Tennis del futuro: c’è anche Pouille

Quando si parlava di nuove leve, raramente veniva citato, affianco ai vari Thiem, Vesely, o ai giovanissimi Kyrgios, Kokkinakis e Coric. Difficile che qualcuno conoscesse anche solo il suo nome, prima che arrivasse a giocarsi gli ottavi di finale a Parigi contro il suo idolo Roger Federer.

E se anche dopo quella partita in molti si erano scordati in fretta di quel ragazzo francese di vent’anni, biondino e con la faccia da confezione della cioccolata Kinder, dopo la recente semifinale raggiunta ad Auckland e l’ottima partita giocata contro Monfils agli Australian Open, di sicuro l’attenzione degli appassionati di tennis sarà d’ora in poi anche per Lucas Pouille.

“Ha una bella tecnica, come tutti i francesi” diceva di lui Federer prima di incontralo a Bercy. Con Pouille Roger si era anche allenato in Australia lo scorso anno. “Sa fare tutto. Sa come servire, come andare a rete. C’è una buona scuola di tennis in Francia, e lo si vede anche dal suo gioco”. Se lo dice anche Federer, ci possiamo fidare.
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E infatti quello che salta subito all’occhio di Pouille è la pulizia del suo gioco, e anche l’equilibrio. Gesti fluidi e buona mobilità, copre benissimo entrambi i lati del campo, il rovescio a due mani difficilmente lo tradisce, e il servizio non è da meno.

Quello che colpisce è anche la sua calma in campo, per la quale sembra mostrare più anni di quelli che in realtà ha, neanche ventuno. Una calma che emerge anche dal suo percorso, graduale, senza grandi salti o vittime illustri, ma sin costante miglioramento. La ricchezza del movimento tennistico francese gli ha permesso di crescere apparentemente in tranquillità e lontano dai riflettori, senza eccessive pressioni o aspettative.

Passato nel 2012 al professionismo, Pouille ha vinto quattro titoli futures. Dal 2014 gravita stabilmente nel circuito Challenger, ottenendo anche buoni risultati: tre semifinali e una finale, a Meknes in Marocco. Si qualifica per Nizza e soprattutto si fa conoscere da tutto il mondo del tennis con gli ottavi di Parigi Bercy, raggiunti dopo aver battuto in serie Steve Johnson, Nieminen Karlovic, Fognini, fino al palcoscenico della sfida contro Federer, il suo idolo da sempre. Ma anche dopo l’exploit di Parigi, il francese si è sempre mantenuto concentrato. “Ho bisogno di continuare a lavorare, di giocare altri Challenger, devo ancora migliorare molto”.
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E non vi è dubbio che è quello che sta facendo. In questo inizio di 2015 ha giocato la sua prima semifinale Atp, ad Auckland. Si è poi qualificato per il primo Slam della stsagione, ma il sorteggio non è stato del tutto clemente con lui. Gli ha infatti riservato al primo turno il connazionale Monfils, contro il quale comunque Pouille ha rischiato di portare a casa la partita, avanti di due set a zero e poi di un break nel quinto parziale. Per Lucas, era il primo match in cinque set che avesse mai giocato.

Così, tornerà a casa con un po’ più di esperienza in valigia e sicuramente il desiderio di continuare a lavorare.  Viste le premesse, c’è più di un motivo per tenerlo d’occhio in questo 2015.

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