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Xavier Malisse: genio e sregolatezza

” La mia vita senza il tennis è una m***a”. Troppo tardi X-Man. Pensate se durante la sua carriera avesse deciso di concentrarsi soltanto sugli allenamenti e pensare 24 ore su 24 al tennis. Forse il suo best ranking non sarebbe stato di numero 19. Forse il suo miglior risultato non sarebbe stata quella pazza semifinale a Wimbledon contro Nalbandian, in cui soffrì della famosa tachicardia. Xavier è stato uno di quelli baciati dal talento, ma dotati di fisico e cervello fragili come cristallo.

Basti pensare alla celeberrima squalifica ricevuta a Miami nel 2005 sul 6-3, 5-5 contro Ferrer in cui, dopo aver frantumato una racchetta, si scagliò contro una giudice di linea urlandole ferocemente “You know what you do it?”. Vittima di una delle soventi crisi esistenziali-paranoiche. Con il passare degli anni, in seguito anche ai tanti infortuni che gli spappolarono soprattutto il magico polso, le condizioni fisiche in cui si presentava ai tornei non erano mai delle migliori, anzi a dir la verità a volte le t-shirt non riuscivano a coprire i chili di troppo. E bisogna poi toccare anche un altro tasto:  le donne hanno rivestito nella carriera di Malisse una certa importanza.

Fascino da attore hollywoodiano, codino e sguardo da marpione attiravano senz’altro il gentil sesso. E come dargli torto, la sua è stata una carriera a tutto tondo. Si dice che non aveva molto genio anche nell’allenarsi: leggende assai realistiche dell’epoca, ci davano Jennifer Capriati, allora sua fidanzata, intenta in forsennate sedute di allenamenti monstre, pesi, palestra, tapis roulant. E lui, Xavier il pigrone indolente, disteso, la osservava, sfumacchiandosi una sigaretta. Poi Jenny lo richiamava con veemenza, invitandolo ad una seduta extra di allenamento da materasso, o a qualche scambio sul campo.

Ecco, quello era l’allenamento tipo del belga. Guardando in campo Malisse o si restava abbagliati dall’estro e dai colpi di classe purissima oppure saltava lampante all’occhio la pigrizia con cui lo vedevi affrontare un match, con pause lunghissime nel gioco ma soprattutto nella concentrazione da tenere in campo. Insomma se cercate un esempio lampante di genio e sregolatezza  Xavier Malisse è perfetto. Già dal lontano 1996 sul circuito si mormorava di un belga un po’ matto che a 16 anni riuscì a metter in difficoltà in allenamento niente poco di meno che Pete Sampras. Solido da fondo, colpi pieni, rovescio bimane micidiale, con cui era in grado di giocare passanti da urlo.

C’erano tutte le carte in regola per sfondare. Memorabile la partita contro Henman agli US Open, in cui il suo gioco al rasoio mandò in crisi il serve&volley del britannico. A rete non se la cavava affatto male, anzi aveva un tocco decisamente raffinato. Non si vince un Roland Garros ( in coppia con Rochus) per caso. Indelebile il ricordo di un altro torneo di doppio: Indian Wells 2011 in coppia con un altro pazzo scatenato, Alexandr Dolgopolov. Una coppia “cenerentola”, data subito per sconfitta da molti ma composta da due che quando vogliono sono in grado di trasformare la racchetta in bacchetta magica, si concesse il lusso di sconfiggere in finale la ben più quotata coppia elvetica Federer/Wawrinka.

La costanza, la lucidità e la concentrazione non sono mai state  le sue doti. Ed è per questo che ha raccolto molto meno di quello che tutti all’inizio si aspettavano. Gli anni sul circuito sono passati così inesorabilmenti tra alti e bassi, tra il tanto amato prato di Wimbledon e un Challenger in un luogo dimenticato da Dio, scatti d’ira degni del miglior McEnroe e colpi di classe pura. La tua vita senza tennis sarà pure monotona Xavier, ma  per chi ama i giocatori genio e sregolatezza, croce e deleizia, dal tuo ritiro lo è diventata un po’ di più.

Marco Staiano

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