Luca Fiorino nasce nel 1990 e decide di coltivare la sua passione per il tennis soltanto durante l’universita, quando si approccia alle prime testate giornalistiche. Ben presto capisce che questa può essere la sua professione e nel 2017 approda a Supertennis, dove tuttora ancora lavora come commentatore. Recentemente, Luca è diventato anche la voce della Viterbese Castrense, che attualmente milita in Serie C e le cui sfide casalinghe sono trasmesse dall’emittente Eleven Sports. Oltre al lavoro di telecronista, Luca è anche un ottimo redattore e, seppur preferisca la voce alla penna, spesso scrive per Sportface, sito del suo grande amico Alessandro Nizegorodcew. Lo abbiamo contattato e abbiamo fatto assieme una bella chiacchierata, da cui sono emersi parecchi aneddoti interessanti, qualche prezioso consiglio sul mestiere del commentatore ed anche diverse opinioni riguardo la situazione attuale del tennis mondiale.
Ciao Luca, per iniziare non potevamo che chiederti come hai scoperto il tennis
“Il mio primo ricordo legato al tennis risale alla vittoria di Kuerten al Roland Garros nel 1997 in finale contro Sergi Bruguera. Rimasi così tanto ammaliato dal cuore di Guga e dal suo rovescio ad una mano che cominciai piano piano ad interessarmi a questo nuovo mondo. Nonostante mi piacesse guardare ogni tanto qualche partita, continuai comunque a praticare lo sport di famiglia: il calcio. Alle scuole medie mi riavvicinai al tennis per merito di Marat Safin. Utilizzavo qualsiasi tipo di console per giocare e poi farci il commento sfidando i vari Moya, Ferrero e Hewitt dell’epoca. Da quel momento, il tennis divenne la mia assoluta priorità. Il russo è stato l’unico tennista per il quale ho realmente fatto il tifo nella mia vita sebbene abbia simpatizzato in passato per altri giocatori come Nalbandian e Ancic. Ricordo come se fosse ieri i messaggi che inviavo costantemente a mia madre per tenermi aggiornato sui risultati (la rete mobile sui cellulari ai tempi non esisteva) e tutte le volte che saltai la scuola con qualche banale scusa pur di gustarmelo agli Australian Open. Di lui conoscevo vita, morte e miracoli. Ancora oggi, ogni tanto, pensando a quei momenti mi scende la lacrimuccia…”
Quando hai capito potesse diventare parte integrante della tua professione?
“È iniziato tutto un po’ per gioco e soprattutto per caso. In un periodo piatto della mia vita, immerso tra pensieri di vario genere e studi universitari, lessi un articolo di Alessandro Nizegorodcew che cercava collaboratori su Spazio Tennis. Siccome ho sempre seguito questo sport, pensai che potesse essere una buona occasione per iniziare a dilettarmi in qualcosa di diverso. Per svago e divertimento, non per altri fini. Tra un esame di economia aziendale e un altro di econometria, credevo che immergermi in qualcosa di differente potesse rigenerarmi e ridarmi il sorriso. A mano a mano fui coinvolto non solo nella stesura di articoli ma anche in altre attività. Come prime esperienze extra affiancai Alessandro in veste di vice addetto stampa al Lemon Bowl – in una delle avventure più belle e costruttive della mia carriera professionale – e lo seguii da vicino nel format la “Voce delle Regioni” di SuperTennis TV per cercare di apprendere le arti del mestiere. Iniziai a credere che questa passione potesse sfociare in un’opportunità lavorativa soltanto nel momento in cui fui contattato da SuperTennis TV per una registrazione di prova. L’emozione durante quella chiamata fu indescrivibile. Poter trasformare in realtà un sogno che cullavo sin da quando ero bambino non mi sembrava vero. In questo devo ringraziare Alessandro perché oggi, senza di lui, probabilmente non sarei qui a fare ciò che amo. Sarò sempre grato e riconoscente a lui e a SuperTennis. Mi hanno dato fiducia e accolto come un figlio. La considero oramai la mia seconda famiglia dato il tempo che trascorro in loco e l’affetto che mi lega a tanti di loro.”
Raccontaci com’è cominciata la tua avventura da commentatore
“Correva il mese di novembre del 2016, mi ero laureato da appena 4 mesi e colsi la palla al balzo. Commentai l’incontro tra Cilic e Del Potro, vinto dall’argentino in cinque set, nella finale di Coppa Davis tra Croazia e Argentina. La prova fortunatamente andò bene e iniziai a lavorare il 3 gennaio 2017 con il torneo di Shenzhen. Debuttai con Konta-Buyukakcay, non un esordio così agevole considerando la pronuncia improbabile della turca. A distanza di oltre due anni la passione è rimasta intatta e gli obiettivi sono diventati sempre più ambiziosi. In questo lasso di tempo ho sperimentato anche il Padel, in coppia con Sebastiano Sorisio, il Beach Tennis ed il tennis in carrozzina. Mi autodefinisco una sorta di jolly in tal senso.”
Ora lavori per Supertennis e SportFace, due grandi testate. Che obiettivi hai per il futuro?
