Arrivava a Londra da numero 7 del mondo e 7 della race dopo una stagione su terra che non l’ha vista regnare come suo solito. Finale a Madrid, sconfitta all’esordio a Roma e quarti di finale a Parigi, risultati comunque sufficienti a riprendere quota nella race, ma che le hanno fatto perdere terreno dalla vetta del ranking vista la mancata difesa del titolo al Roland Garros. Difficile pensare poi che potesse trovare i più grandi acuti della stagione sulla superficie a lei meno congeniale, quella sulla quale aveva raccolto di meno fino a pochi giorni fa. Nel suo palmares relativamente a Wimbledon si contano una semifinale nel 2014 e poi i quarti di finale nel 2016 e 2017, tutti risultati arrivati in anni più proficui in generale. Il suo cammino due settimane fa è iniziato contro Aliaksandra Sasnovich, bielorussa artefice lo scorso anno dell’eliminazione più clamorosa del primo turno, con una grande vittoria ai danni di Petra Kvitova. Gestita non senza qualche problema, Halep si è trovata ad affrontare l’unica battaglia del suo torneo contro la connazionale Mihaela Buzarnescu, per la quale sono serviti tre set per poter approdare al terzo turno. Ad attenderla uno dei match più attesi, ma che si è rivelato molto più a senso unico del previsto, con Halep che ha lasciato appena 4 games alla ex numero 1 del mondo e campionessa Slam Victoria Azarenka, che sembra migliorare settimana dopo settimana ma non riesce ancora a tornare ai livelli prima della gravidanza. Ottavi di finale privi di insidie – per ora – contro la più bella sorpresa di questi Championships, la 15enne Cori Gauff, che ha provato fino all’ultimo a resistere ma la stanchezza si è fatta sentire da subito. Con un duplice 6-3 Halep è tornata ai quarti di finale dopo un anno di assenza e si è trovata davanti un’altra sorpresa, la 30enne Shuai Zhang, che dopo una grande partenza ha subito la rimonta di Simona, vittoriosa 7-6 6-1. Difficile immaginare anche una semifinale meno ostica, con la numero 8 del seeding Elina Svitolina, mai stata in semifinale in uno Slam prima e anche per lei davvero difficile immaginare che sarebbe stata qui la sua migliore performance in un Major. Un’altra partita a senso unico, una vittoria agevole per 6-3 6-1 e la prima finale raggiunta sui prati inglesi. Ad attenderla niente di meno che la 23 volte vincitrice Slam Serena Williams, finalista qui anche lo scorso anno, quando a pochi mesi dal rientro aveva già raggiunto la prima finale in un Major da mamma, facendo illudere di un ritorno più di successo di quanto non sia stato poi realmente. Sono comunque 3 finali Slam sui 6 giocati dal rientro, ma il tanto agognato numero 24 non è ancora arrivato, il sigillo che la separa da Margaret Court e della storia, anche se non sarà certo un numero a cambiare l’incredibile strapotere di questa atleta, che da 20 anni delizia spettatori di tutto il mondo e conquista i trofei più prestigiosi al mondo. Ma per quanto immensa, Serena non ha potuto davvero nulla contro una delle migliori versioni di Simona Halep mai viste.
Ci aveva perso solo una volta, alle WTA Finals del 2014, quando in poco più di un’ora la rumena aveva messo a segno la più importante vittoria della sua carriera ad allora, salvo subire molto presto la vendetta della statunitense nella finale dello stesso evento. Da allora, in quasi 5 anni, solo sconfitte per la rumena, compresa quella a inizio anno a Melbourne, una durissima battaglia di grande livello. Non si può dire lo stesso di questa finale.
Una Halep solida come poche volte si è vista si porta immediatamente in vantaggio di doppio break, entrambi mantenuti. Di lì a pochi minuti il primo set è suo per 6-2, con un bilancio di 8 vincenti e 2 errori, contro gli 8 vincenti e 10 errori dell’americana, che ha vinto appena il 25% dei punti giocati sulla propria seconda. Il secondo parziale inizia nel segno dell’equilibrio, mantenuto fino al 2-2, ma non è che un’illusione di una finale che non è mai davvero entrata nel vivo della lotta. Altri due break consecutivi per la rumena, che può lasciarsi andare alla gioia del secondo titolo Slam della sua carriera.
“Fa sentire così bene, lo volevo così tanto. Sono sicura che sia stata la miglior partita della mia vita, e inoltre su erba contro di lei non è mai semplice. Quindi sono molto orgogliosa del mio gioco oggi e dell’intero torneo”. Una Halep consapevole di aver dato il meglio di sé, giocando un grande torneo e una finale ai limiti della perfezione, senza mai consentire alla sua avversaria di riaprire il match. Anche Serena non può che concordare; “lei ha giocato in modo straordinario, congratulazioni Simona. Quando qualcuno gioca così devi solo toglierti il cappello e chinare la testa”. Oneste parole di ammirazione, le stesse sentite anche per Kerber e Osaka lo scorso anno. Difficile dire ora se ci sarà un’altra occasione di vederla giocare una finale Slam, ma finché riesce a rimanere in salute può aspirare a superare i record davanti a lei. Meno dubbi invece su Simona Halep, che avrà presto l’occasione non solo di vincere altri grandi tornei, ma anche di tornare in cima al ranking, lei che da agosto in poi non difenderà più nessun punto. È così che il tour ha ritrovato un’altra campionessa che faticava a tornare al successo – non vinceva un titolo da quasi un anno, quando si impose in Canada – e che ha scelto il torneo più magico al mondo per rilanciarsi e ripartire, per continuare a scrivere la storia del tennis rumeno, e non solo.