Roland Garros: il bilancio dei primi turni maschili

Difficile tacere del fallimento della spedizione italiana a Parigi. L’abbiamo già scritto ieri in occasione delle cronache della partite giocate: in alcuni casi avevamo anche ipotizzato l’esito delle partite, come per quella di Simone Bolelli o di Marco Cecchinato. Speravamo in un Paolino Lorenzi più ispirato, con un avversario decisamente alla sua portata. Confidavamo nell’ennesima prova alla cupio dissolvi di Ernestino Gulbis a beneficio del nostro Andreas Seppi, e soprattutto, avevamo indicato in Marcel Granollers e Nicolas Mahut due avversari da battere in carrozza per un Fabio Fognini in stato di forma accettabile. E invece torniamo a casa col set vinto da Thomas Fabbiano, unico lucky loser ad uscire dal torneo dopo il ripescaggio, sebbene oggettivamente accoppiato ad un ostacolo ancora non (del tutto) alla sua portata.
Fabbiano
Finché si continuerà a suonare la fanfara mentre il translatlantico del tennis italiano affonda, non si farà molta strada. La grancassa FIT suona forte per la vittoria di Karin Knapp, brava e fortunata contro Vika Azarenka e ignora la vittoria di Camila Giorgi. Un atteggiamento provincialotto, tipico della gestione che da 16 anni divide in buoni (i fedelissimi) e cattivi (chi esercita liberamente il senso critico) l’apparato del tennis italiano, raccogliendo risultati in campo maschile che non fanno rimpiangere gli anni ’90 del  secolo scorso. Per nulla.

Radek Stepanek delizia i palati fini, sempre più assetato di tennis che abbia del pathos. Nel confronto tra Davide e Golia si prende da sempre posizione per il primo: e come si potrebbe fare il contrario? La capacità con cui questo talentuoso giocatore formatosi alla scuola degli anni 80′, quando i top-spin non dominavo i campi del globo terracqueo come oggi, con l’idea di attaccare e chiudere il punto usando la mano morbida a rete, sparigliando le carte con la tattica del rallentare, invece che del caricare e tirare ancora più forte e ancora più vicino alle righe dell’avversario. Nonno Radek. a 37 primavere, sa giocare singolo e doppio e impartisce lezioni. L’abbiamo visto a Madrid, lo abbiamo rivisto a Parigi. E non a Roma, dove il ceco è stato sconfitto da tale Filippo Volandri da Livorno, in tre combattuti set, un vecchio del tennis italiano passato per le qualificazioni del torneo (non le prequalificazioni eh!). Così, giusto per ricordarlo ai nostri dirigenti.

La linea verde, come l’avevamo chiamata in sede di presentazione, tira fuori dal cilindro i nomi di Borna Coric, che ha regolato in 3 netti set il talento statunitense Taylor Fritz, ancora poco a suo agio sulle paludi francesi e di un altro giovane “in the zone”, quel Quentin Halys che regola Hyeon Chung, sempre in tre set, mentre Alexander Zverev dovrà fare gli straordinari per cercare di venire a capo di un match molto complicato contro il francese Herbert. Occhio ai vecchietti, dicevamo, con Victor Estrella Burgos che fa la voce grossa contro Marchenko, confermando che si è giocatori solidi quando si vincono le partite da vincere. Nico Almagro rialza la testa, a fatica, ma la rialza e caccia dal torneo il talentuoso tedesco Kolhschreiber, mettendo a segno un risultato abbastanza sorprendente.

A proposito di sorprese: pochine in questo primo turno. Anzi, le teste di serie confermano in massa il loro ruolo di favoriti, eccetto pochi (e tra questi indovinate un po’…). Viene da pensare: e se tornassimo al vecchio sistema a 16 teste di serie? Andremmo in contro a tabelloni più complicati, per certo, non solo in termini di primo turno, ma anche di secondo e terzo, complicando il percorso dei top players, talvolta oggettivamente troppo favoriti da turni di tutto riposo almeno fino agli ottavi. Una proposta d’antan, forse, ma che varrebbe la pena di considerare, se non avessero il peso che hanno (nei prize-money) i diritti televisivi, convinti che il torneo di guardi se ci sono i big ancora in gioco, e forse non a conoscenza che proprio Carneade é a tutt’oggi uno dei personaggi più famosi dei “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni.

Meditate gente, meditate, diceva Renzo Arbore dissentandosi qualche anno fa in uno celeberrimo spot televisivo.

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