Scorrendo la bacheca di Facebook leggo, un po’ basito, l’ultimo post di un giornalista di un noto quotidiano sportivo: “Uno Slam senza Federer… è come inchiappettare al buio”. D’accordo, non sarà una similitudine tipica di chi ha studiato nelle scuole svizzere, ma senza dubbio esprime, in fondo, l’amara delusione dei tanti fan di Roger Federer, il quale – per chi non lo sapesse – questo pomeriggio ha annunciato il suo forfait dal French Open.
ROGER, UN’ASSENZA PREVEDIBILE – Lo svizzero non aveva mai disertato uno Slam dal lontano 1999, quando debuttò nel tabellone principale, proprio a Parigi. Da allora ha giocato per 65 Slam consecutivi, vincendone 17 e perdendo 10 finali: dopo ben 17 anni, questo è la prima volta che Federer non prenderà parte in uno dei quattro più grandi tornei di tennis. Lo svizzero ha deciso di comunicare la sua decisione sulla sua pagina Facebook, dichiarando di “non sentirsi al 100%” e di “non voler correre rischi” (qui l’articolo con il messaggio completo). La decisione di Federer era comunque nell’aria da tempo, e anzi alcuni media svizzeri già la avevano annunciata; a causa di infortuni vari, come il problema al menisco negli scorsi Australian Open (per il quale si è dovuto operare) e il più recente dolore alla schiena, Roger ha avuto un inizio stagione profondamente negativo, tanto che ora si trova soltanto al 13esimo posto della Race Atp, senza aver conquistato un titolo né raggiunto una finale. La settimana scorsa, dopo la sconfitta a Roma contro Dominic Thiem, aveva annunciato che in quelle condizioni “non avrebbe partecipato al Roland Garros”. L’ex n. 1 del mondo aveva comunque deciso di volare a Parigi per allenarsi e testare le sue condizioni nei campi del Bois de Boulogne. Proprio oggi il profilo Twitter del Roland Garros ha pubblicato un video che mostra un allenamento di Federer. Poche ore dopo, l’annuncio su Facebook. Mettendo da parte l’inevitabile delusione, dovrebbe essere chiaro a tutti che la scelta di Federer è a questo punto la più saggia: il Roger visto a Roma non sarebbe andato lontano in Francia, in tre set su cinque, sulla terra rossa, la sua superficie meno congeniale. Meglio riposarsi e prepararsi al meglio per l’erba, dove sì può ancora dire la sua e tentare il colpaccio: “Il mio obiettivo è tornare nella forma fisica ottimale prima di Wimbledon”, ha appunto spiegato Roger su Facebook. Good luck, Roger.
NOVAK CI PROVA ANCORA – Da un campione che saluta a un altro che, a Parigi, ha un obiettivo fondamentale: il n. 1 del mondo Novak Djokovic, il quale anche quest’anno cercherà di vincere l’unico Slam che manca nella sua ricchissima bacheca. Il serbo non arriva a Parigi nelle migliori condizioni: sulla terra rossa ha vinto solo il Master 1000 di Madrid, in una finale molto combattuta contro Andy Murray: il britannico si è poi vendicato una settimana fa, agli Internazionali d’Italia, battendo in finale un Djokovic visibilmente stanco e acciaccato; e sempre sulla terra battuta, lo scorso aprile a Montecarlo, Djokovic aveva subito la sconfitta più dura dell’anno, all’esordio contro il ceco Jiri Vesely. “Spero di vincere il Roland Garros, un giorno – ha spiegato Novak in una recente intervista a Le Figaro. “Come sapete, vivo a Monaco, sulla Costa Azzurra, e sono circondato dalla cultura francese, so bene la lingua, e ho avuto tanti successi nel vostro Paese. Ho vinto il primo grande torneo a Metz, nel 2006. A Parigi ho disputato tre finali e il calore del pubblico, l’emozione che ho provato sia come giocatore che come persona, mi hanno sempre spinto a dare il massimo che poteva”. Novak ricorda la finale dell’anno scorso, persa contro Stan Wawrinka, che nonostante la delusione gli ha lasciato un ricordo intenso: “Durante la cerimonia ho vissuto un momento che mi ha particolarmente commosso, durante la standing ovation che ho ricevuto dal pubblico: è stato uno degli episodi più intensi e particolari della mia carriera”. Djokovic ha poi spiegato il segreto del suo successo, e la ragione dei suoi sporadici fallimenti: “Non sono un robot. Amo essere naturale, amo costruire le cose da zero, dar vita a nuove idee con la speranza che possano lasciare qualcosa. Il mio sangue freddo è il risultato di un lungo processo che ha portato alla mia maturità come giocatore e come uomo. È frutto dell’esperienza di tanti match giocati ad alto livello. La mia volontà di vincere e i miei obiettivi mi hanno sempre portato a dare il meglio in campo, trovando sempre nuove motivazioni”.
