“Lei è contro tutto quello che è stato fatto a partire dall’ultima guerra” mi diceva una signora alla moda. “Lei sbaglia data. Sono contro tutto quello che è stato fatto a partire da Adamo.”
E. M. Cioran
Sono certo Resnik avrebbe risposto in maniera simile: le pulsazioni del polso di Thiem? Basta una mano sulla carotide.
E’ stato ginnasta, calciatore, judoka, pentatleta; ha partecipato alla maratona di Grenoble (13 km a nuoto, 540 in bici, 126 di corsa), nel ’94 ha attraversato il mondo in bicicletta, arrivando a coprire anche 300 km al giorno.
L’eccentrico austriaco Resnik è un vero reazionario dell’atletica; ad alcuni il suo metodo potrebbe sembrare obsoleto, ma la sua è una vera favola.
Thiem conobbe Sepp di Marzo, a Wiener Stadt, sulle sponde del fiume. Vede un prato indorato dal sole, esclama sarebbe bello allenarsi proprio là. C’era un fiume, dicevamo, ma per Resnik non è un ostacolo: “Sarà profondo non più di due metri” dice, e il resto – il piglio vitale e libero di Resnik – potrebbe essere una glossa di questa risposta.
Nell’autunno del 2012, al primo incontro, Resnik crede Thiem debba migliorare sulle gambe. Detto e fatto: maratone intensive. Fin qui tutto bene, ma la poesia emerge aggiungendo un piccolo dettaglio: correvano a mezzanotte, per “essere indisturbati”.
Saranno storie, ma a noi piacciono le storie. Sarà un approccio che non ha nulla di così nuovo rispetto agli anni ’60, ma la vera novità è essere così nonostante i tempi. I risultati arrivano quando Thiem raggiunge i quarti a Kitzbuhel e batte Jurgen Melzer; a quel punto è chiaro che Resnik sa il fatto suo.
In un cosmo di strade già polarizzate, in un mondo di palestre e scienza applicata, Resnik, come un segugio, fiuta il pericolo dell’omologazione e la rifugge sistematicamente.
“Gli obiettivi straordinari richiedono misure straordinarie. Se fai la strada che fanno tutti, raggiungi solo gli obiettivi che raggiungono tutti. E’ un onore per me sentir dire che sono lunatico, perché vuol dire che faccio qualcosa che gli altri non capiscono. Il dubbio mi tranquillizza. Per me il fallimento non esiste. Il fallimento dimostrerebbe solo che ho commesso un errore e che devo cambiare qualcosa”.
Sanguigno, nitzscheano, Resnik sembra un mistico più che un allenatore. E infatti chiede a Thiem di non pensare solo al tennis – “quell’ambiente è una prigione” -, ma di leggere testi zen per la respirazione, testi di anatomia, mattoni quali “Arcipelago gulag”, per convincersi che nulla è davvero impossibile, e che l’uomo ha risorse infinite delle quali non è neppure lontanamente cosciente.
Per il suo 60mo compleanno, Thiem, come regalo, ha spaccato una racchetta alla finale del Future di Este. Perso il punto, Thiem distrugge la sua racchetta e si volta verso le tribune gridando: “Buon compleanno, Sepp!”.
“E’ stato un grande regalo, un dono speciale” ha detto Resnik. “Perché per me Dominic si era sempre comportato troppo bene in campo. Io gli ho detto: ascolta, quando vai là fuori devi essere un animale. Il tennis non è un gioco, è una guerra”.
Naturalmente uno spirito di questo temperamento, non ha un rapporto morboso con i soldi: Thiem lo ripagherà quando avrà fatto successo. Ha una Jaguar e una Mercedes; quello che desiderava. Ma odia parlare di soldi, nonostante il suo percorso e la sua visione originale gli abbiano permesso anche di raggiungere obiettivi di un certo livello.
In casi come questi, è proprio non pensando al tennis che si eccelle nel tennis. Iniziando con il reazionario per eccellenza – Cioran -, chiudiamo con un altro suo pensiero, nel quale diceva che “i poeti non dovrebbero leggere poeti, piuttosto testi di biologia.”
Vedendo Resnik e Thiem assieme, il maestro lunatico e libero, e l’allievo diligente, non possiamo che dare ragione a questi reazionari dello sport e della vita dall’elegante spirito.
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Paolo Filoramo