Ernests Gulbis, il vecchio-nuovo che avanza?

Semplicemente Gulbis, dagli esordi alle dichiarazioni, dalle passioni passando per i paragoni impossibili. I colpi e il futuro imminente.

Gli esordi

Roland Garros 2008. Quarti di finale. Un ragazzino di 19 anni. Un miraggio. Wimbledon dello stesso anno. Sfida al secondo turno contro Nadal. Ricordo qualcosa di quel match. Sprazzi di un ragazzino talentuoso. Gulbis strappò un set al campione spagnolo e lo portò nel terzo set al tiebreak.

https://www.youtube.com/watch?v=LloOohU9Yio qualche momento di quel match

Lodi, commenti entusiastici, futuro roseo davanti. Da lì al nulla in un attimo. 6 anni sono passati da quell’ottimo 2008. Mai più neanche un ottavo di finale Slam. Solo sconfitte al primo, al secondo, massimo al terzo turno, contro avversari nettamente inferiori.

Gulbis e le dichiarazioni

Tutti lo conoscono per dichiarazioni stravaganti e fuori dalla norma. Passerebbe 15 minuti della sua vita con Einstein, detesta i selfie (“Chiamiamole con il loro nome, fotografie”), fatica a digerire la noia suscitata da Federer in conferenza stampa (“Se penso alle banalità che dice in conferenza stampa mi si accappona la pelle”), ama follemente il gioco terraiolo alla spagnola (“Stavo giocando come un tennista spagnolo, due metri oltre la linea di fondo a fare niente”).

Diciamolo pure, ogni tanto la fa fuori dal vaso: “Spero che le mie sorelle non diventino tenniste professioniste. Una donna deve godersi di più la vita, pensare alla famiglia. Come fai a pensare ai figli se a 27 anni sei una tennista professionista?”. Neanche nell’Ottocento, Ernests.

O ancora “Ho speso tutto il montepremi del Roland Garros di quest’anno in un casinò in Lettonia”.

 Le passioni

Stoccolma 2009 vi dice nulla? Gulbis arrestato in compagnia di una escort. Avventure nei pub (“Non capisco la gente che esce la sera e non beve”) e tante belle e disinibite ragazze (attratte da lui o dai soldi?). Ernests è infatti figlio di un milionario lettone e di una celebre attrice teatrale. Un nome dovuto al grandissimo scrittore Ernest Hemingway, uno dei suoi autori preferiti oltre a Dostoevskij, Murakami (concordo, Ernests) e l’altro russo Pelevin. Ama l’Opera e si definisce “appassionato, ma non esperto” d’arte.

I paragoni impossibili

Quelli con un altro figo e dannato del circuito, Marat Safin. Si sono incontrati, due volte. Una all’Australian Open del 2008 e un’altra l’anno successivo, sul cemento di Los Angeles. Due vittorie di Marat. A ricordare che Ernests ne deve fare di strada per poter essere anche solo accostato a un grande e scostante come Safin. Non si può dimenticare la faccia di Sampras, nel 2000, dopo essere stato preso a pallate dal russo nella finale degli Us Open.

https://www.youtube.com/watch?v=u1h9luahA6Y il match a Los Angeles, video in serie

I colpi

Gran fisico. Rapido. Gran servizio, non al livello degli Isner, dei Karlovic e dei Raonic ma ci siamo quasi. Splendido rovescio, per sua stessa definizione “uno dei migliori del circuito”. Arriviamo al dritto. Efficace, sicuramente. Bello? Ehm, no. È un colpo su cui ha lavorato molto e che è molto cambiato negli anni. Nei primi anni di carriera era un colpo più bello, convenzionale e definitivo, oggi è esasperato e macchinoso.

https://www.youtube.com/watch?v=de0_gYAQ2eI ecco un bel video sull’evoluzione del suo dritto

Parliamo dell’oggi. Vedremo cosa combinerà questa settimana a Londra e poi a Wimbledon. Dovrà confermare i progressi. Ora è un top 10, per la prima volta in carriera. Grandissimi meriti al suo tecnico, l’austriaco Gunther Bresnik, che si occupa anche del giovane e talentuoso Thiem (a proposito, prima o poi Bresnik dovrà fare una scelta).

Gulbis, spiritoso e frizzante sì. Ma è ora di porre fine alla figura tragica dell’eroe decadente e far vedere sul campo, a lungo andare, quanto sai fare. Non basta una semifinale Slam.

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