La conferenza stampa con la quale Rafael Nadal ha scioccato il mondo del tennis ha segnato un colpo molto duro al Roland Garros 2016. Lo spagnolo correva per il titolo della doppia cifra, un numero pazzesco, probabilmente inarrivabile, un numero che segna il dominio per eccellenza sulla terra rossa, superando quello di Bjorn Borg, già di suo memorabile.
Sebbene i segnali circa le condizioni dei Nadal non fossero particolarmente incoraggianti, non si poteva escluderlo dal ristretto novero dei papabili vincitori del torneo. Il problema però riguardava non tanto la sua condizione fisica, quanto quella circa la qualità del suo tennis. Lo spin non è più quello dei giorni migliori, da tempo, il rovescio ogni tanto scricchiola, come ad inzio carriera, il servizio va a corrente alternata. Sconfitte, alcune inopinate. Poi l’impennata monegasca e successivamente la debacle dei Master 1000 di Madrid e Roma. Insomma, difficile leggere con certezza quanto potesse valere Nadal a Parigi.
Il ritiro di Roger Federer aveva garantito di vederlo in semifinale senza dover incontrare Djokovic, Murray o Wawrinka, un problema grosso in medio sul cammino dello spagnolo. Un cammino, per altro, iniziato con due “partite” (il virgolettato è d’obbligo) in cui Nadal aveva perso la bellezza di 9 games (sì, nove, avete letto bene) in 6 set. Insomma, due allenamenti ottimamente pagati con pubblico e media al seguito, nient’altro. Il terzo turno si preannunciava sulla falsa riga dei primi due, con il connazionale Marcel Granollers a beneficiare di un Fognini in congedo matrimoniale e Mahut zoppicante. All’orizzonte si dipanava la figura di quel Dominik Thiem in predicato di succedergli sul trono di Parigi nei prossimi anni.
Questo era il quadro. Tutt’altro che preoccupante, fino alla semifinale. E proprio qui il ragionevole dubbio: l’infortunio di Nadal è dovuto ad un evento traumatico, o si tratta di un problema tenuto a bada da antiinfiammatori e medicamenti vari? La dichiarazione ufficiale dello spagnolo parlava di un problema “lieve” che lo accopagnava già al suo arrivo a Parigi, e che è andato via via aumentando prima di precipitare, nonostante trattamenti che, in partita, “non gli hanno creato problemi”. E direi, a meno che i suoi avversarsi non fossero stati selezionati in tornei di seconda categoria, dato il distacco e la totale incapacità di contrastare il gioco del maiorchino. A Roma aveva il posto fasciato, ma col fisico martoriato (dal suo tennis estremamente fisico) non si poteva immagianare che la cosa fosse sospetta. Del resto, il polso è una parte del corpo estremamente sollecitata per un tennista, specie con le esasperate rotazioni dei giorni nostri.
Tra gli interrogativi, leciti, che ci si pone c’è essenzialmente questo: perché Nadal non ha comunicato di non essere al 100 %? Fair play dopo aver giocato i suddetti allenamenti nei confronti dei suoi malcapitati avvesari? Riservatezza, cui ovviamente ha pieno diritto? Volontà di non far sapere ai suoi avversari di avere un punto debole, e quindi evitare che essi stessi entrassero in campo con qualche velleità di vittoria in più? Tutto può essere, di sicuro però, manca quella linearità che fa di una sorpresa, per l’appunto, una sorpresa.
Restando ai fatti però, Marcel Granollers “ne stende” un altro: dopo Mahut, infortunato ad un ginocchio, ecco il polso di Nadal. Non so se Thiem, da asburgico, sia anche un po’ superstizioso. E pensare che al posto di Marcel ci sarebbe stato bene un tennista italiano.
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Nessuno menziona il doping. Cos’è, non se ne può parlare?