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L’eterno ritorno di Juan Martin Del Potro

UN ALTRO RITORNO – “Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione”. Appena tre mesi fa il futuro di Juan Martin Del Potro nel circuito appariva alquanto incerto: reduce da tre operazioni al polso e una pausa dall’attività agonistica lunga ventiquattro mesi (intervallati dalle fugaci e fallimentari apparizioni di inizio 2015), nella prima parte della stagione le prestazioni (e i risultati) della Torre di Tandil non erano troppo incoraggianti. Le mancanze del rovescio bimane (storicamente il colpo meno forte, ma mai così deficitario) condizionavano pesantemente la resa complessiva dell’ex campione Slam, incappato in nette sconfitte contro Sam Querrey, Horacio Zeballos, Philipp Kohlschreiber e Lucas Pouille. Ai Giochi Olimpici di Rio, in maniera inaspettata, avviene però la rinascita: “Palito” ritrova l’antico ardore e brutalizza il numero uno al mondo Novak Djokovic a suon di accelerazioni di dritto; rispolverato un colpo quasi anacronistico per il tennis moderno (il back di rovescio), elimina un altro dei “fab four”, Rafael Nadal, in semifinale, prima di arrendersi – in una partita giocata su ritmi altissimi – al cannibale Andy Murray.

UN SOGNO CHIAMATO INSALATIERA – Il destino, assai beffardo nei suoi confronti, gli offre stavolta un’immediata occasione per vendicare lo smacco: in semifinale di Coppa Davis, l’amata Argentina affronta la Gran Bretagna dello scozzese aspirante al trono. Nel match di apertura, a Glasgow, “Delpo” aggiunge una tacca al proprio fucile, uscendo vittorioso dalla battaglia (6-4 5-7 6-7 6-3 6-4) contro Andy Murray. Il week-end di Davis prosegue con le (scontate) affermazioni dei fratelli Murray nel doppio (ai danni di Leo Mayer e lo stesso Del Potro) e di Andy Murray sull’inerme Guido Pella che pareggiano i conti. Il tennista di Tandil, svuotato dalle due partite ravvicinate, è costretto ad alzare bandiera bianca per il singolare decisivo, ma un sorprendente Leo Mayer batte il talentuoso Daniel Evans e regala all’Argentina la sua quarta finale. Tra un mese, Del Potro dovrà trascinare i suoi compagni verso un traguardo troppe volte sfiorato e mai raggiunto; ospiti della Croazia di Marin Cilic e Ivo Karlovic, in un fine settimana che si preannuncia infuocato (“Sarà una sfida che conterà molto sul piano emotivo per me e per il mio Paese” ha dichiarato Delpo), gli argentini sono chiamati all’impresa per conquistare la prima insalatiera della propria storia.

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UN PREMIO ALLA SFORTUNA – Nel frattempo, Palito ha riassaporato la gioia di un titolo ATP (che mancava dal 2014): sotto il tetto della BNR Arenas di Stoccolma ha infilato uno dietro l’altro (non concedendo nemmeno un set) John Isner, Nicolas Almagro, Ivo Karlovic, Grigor Dimitrov e Jack Sock. Chiusa la stagione al numero 42 della classifica, l’ATP lo ha inserito fra i quattro candidati per il “comeback player of the year”, il premio assegnato per il “miglior ritorno dell’anno”. Se dovesse superare la concorrenza di Ivo Karlovic, Julien Benneteau e Florian Mayer (gli altri tre colleghi in lizza), Delpo vincerebbe il premio per la seconda volta (la prima nel 2011, rientrando – superfluo dirlo – da un infortunio) ed eguaglierebbe il record di un primatista della sfortuna come Tommy Haas. Premio o non premio, in questi tre mesi il circuito ha potuto beneficiare del ritorno in prima linea di un grande campione, un combattente che ha saputo alzarsi dopo l’ennesima caduta e che, dal prossimo anno, potrà tornare a competere per far scrivere “2” alla voce “titoli Slam”.

Davide Truglio

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