TALENTO E VOLONTA’ – “Credo di aver trovato un modo di mettere in relazione il tennis e la vita intorno a me. Ho iniziato a capire e il tennis mi ha fatto incontrare tante persone, mi ha mostrato esperienze che mi hanno portato a realizzare che il tennis non è tutto nella vita, ma sicuramente si trova in ogni singolo aspetto di essa”. Ecco il modo in cui ci piace pensare e presentare Gustavo “Guga” Kuerten, brasiliano di Florianopolis. Un uomo , prima che un tennista, che ha incontrato, sperimentato e guardato la vita attraverso il suo immenso amore per il tennis. Gustavo nasce il 10 settembre 1976 , figlio di un giocatore di tennis amatoriale e arbitro. Purtroppo, nel 1985, il suo papà Aldo morì di infarto, lasciando orfani Gustavo, Raphael e Guilherme. Quest’ultimo soffriva di paralisi cerebrale e la condizione di suo fratello, morto nel 2007, sarà per Gustavo ispirazione per il suo grande impegno verso chi è vittima di questa patologia. Guga, come era affettuosamente chiamato, inizia a giocare a 6 anni e , tra mille difficoltà da lui raccontate nella sua autobiografia “Guga, un brasiliano”, riesce a raggiungere i suoi primi successi. Suo allenatore sarà Larry Passos, prima amico di famiglia e poi coach.
IL CALVARIO DEGLI INFORTUNI- Purtroppo, il suo fisico usurato da un calendario fitto e massacrante , va incontro a molti e gravi infortuni. I suoi muscoli cedono più e più volte , e così le sue anche. Guga sarà costretto a diversi interventi chirurgici e, ancora oggi , porta i segni di quel calvario. “Non posso correre 100 metri in una strada dritta“, queste le sue terribili parole. La sua carriera conosce così un rapido tramonto. Il brasiliano solare, dai riccioli d’oro , sarà costretto a fermarsi , per sempre. Kuerten ottiene la sua ultima vittoria nel torneo di casa , a Florianopolis , nell’aprile del 2008 e chiude la sua parabola tennistica nel maggio di quello stesso anno, là dove aveva trionfato, ovvero al Roland Garros.Tutto finisce a soli trentadue anni e , osservando oggi un ranking pieno di ultratrentenni nelle prime posizioni, viene spontaneo chiedersi come ciò sia potuto accadere. La risposta è forse nello stesso pensiero di Guga, un pensiero crudo e diretto. Il ritmo di gioco cui erano sottoposti i giocatori allora ne ha, di fatto, falcidiato la carriera. Kuerten, su questo, non ha dubbi : “Sono sempre più convinto che , anno dopo anno, l’ATP ha spezzato il gruppo composto da me, Rios, Norman e Safin. Molti tennisti eccellenti hanno appeso la racchetta al chiodo”. Bellissimo ma breve, troppo breve; questo il cammino di Kuerten. Tuttavia, è lo stesso Guga a spazzar via ogni rimpianto. Il suo sorriso, lo stesso di sempre, lo accompagna ovunque. Un sorriso cui non si può rispondere se non con un infinito …Grazie.