BECKER: “BUONE SENSAZIONI” – Nonostante gli ultimi passi falsi, l’ormai inseparabile coach di Nole, la leggenda Boris Becker, crede che questa sia la volta buona per il suo pupillo: “Novak arriva a Parigi con buone sensazioni. È perfettamente consapevole della sfida che ha di fronte – ha detto il campione tedesco al New York Times – ma si è impegnato duramente giorno per giorno, allenamento dopo allenamento, partita dopo partita”. Becker ha poi raccontato un curioso aneddoto: dopo la sconfitta di Djokovic nella finale di Parigi contro Stan Wawrinka, il coach ha deciso di organizzare un allenamento tra il serbo e lo svizzero, poco prima del torneo di Wimbledon: “Ho detto a Novak: prima eri sulla terra battuta, ora sei sull’erba. Questo è un nuovo torneo, e tu devi allenarti con chi ti ha inflitto una sconfitta pesantissima”. Secondo Becker, il suo tennista non ce l’ha con Stan per avergli “sottratto” l’ambito titolo parigino. Dopo essersi allenati, infatti, “hanno scherzato ed è finita lì, Parigi era solo un ricordo”, ha rivelato. “Bisogna imparare a passare oltre a questo genere di situazioni, anzi ad affrontarle”, ha spiegato Becker. Chissà se Djokovic quest’anno potrà sollevare l’ambita coppa del Roland Garros. Gli scorsi anni, a partire dal 2011, Djokovic è stato indubbiamente l’unico favorito. Ora, invece, dopo un inizio non impeccabile su terra rossa, accanto al suo nome molti scommettono su Andy Murray e Rafael Nadal: chissà se questa consapevolezza di non dover essere il solo designato a vincere dai pronostici lo aiuti a scaricare la tensione e a prevalere. C’è da dire che Novak, proprio nell’ultima intervista a Le Figaro, ha detto di non soffrire della pressione dell’essere il favorito: “Sto attraversando gli anni più belli della mia carriera e grazie ai risultati ottenuti ho questa sensazione particolare di essere il favorito e di avere pressione. Ma ho imparato a conviverci ed è un privilegio essere in questa situazione che mi ricompensa del lavoro svolto. Apprezzo questa pressione”. Noi però non gli crediamo. Almeno al Roland Garros, questa pressione, Novak, preferirebbe non averla.
“IL TENNIS È UNA COMMEDIA” – Sempre nell’intervista a Novak pubblicata da Le Figaro, c’è una riflessione sul tennis che mi ha molto affascinato. Alla domanda ‘Il tennis è più simile a una partita di boxe, agli scacchi o al teatro?’, il serbo ha risposto così: “Ottima domanda; direi che è una combinazione di queste tre cose. Nel tennis c’è una battaglia intensa, un combattimento senza contatto. Devi battere il tuo avversario tecnicamente e strategicamente. E infine, un po’ come nella commedia, devi avere un linguaggio del corpo sempre positivo. Devi cercare di capire quali sono i punti deboli del tuo avversario e al contrario non fargli capire quali sono i tuoi. E allo stesso tempo è un’intensa lotta interiore, alla ricerca della calma. È veramente come trovarsi in un teatro”. Djokovic potrà non piacere, ma di certo stupido non è.
IL RECUPERO DI KARIN – Piccola parentesi sul tennis femminile in gonnella. A Roma aveva subito una pesante sconfitta al primo turno contro la ceca Barbora Strycova: al di là del risultato, è stato evidente a tutti che il periodo di recupero dall’intervento al ginocchio, subito lo scorso settembre, è ben lontano dalla sua conclusione. Karin Knapp, n. 75 del mondo, dopo essersi ritirata questa settimana da Norimberga, è però pronta per dare il massimo al Roland Garros. “Qualche volta il ginocchio mi dà ancora noie – ha dichiarato l’altoatesina -, ma si lavora sodo per risalire ed esserci presto. Mi ci è voluta tanta pazienza e tanta voglia di tornare: il tennis è la mia passione, la mia vita, e lo faccio volentieri. Non è un sacrificio”. Karin ha poi parlato della sua voglia di ritornare al French Open: “Lì ho fatto delle belle esperienze. La più emozionante è stata quella volta in cui ho giocato sul campo Philippe Chatrier contro Maria Sharapova. Bei ricordi, speriamo di rinfrescarli”.
