Più di un anno fa qualche austero appassionato di tennis condannava le divinità meno compassionevoli per aver portato tra le top 100 una (ennesima) simpaticona: di nome faceva – e fa – Yulia Putintseva.
La ragazza, russa ma naturalizzata kazaka, ha appena 19 anni. E’ bassa, un po’ tozza e sta ancora scontando un 2013 con qualche acuto. A inizio 2014 aveva strappato un set, nel primo turno degli Australian Open, alla Radwanska più nobile. Da lì, tante sconfitte al primo turno o addirittura nelle qualificazioni. A marzo torna quindi negli Itf, raggiungendo due quarti e due finali ma altrettante, cocenti sconfitte.
Nel luglio scorso, durante il torneo di Bastad (Svezia), si arrende nei quarti alla slovacca Cepelova, dopo aver usufruito di un ritiro dell’avversaria al primo turno e dopo la vittoria contro la numero 134 del mondo. In seguito altri due Itf giocati e due partite perse su tre.
Come abbia potuto Flavia Pennetta uscire sconfitta in quel di Montreal resta un mistero, ma abbiamo iniziato il lento processo di elaborazione del lutto. Ci stiamo anche domandando se la simpaticissima Yulia sia tornata la belva inferocita e indemoniata ammirata lo scorso anno. Non si sa, perché ieri Flavia era un fantasma.
Io ricordo una Coco Vandeweghe sconfitta nelle qualificazioni al Wta di Bruxelles abbozzare su Twitter: “Mi ha insultata! Faceva i pugnetti sui miei doppi falli e sui nastri a suo vantaggio, in più a fine partita si è permessa di dirmi che sono una pessima giocatrice. Il tutto mentre suo padre applaudiva. Non ho mai e dico mai giocato contro una giocatrice così antisportiva”. La dolcissima Yulia, dal canto suo, rispondeva così: “Forse era solo arrabbiata perché non mi riteneva al suo livello“.
Come la vogliamo definire Yulia? Esuberante? Irruenta? Non politicamente corretta? O, come dice miss Coco, scorretta e immatura? “E’ stato come perdere da mia nonna” disse dopo averle prese dall’eterna Kimiko Date nel novembre 2012. Di tutta risposta Kimiko esplose in una risata fragorosa in conferenza stampa.
Due annotazioni tecniche: la palla di Yulia viaggia e il suo talento è innegabile. Ottime smorzate, ottima predisposizione alla rete, ottima rapidità di piedi. Innato senso dell’anticipo e splendido movimento di rovescio (con gran back a una mano). Insomma, un tennis consistente e meritevole.
Ma spacca racchette, si arrabbia con gli arbitri, urla. Ritiene il tennis moderno “banale e stupido”. Lei è rimasta alla “Henin e alla Hingis“. Beh, loro sono state protagoniste delle loro epoche. Oggi ce ne sono altre: sono banali e stupide, forse, ma sono le protagoniste della loro epoca.
Yulia Putintseva è lontanissima dalle prime 100. Chissà che non sia il torneo della svolta o il ritorno nel fango per un’altra simpaticona del circuito. Gli elogi al niente fatti nel 2013 devono ancora trovare conferma. Nel dubbio, mi tengo le banali e le stupide.
E tu, Flavia, cosa mi combini…