C’è chi crede nella predestinazione, cioè che il corso della propria vita e nello specifico dello sport la carriera, sia già stato scritto alla nascita di ogni atleta, da qualcosa di superiore a qualsiasi tipo di allenamento.
Se si parla di Thanasi Kokkinakis e dei suoi primi passi su palcoscenici tennistici prestigiosi è arduo non fare riferimento a questo concetto, difficile non ricordare, visto che siamo in periodo australiano, proprio il match disputato a Melbourne contro il Lettone Gulbis nel 2015, e portato a casa dal giovane di origini greche con una prestazione impressionante dal punto di vista caratteriale, capace di coinvolgere tutto il pubblico della MCA e di assorbire energie da questo come solo i campioni navigati sanno fare. Il punteggio finale 5-7 6-0 1-6 7-6(2) 8-6, con 4 match point salvati, è emblematico.
Il giorno dopo quella folle notte gli addetti ai lavori e gli appassionati erano convinti che l‘Australia avesse un astro nascente in più su cui puntare.
Da quel 19 gennaio del 2015 però, Thanasi ha avuto tutto tranne che un cammino facile e oggi siamo qui a parlare di un potenziale talento di cui si ricorda più per questioni di “gossip” che di campo. Si è fermato a fine 2015 cominciando ad accusare i primi problemi fisici e da lì non è tornato più lo stesso, prima un problema alla spalla con annessa operazione chirurgica, la comparsata ai giochi di Rio – sconfitto da Elias – quindi un nuovo infortunio agli addominali.
Le dichiarazioni uscite recentemente fanno sorridere perché alla domanda posta sulle ragioni dei suoi infortuni il ragazzo ha dato una motivazione surreale: “Sono un idiota – ha esordito Kokkinakis a 20Four nella serie video ‘In My Own Words – Verso la fine di quell’anno ho iniziato a spingere coi pesi perché avevo sentito che la Nike voleva lanciare gli smanicati. Ho pensato beh, devo mettere su un po’ di muscoli. Una pessima idea, mi sono fregato. Ricordo che tornando a casa ero in taxi e dovevo prendere la carta di credito: non riuscivo più a muovere il mio braccio. Ho preso il cortisone per un po’ ma niente da fare, sapevo di dover ricorrere alla chirurgia”.
Per un peccato di narcisismo, perché è di questo che si tratta, potrebbe avere compromesso un processo di crescita molto ben auspicante.
Certo è che nessuno poteva prevedere una tale gravità del problema.
Un aspetto significativo e interessante da analizzare è ciò che scatta nella mente di un giocatore che vede bloccata all’improvviso la sua ascesa, emozionalmente e psicologicamente, e anche in questo ambito le dichiarazioni dell’atleta Aussie sono sempre state tutt’altro che prevedibili e banali:
“La frustrazione mi ha ammazzato – La cosa più dura è stata avere nostalgia del tennis negli ultimi quattro anni per tutti gli infortuni avuti.
In età giovanile ho battuto tanti ragazzi, ero superiore a loro e il fatto che facessero bene e mi superassero non è stato facile da digerire. E’ stato orrendo, probabilmente il punto più basso della mia carriera, non volevo più uscire di casa mentre ero infortunato perchè altrimenti sapevo di incontrare tante persone che mi chiedevano come stava la spalla e quando sarei tornato, mi sono sentito depresso”
Oltre che di predestinazione il nome di Kokkinakis dovrebbe evocare anche il concetto di resilienza, per un giovane caricato di tantissime aspettative che ha dovuto gestire una situazione complessa, sottoposto a una mediaticità importante soprattutto nel suo paese. Va apprezzato il suo attaccamento a questo sport, che gli ha permesso di lottare e di venire fuori da difficoltà che in molti non avrebbero superato, ma soprattutto che gli permette oggi di tornare a giocare. Si perché non dimentichiamoci che in questi giorni ha fornito una prestazione notevole nella Hopman Cup sconfiggendo in 3 set il giovane Zverev, passata prevedibilmente in sordina viste le prestazioni di un certo Svizzero, Roger Federer.
Non possiamo che augurarci che questo ragazzo trovi pace e continuità e che possa incrementare il patrimonio già ricco di giovani emergenti che possono ambire a fare risultati importanti.
Vai Thanasi, resilienza e predestinazione due facce beffarde della stessa medaglia.
Daniele Turrini
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