“Ho sempre adorato le sfide. Da quest’anno, non a caso, mi sono messo in gioco collaborando anche con Eleven Sports Italia. Ho cominciato a commentare le partite di calcio della Viterbese più le gare di Nations League. Mi piace tenermi impegnato in quanto non riesco a stare fermo a braccia conserte. Per il futuro spero vivamente di coronare il mio sogno d’amore e realizzarmi ancora di più in ambito professionale. Provare magari ad essere più presente sul lato della scrittura anche se non ti nego che amo utilizzare più la voce della penna. Non so dirti dove mi porterà il domani ma so perfettamente con chi vorrei intraprendere questo viaggio. Credo che dietro la fortuna di ogni uomo si nasconda sempre un’altra persona. Nel mio caso una grande donna.”
Che consigli daresti a chi volesse intraprendere questa strada?
“È una lavoro di nicchia, oserei dire molto particolare. Oggigiorno diventare telecronista sportivo è assai difficile perché i posti disponibili si contano sulle dita di una mano monca. Premesso questo, non bisogna mai smettere di sognare e credere in ciò che si ama. Consigli? Armarsi di sana pazienza, impegnarsi duramente e crearsi una buona rete di contatti. Last but not least, è richiesta una buona dose di fortuna ma quella spesso non dipende da noi. Il mondo del giornalismo in senso più ampio, invece, dà maggiori opportunità dato l’avvento del web e delle testate non più soltanto cartacee. Mi rivolgo verso i più giovani: nel vostro cammino incontrerete chi si approfitterà di voi e chi vi sfrutterà per poi lasciarvi con un pugno di mosche in mano. In questo ambiente è necessario saper fare un’accurata selezione delle persone con cui vi imbatterete, ma vedrete che l’occasione prima o poi arriverà. Non disperate e siate ottimisti!”
Parliamo ora di tennis: chi, secondo te, in prospettiva potrà percorrere le orme di Djokovic?
“Individuare un erede del serbo ad oggi è un’impresa titanica. Parliamo di un campione a tutto tondo, capace di inserirsi a pieno merito tra due fenomeni del calibro di Federer e Nadal. Delle volte credo che pochi di noi si stiano rendendo realmente conto di che epoca stiamo vivendo tennisticamente parlando. Lo scorso anno di questi tempi lo si accostava a Hyeon Chung, oggi il sudcoreano sembra già esser passato di moda. Difficile fare pronostici con un nome così scomodo. Ti posso dire che fra i Next Gen vedo Tsitsipas, De Minaur e Tiafoe più pronti rispetto agli altri mentre dovremo aspettare un po’ di più per Shapovalov. Il canadese è fra i più divertenti e promettenti giocatori del circuito ma è al contempo anche colui che ha più confusione in testa nel proprio gioco. Tra i meno reclamizzati punto un penny sul mio pallino Yibing Wu e su Miomir Kecmanovic. In generale, tra gli under 20, penso invece che sarà l’anno dell’ascesa di Alexey Popyrin. Anche se non mi fa impazzire, sarà colui che guadagnerà più posizioni nel ranking al termine del 2019. Fra i classe 1996 e 1997, i nomi sono i soliti con i loro alti e bassi: A.Zverev, Coric, Khachanov, Medvedev e Rublev. Non credo che fra questi ci sia qualcuno in grado di ripercorrere le orme di Nole ma ciò non significa che un domani non ci divertiremo.”
Cosa pensi del nuovo format di Coppa Davis?
“È un peccato che si sia persa la tradizione di una delle manifestazioni più antiche del mondo. Premesso questo, era necessario un intervento per renderla più appetibile ai big e al grande pubblico dato che, oramai troppo spesso, veniva snobbata dai giocatori che l’avevano già vinta. Non so se le modifiche apportate si riveleranno vincenti ma qualcosa andava fatto. Prima di redigere un bilancio però attenderei l’esito della prima edizione.”
Cosa ne pensi invece delle regole Next Gen e quali preferisci?
“Alcune le trovo molto interessanti. Il warm up abbreviato e lo shot clock, ad esempio, sono le novità che sin da subito ho approvato e mi hanno convinto. Trovo giusta anche la richiesta di un solo medical time out a partita mentre non mi fanno impazzire il no let e i game abbreviati. Ritengo inoltre esaltante il killer point se però applicato in quel determinato contesto. Esteso al circuito internazionale sarei invece molto più titubante.”
In campo femminile dietro alla Giorgi il vuoto. Come mai secondo te?
“Abbiamo vissuto recentemente gli anni d’oro del tennis femminile e adesso, seppur ancora non paragonabili, stiamo assistendo alla ribalta dei maschietti. D’altronde, come noto, il tennis si compone di cicli vincenti e altri meno con picchi più o meno variabili. Stanno emergendo delle giovani interessanti fra cui, in ordine rigorsamente sparso: Federica Rossi, Elisabetta Cocciaretto, Federica Sacco, Lisa Pigato, Eleonora Alvisi, Melania Delai e molte altre ancora. Purtroppo tutti noi abbiamo questa cattiva abitudine di non portare pazienza. Sono sicuro che nel giro di qualche anno torneremo a disporre di ottime giocatrici perché si sta lavorando duramente perché ciò avvenga.”
Ringraziamo Luca per la sua disponibilità!
Intervista di Adamo Recchia