E ALLA FINE ARRIVA STAN… – Continuano, in questi giorni, le interviste a tennisti del passato, coach e addetti ai lavori. Secondo l’australiano Pat Cash, vincitore a Wimbledon nel 1987, il primo favorito è naturalmente Djokovic, seguito da Rafa Nadal. Tra i giovani, ha dimostrato di apprezzare molto il connazionale Nick Kyrgios: “in campo può fare tutto quello che vuole”, ha dichiarato (qui l’intervista completa). Secondo l’ex coach di Andy Murray, Miles Maclagan, invece, a trionfare potrebbe essere proprio lo scozzese, vincitore a Roma: “Andy è nella condizione migliore in cui è mai stato per vincere il Roland Garros”, ha spiegato alla Bbc -, la prima vittoria sulla terra battuta contro Novak Djokovic gli darà grande fiducia. Ora gli altri giocatori lo vedono come una minaccia, e questa è una cosa che conta parecchio”. Chi di sicuro non si sentirà dietro molte aspettative è Stan Wawrinka, campione uscente di Parigi. Pare che nessuno, ma proprio nessuno, veda qualche possibilità che lo svizzero torni a vincere il French Open. Certo, dopo la vittoria dell’anno scorso ha combinato ben poco: ma chi lo ha seguito in tutti i questi anni sa che l’incostante Stan è capace di alternare lunghi periodi di magra a una o due settimane di tennis qualitativamente altissimo, capace di sorprendere anche i migliori. Al French Open 2015 “ho giocato il mio miglior tennis, migliorando partita dopo partita, così ho preso fiducia mentalmente e mi sono sciolto”, ha detto Wawrinka a Eurosport (qui l’intervista completa). Come si dice, non c’è due senza tre: e chi dice che il vincitore di un Australian Open e un Roland Garros non possa conquistare proprio qui il terzo trofeo Slam?
“SHARAPOVA? DUBITO CHE RITORNI” – E proprio dopo aver nominato Maria Sharapova, ritorniamo proprio sul caso dell’ex n. 1 del mondo siberiana, squalificata lo scorso febbraio dopo essere stata trovata positiva al meldonium. A parlare è il presidente della Federazione Tennis russa, Shamil Tarpischev, secondo il quale ritiene addirittura molto “difficile” che Masha ritorni alle competizioni: “Dubito che Maria possa ritornare a giocare di nuovo nel circuito – ha detto all’agenzia russa R-Sport – la sua è una condizione piuttosto complicata”. Le parole del numero uno del tennis russo sorprendono, in primis perché lo stesso Tarpischev di recente si era detto “fiducioso” sul fatto che la Sharapova potesse tornare a giocare, confidando anche in una possibile partecipazione ai Giochi di Rio, in programma ad agosto. Come mai ora il presidente è così pessimista? Dalla Bbc sappiamo che Sharapova ieri ha fatto visita alla sede dell’Itf, la Federazione internazionale tennis, a Londra: può essere che Tarpischev, che in generale non è certo nuovo a dichiarazioni spiazzanti e molto discutibili, sia venuto a conoscenza di qualche notizia poco incoraggiante emersa da questo colloquio? Non lo sappiamo. L’Itf, fra l’altro, non ha ancora emesso la sentenza nei confronti della tennista siberiana, ma dovrebbe essere questione di pochi giorni.
PAIRE SCARICA IL COACH – Dopo Tomas Berdych, anche un altro top-20 si ritrova ai nastri di partenza dello Slam parigino senza coach: parliamo del francese Benoît Paire, che dopo l’ennesima figuraccia, al secondo turno dell’Atp 250 di Nizza (6-3 6-0 contro il connazionale Mannarino), ha terminato la collaborazione con il suo coach, Lionel Zimbler, dopo ben sette anni di lavoro insieme. A detta di molti colleghi, Zimbler è stato un maestro fondamentale per Paire non solo dal punto di vista tecnico, ma anche perché è stato capace di contenere, almeno in parte, il carattere indolente e fumantino del 27enne di Avignone, permettendogli di raggiungere un ottimo livello nel circuito Atp, culminato col raggiungimento della top-20 a inizio 2016. “Grazie per questi sette bellissimi anni passati insieme”, ha scritto Paire sul suo profilo Twitter. La fine del rapporto era già nell’aria da tempo, anche per via di non precisati problemi di salute di Zimbler. Tuttavia, l’istrionico Benoît sembra averne combinata un’altra delle sue, ma questa volta fuori dal campo: già, perché proprio Zimbler ha dichiarato all’Équipe di essere stato “scaricato” senza il minimo preavviso: “Ho appreso con disappunto la decisione inaspettata di Benoît dalla stampa – ha detto – e non nascondo la mia amarezza, perché almeno avrei voluto essere informato di persona”. Zimbler ha però detto di non voler “aggiungere altri commenti” senza prima averne parlato con Paire, al fine “di non interrompere la sua preparazione del Roland Garros” (nonostante la delusione, in queste parole si sente l’affetto quasi paterno verso il suo ormai ex allievo: tenero, no?). Il coach ha poi approfittato per “ringraziare gli sponsor” e il suo socio, Rodolphe Cadart, “per il sostegno quotidiano e tutti i sacrifici che mi hanno permesso di dedicarmi completamente alla carriera professionale di Benoît negli ultimi sette anni”.