[tps_title]1) Una famiglia di sportivi, o quasi[/tps_title]
Andrej è nato a Mosca 19 anni fa, figlio di una maestra di tennis, Marina, e di un pugile poi diventato un importante ristoratore nella capitale russa, Andrey Sr., proprietario di 14 locali con cucine di differente etnia.[tps_title]2) Lezioni di boxe e basket [/tps_title]
Sin dall’adolescenza, il giovane Rublev rubava segreti ai professionisti più forti: il servizio di Raonic, il gioco di piedi e il fisico di Nadal, il gioco di volo e il dritto di Federer. Intanto perfezionava i movimenti e la tenuta psico-fisica praticando la boxe, disciplina cara al padre, e il basket.
[tps_title]3) Una brillante carriera juniores[/tps_title]
Rublev ha vinto subito tutto. Già a 16 anni poteva vantare un palmarès di tutto rispetto: il Bonfiglio a Milano, l’Orange Bowl a Miami e il Roland Garros Junior 2014, scalpi di prestigio che gli hanno permesso di piazzarsi stabilmente tra i top di categoria e, per un lungo periodo, al n.1. [tps_title]4) Genio e sregolatezza[/tps_title]
Rublev è uno di quei giocatori che può risolvere tre game in cinque minuti, o un set in un quarto d’ora, a favore o a sfavore, poco importa. Rublev è esattamente così, non ha mezze misure, sia tatticamente che mentalmente. All’esordio tra i grandi non ha trovato subito continuità, è mancato un po’ di muscoli e molto di nervi, nei momenti topici, e s’è un po’ beato di promesse e di wild card degli organizzatori.
Il suo caratterino rivela, purtroppo, una certa attitudine alla polemica e al confronto, a volte fin troppo diretto, con l’avversario. Ne ha fatto le spese, nel 2015, in occasione del Challenger di Mosca, l’argentino Olivo, che ha denuciato in una lettera l’atteggiamento intimidatorio del giovane russo. Olivo ha rivelato che il comportamento di Rublev è andato oltre la semplice lamentela dichiarando che ricevere delle minacce durante un match, quando il regolamento dice chiaramente che per questo l’incontro può essere sospeso, non è ammissibile.
[tps_title]6) Una scelta azzeccata[/tps_title]
Il talento moscovita sta cercando di imparare come si vince e ha dato un saggio delle sue potenzialità solo poche ore fa. Per farlo ha chiamato in causa come coach uno che è il suo esatto opposto: lo spagnolo Fernando Vicente. Buon regolarista, mai fuori dagli schemi, che in carriera si è issato fino al n. 29 del ranking mischiando tenacia a solidità. Una scelta quasi geniale, a giudicare dal successo ottenuto a soli 19 anni.
Con la vittoria ottenuta a Umago ai danni dell’italiano Lorenzi, Rublev è diventato, da lunedì, n.49 delle classifiche mondiali. Il russo risulta ora il più giovane dei top 50 e il quinto dei Next Gen, molto vicino a Medvedev e Coric, rispettivamente 48 e 47.