La storia è stata fatta. Dopo 3 sconfitte all’atto decisivo, dopo sconfitte tra le più dolorose della sua carriera, Novak Djokovic ha conquistato la tanto agognata Coppa dei Moschettieri, il primo titolo al Roland Garros, completando il Career Grand Slam. Un momento che il serbo aspettava da tanto tempo, e una gioia che gli era stata negata prima dall’eterno rivale, Rafael Nadal, e poi il fulmine a ciel sereno Stan Wawrinka, quando tutti i giornali stavano già preparando i titoloni per il trionfo del più forte; questa volta, però, niente si è messo tra Nole e la storia, e a farne le spese è stato proprio quell’Andy Murray che lo aveva sconfitto qualche settimana fa a Roma. Quest’oggi lo scozzese, nonostante una buona partenza, non è riuscito a replicare la prestazione del Foro Italico e, dopo un ottimo torneo, è stato travolto dalla determinazione di Djokovic, che prima è riuscita a farsi strada nella nebbia di tensione e paura.
L’AVVIO PERFETTO DI MURRAY- Si respira un’aria tesissima sul Philipp Chatrier. Stanno scendendo in campo, infatti, i due tennisti più forti al mondo, che si sono spartiti, fatta eccezione per il torneo di Monte Carlo, i principali titoli sul rosso. Stanno per confrontarsi due ragazzi che si conoscono da quando hanno 11 anni, e che hanno dato vita a battaglie incredibili; la posta in palio è altissima, e indipendentemente dal risultato finale, gli spettatori vedranno un nuovo campione del Roland Garros. Djokovic cerca la consacrazione definitiva, che lo lancerebbe nell’olimpo del tennis a pochi passi dai più grandi della storia; Murray gioca per il riscatto, per dimostrare al mondo di essere il più degno avversario del dominatore del circuito.
L’avvio di match è un po’ un’illusione: il serbo infatti parte, almeno apparentemente, alla grande e con quattro punti a zero strappa subito il servizio al suo avversario. Basandosi su questo primo game, sembra proprio che, a differenza delle ultime stagioni, la tensione non blocchi Nole, nonostante la ghiotta occasione. La realtà, tuttavia, dice altro. Il vantaggio conquistato infatti dura molto poco per Djokovic, che proprio come il suo avversario non è centrato alla battuta e cede il break, scavalcato da un lob fantastico di Andy. Lo scozzese adesso prende fiducia, ricomincia a tirare i colpi dei match precedenti e domina da fondo campo il rivale, che invece appare scioccato. Il numero 1 non trova il dritto e commette una quantità assurda di gratuiti, non fa la differenza con il servizio e, soprattutto, non riesce a reagire. Murray guadagna sempre più campo e macina punti su punti, e in men che non si dica si issa sul 4-1, forte di un vantaggio nel punteggio ma anche psicologico.
“Djoker” continua a non brillare, ma comincia ad entrare un po’ in partita, tenendo il proprio turno di servizio e facendosi minaccioso in risposta. Il settimo game è probabilmente quello decisivo del set, con Murray che soffre in battuta ed è costretto ai vantaggi; alla fine però il numero 2, grazie anche ad alcune prime di servizio molto efficaci- questo è sicuramente il colpo che ha migliorato di più- si salva e si mantiene in testa. L’epilogo arriva poco dopo, quando lo scozzese mette le mani sul primo parziale, con il punteggio di 6-3.
NOLE SI SALVA E CAMBIA MARCIA- Lo sguardo di Murray sembra davvero agguerrito, e molti cominciano a crede che la sorpresa possa avvenire ancora una volta. Tutti tranne Novak Djokovic, che non vuole fallire di fronte alla possibilità di fare la storia. Il primo game della seconda frazione è il più importante dell’incontro, e fa da spartiacque sia sotto il punto di vista del punteggio, che sotto quello mentale. Nole infatti sbaglia ancora e si fa rimontare dal 40-15, offrendo poi una pericolosissima palla break che darebbe al suo avversario un vantaggio pesantissimo. Il serbo però non ci sta, annulla la chance del rivale e si porta sull’uno a zero.
