetto e in cui domani disputerà la seconda finale ATP in carriera dopo la rimonta odierna ai danni del più quotato Adrian Mannarino. Domani, sfiderà, ancora da sfavorito, uno dei più in forma dell’ultimo periodo: il bosniaco Dzumhur.
ASPETTATIVE- Ora che il lituano sembra aver un po’ di quiete con i propri infortunati, può concludere la stagione senza pressioni, con l’obiettivo di ottenere punti e risalire, dopo essere sceso alla posizione 169. Un giocatore così talentuoso, dal gioco vario e dal diritto solido, deve avere la possibilità di esprimersi come sa, come fatto l’anno passato, prima dell’ennesimo infortunio. A 27 anni Rycka può ancora dire la sua, con una motivazione in più: rendere onore e ricordare suo fratello Aivaras. Appuntamento al 2018 allora Ričardas, con la promessa di tornare quel “Most Improved Tennis Player” del 2010 per far sognare un paese e provare “ancora, ancora, ancora” per trovare la forza!