Alzi la mano chi ci avrebbe mai creduto. Pochi. Chi ci avrebbe potuto mai sperare? Forse qualcuno in più. E c’è poco da stupirsi, quella che stiamo vedendo è una vera favola: la storia di Marco Cecchinato al Roland Garros 2018. Da Palermo, classe 1992, nei quarti di finale dei campionati del mondo su terra. Nono italiano nell’era Open a raggiungere gli ultimi otto in una prova Slam. Punto di arrivo e, al contempo, di partenza di una carriera che in troppi hanno sottovalutato e che da oggi sarà più quella di prima.
UNA RINCORSA DA SAN MARINO – Un risultato in cui nessuno, Cecchinato in primis, avrebbe mai sperato di ottenere, considerato che la stagione era partita a gennaio dal numero 109 al mondo e che nel circuito ATP il palermitano non arriva neanche a 50 match giocati. Una rincorsa che parte da lontano e che vede il primo highlight nell’estate 2013, nel prestigioso challenger di San Marino. In finale Marco si permette di regolare in due set il punto di riferimento del tennis italiano dei primi anni 2000, Filippo Volandri, in due semplici set. Il palermitano vince con merito, entra nei primi 200 giocatori al mondo e gli addetti ai lavori cominciano ad accorgersi di lui. Non si esaltano però, come era avvenuto poco più di un mese prima con la vittoria di Quinzi a Wimbledon junior. Anzi, i piedi sono saldamente per terra, o forse anche sotto: «Grintoso, ma sarà difficile vederlo stabilmente nei top 100», o anche «Un po’ leggerino dalla parte sinistra». Si leggono commenti così. Insomma, nessuno che stravede per questo ragazzo classe ’92 che veleggia fino a fine stagione tra il 160 e il 180 al mondo. E non c’è neanche una gran fiducia in suoi possibili miglioramenti, come fosse destinato a rimanere in quel limbo composta da terraioli senza le capacità necessarie per emergere e stare stabili nei primi 70 al mondo, destinati a girovagare a vita nei challenger in terra dell’Europa meridionale.
UNA VITA NEI CHALLENGER – E Cecchinato sembra anche dare credito a queste sensazioni. Raramente si affaccia nel circuito maggiore, pur qualificandosi in qualche 250 (dove viene fermato ai primi turni). Preferisce combattere in quel crogiolo variopinto dei challenger, composto da esperti di quel circuito, giovani di belle speranze e tennisti ormai sul viale del tramonto della carriera che cercano ancora di strappare qualche piccolo prize money. La crescita è lenta, ma costante, nella primavera del 2015 ottimi risultati ottenuti nel giro di pochi mesi in challenger rigorosamente italiani (Napoli, Vercelli, Torino e Roma, Padova, Todi e San Benedetto) lo proiettano a ridosso dei primi 100 giocatori al mondo. Qualche altro bel risultato e arriva anche una fugace apparizione al numero 82 ma, sebbene arrivino anche le prime apparizioni Slam (sconfitta non sfigurando contro un Mardy Fish all’ultimo torneo in carriera nell’Us Open 2015), le presenze nei 250 sono sempre poche. Il 2016 parte malissimo e, causa qualche acciacco, un po’ di sfiducia e un caso di scommesse (poi rientrato), i match vinti ad aprile sono soltanto 2. E la stagione non prosegue meglio, c’è qualche acuto nei soliti challenger, ma a fine anno la classifica recita 187, c’è da ricominciare tutto da capo, dal 2013.
RISALITA – Il 2017 è una stagione interlocutoria: infilando una buona sequenza sui soliti challenger, il palermitano si ritrova proprio intorno alla posizione numero 100, girandoci intorno: un po’ dentro, un po’ fuori. Fino a fine anno, fino a poche settimane fa. Sempre poco considerato dagli addetti ai lavori e dalla stampa nazionale, ferme al giudizio di anni prima, e convinte che il ragazzo «sia già stato in grado di andare sopra i propri mezzi riuscendo a stare nei primi cento giocatori», Cecchinato riesce a lavorare con calma sulla propria concentrazione, per raggiungere quella maturità tennistica necessaria a chi ne ha 25 e vuole provare a fare le cose per bene, davvero. Sui social si leggono critiche alla sua programmazione: c’è chi la definisce provinciale, c’è chi dice che è lui a crederci troppo poco. Sempre troppi challenger, insomma. Non gli danno neanche la wild card per Roma, eppure in classifica dietro a Fognini, Seppi, Lorenzi, il numero 4 d’Italia se lo contendono da parecchio lui e Thomas Fabbiano. Il punto di svolta della stagione è il challenger di Barletta di aprile: Cecchinato si presenta in Puglia dove è testa di serie n.1. È una grande occasione per vincere il torneo e fare quegli 80 punti che potrebbero rimetterli stabilmente dentro i 100, un respiro sportivo ed economico non da poco. Il debutto è pessimo: il palermitano perde in due set da Nikola Milojevic (all’epoca n. 197 ATP). Pubblica una foto su instagram in cui si scusa, dice di essere arrivato stanco dopo altri tornei, ma che non si perde d’animo. Da lì inizia un’altra stagione e un’altra carriera: va a Montecarlo, si qualifica battendo Kukushkin e Garcia Lopez. Supera anche Dzumhur al primo turno e costringe Raonic agli straordinari per fermarlo. Poi la bellissima favola di Budapest, dove vince il torneo da Lucky Loser, la wild card di Roma (Lorenzi aveva rinunciato) con la vittoria epica su Cuevas e la sconfitta senza demeritare da Goffin (ormai vendicata) e poi il quarto di finale al Roland Garros che porterà anche una posizione a ridosso dei 40 al mondo, insperata sino a poco tempo fa, con tanto di numero 2 d’Italia. E, indipendentemente da come andrà il match contro Djokovic, non è un sogno, è solo il frutto di tanto sano lavoro. Vai Ceck!