E questo è l’ultimo treno dell’incontro dello scozzese, che immediatamente dopo è costretto a sua volta, un po’ a sorpresa in quel momento, a cedere la battuta. Tutto ciò permette a Djokovic di sciogliere il braccio e di tirare i colpi, ora il tarlo nella sua testa è meno pressante e il numero 1 si prende con con prepotenza la scena. I turni al servizio di Nole sono sempre più veloci, mentre Andy al contrario soffre continuamente e deve fronteggiare numerose palle break. Lo scozzese si salva sul 3-0, ma non riesce poi a contenere l’impeto del suo avversario e il secondo set vola a Belgrado, con il netto punteggio di 6-1.
DJOKOVIC IMPLACABILE, MURRAY E’ SPENTO- Forse la tensione, forse la stanchezza, in ogni caso qualcosa si è rotto nel magico incantesimo del torneo di Murray. E in effetti non dobbiamo dimenticarci delle tante ore spese sul campo nei primi turni, quando si era tirato fuori con immani sofferenze da situazioni complicate contro Stepanek e Bourgue. Questa volta però di fronte a lui c’è Novak Djokovic, che non è intenzionato a concedere alcuno spiraglio e continua a mostrare un ottimo livello, con colpi più sciolti e una maggiore aggressività. Il serbo ricaccia indietro i tentativi di allungo del suo avversario nel secondo gioco, e conquista poi un fondamentale break che sposta ancora di più l’inerzia in suo favore. Andy non trova le contromisure, commette tanti errori, e non sembra più motivato come prima, il tutto mentre il numero 1 imperversa. Il tabellone del punteggio dopo due ore recita, dopo due ore, 3-6 6-1 6-2 in favore del serbo, che durante il parziale ha ceduto solo 4 punti in battuta.
Il copione è il medesimo anche nel quarto set. Il pubblico appoggia il campione ad un passo dalla storia, Murray impreca contro il suo angolo, come al solito, in cerca di motivi per cui lamentarsi. La concentrazione invece non abbandona Djoko, bravissimo al contrario a mantenere i nervi saldi e a mettere sempre più pressione in risposta. Rapidamente i game scivolano da Nole, che grazie a due break si porta sul 5- 2 con la possibilità di porre fine all’incubo. La tensione gli gioca un brutto scherzo, e infatti Murray inanella due game consecutivi e si rifà sotto sul 4-5, consapevole di quanto il braccio del suo rivale stia tremando in questo momento. Il serbo va sotto di un punto anche nel decimo game, rimonta fino al 40-15 con due match point ma non riesce a convertirli. Neanche la terza occasione è quella buona, ma alla fine un rovescio in rete consegna il trionfo a Djokovic, che si sdraia a terra incredulo di avere realizzato il suo grande sogno.
TUTTI I RECORD CONQUISTATI- Questa vittoria ha un significato immenso per il numero 1 sotto tanti aspetti. Innanzitutto, la cosa più importante, Nole ha finalmente sfatato il tabù di Parigi che stava diventando un’ossessione pericolosa, vedendo poi quanto fosse superiore in tutti gli altri tornei. Psicologicamente dunque ciò potrebbe dargli una spinta incredibile verso i prossimi due Slam, Wimbledon e gli Us Open, e ora il Grande Slam, la più grande impresa realizzabile nel nostro sport, sembra possibile.
Ma sono tanti anche i record conquistati, grazie a questo successo. Djokovic ha vinto tutti i quattro Slam, ed è quindi l’ottavo tennista a completare il Career Grand Slam, eguagliando così gli eterni rivali Federer e Nadal. Ma c’è di più: Nole è attualmente il detentore di tutti e quattro i titoli dello Slam, e ha centrato, da Wimbledon 2015, quattro trionfi consecutivi, impresa che non riusciva da tanto tempo. E infine ha realizzato la doppietta Australian Open- Roland Garros, per la prima volta dal 1993 di Courier.
Sono 12 adesso i titoli dello Slam in bacheca per Djokovic, che si trova a sole due distanze da Nadal. Per la prima volta, c’è davvero la sensazione che i duo avversari che lo hanno sovrastato per gran parte della sua carriera siano ora raggiungibili.