Agassi: “Ríos avrebbe potuto e dovuto vincere di più”

Intervistato dal quotidiano cileno "La Tercera", l'otto volte campione Slam nonché vincitore di un titolo olimpico, ha detto la sua sull'ex numero uno del mondo, il cileno Marcelo Rios.

Questa settimana, tra i campi di Melbourne, in qualità di coach del bulgaro Grigor Dimitrov, si è aggirato uno signore che in carriera si è aggiudicato circa 60 titoli, tra cui ben otto Slam, tre coppe Davis e un oro olimpico (oro, che gli ha permesso di divenire il primo a realizzare il Career Golden Slam), il Kid di Las Vegas come lo hanno definito i suoi estimatori. Andre Agassi, 48 anni, è una delle più grandi leggende viventi  del tennis. In occasione di un’intervista rilasciata al quotidiano cileno La Tercera ha parlato di Marcelo Rios, sul quale ha speso parole di stima. Si ricorda che il tennis cileno ha attraversato enormi difficoltà, in quanto è cresciuto autonomamente, quasi in maniera spontanea, senza l’aiuto di una struttura adeguata.  La federazione è sempre stata latente e la mancanza cronica di risorse ed organizzazione, hanno spinto i migliori talenti ad andare all’estero (Stati Uniti in particolare), come unica per tentare il salto di qualità.

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Sono passati piu di dieci anni dal tuo ritiro. Come mai tutto questo tempo lontano dal circuito? 

Ho solo seguito il mio cammino. Ho ascoltato il mio cuore. Una delle mie più grandi lotte, una volta ritiratomi, è stata quello di riuscire a rimanere connesso con il mondo del tennis senza, tuttavia, compromettere la mia missione nella vita. i miei affetti familiari e la mia fondazione che si occupa di migliorare il livello di istruzione nel mondo. Ho accettato di lavorare con Grigor perché ero interessato alla sfida ed ero sicuro che mi sarebbe piaciuto.

Come vedi il tennis da questa nuova prospettiva?

Quando ero un giocatore non ho mai sentito la pressione, solo lo stress. Ora è totalmente l’opposto. Senti la pressione di dovere guidare un’altra persona attraverso le giuste decisioni.

Non sono un tipo che su stressa facilmente ma preparare qualcuno fisicamente e mentalmente, è molto impegnativo.

Non sono stati numerosi i match con Rios. Hai dei ricordi in proposito?

Ricordo molto bene Marcelo e le partite che abbiamo disputato. Specialmente quella battaglia di cinque set nella Grand Slam Cup. Marcelo aveva molto talento. Uno dei più grandi talenti dell’era open. Le sue mani erano fenomenali, riusciva a dare una velocità incredibile alla palla.

Avrebbe potuto vincere molto di più. Non significa che non abbia avuto successo, forse ha fatto tutto ciò che gli importava. Tutto deve sempre essere guardato dalla giusta prospettiva. Ma con il suo  gioco, il suo  talento e le sue qualità, con tutte queste virtù avrebbe dovuto vincere molto di più.

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Perché pensi che Ríos non sia riuscito a vincere di più?

Il tennis non è solo tecnica e condizione fisica. Il tennis è la tua mente, il tuo cuore, il modo in cui controlli i tuoi nervi, come gestisci le aspettative e persino quello che vuoi. Per quanto ne so io, Marcelo ha probabilmente raggiunto tutto ciò che voleva raggiungere. Non posso giudicare i suoi obiettivi e i desideri di trionfo che ha avuto nella sua carriera, posso solo giudicare le sue capacità. E dal momento che erano così speciali, avrebbe potuto e dovuto fare di più.

Rios non ha trovato posto nella Hall of Fame. Secondo te lo avrebbe meritato? 

L’inclusione nella Hall of Fame si ottiene dopo una valutazione fatta sulla base dei risultati raggiunti. Il parametro principale è dato dalle vittorie che si sono ottenute. Mi ha battuto due volte in tre partite. Una di queste due vittorie gli ha permesso di diventare numero uno del ranking. Tuttavia, Marcelo, non ha vinto molto. Sopratutto a livello Slam. Credo sia per questo che non sia stato inserito nella Hall of Fame.

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Sapevi che hai provato a giocare a Challenger negli Stati Uniti?
Wow! Davvero?

Sì.A quarantatrè anni!  Che ne pensi? 

Se è in forma, può ancora muoversi bene in campo e il suo corpo non viene colpito ... il ragazzo sa come giocare! Non so quali saranno le sue motivazioni o le sue ispirazioni per tornare a gareggiare in campo, ma posso vederlo dare del filo da torcere a qualsiasi avversario.

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Il nextgen cileno Christian Garin

C’è qualcuno della cosiddetta next gen che ti piace in particolare? 
Non ho seguito molto i più giovani. Stare in giro con Grigor mi sta permettendo di conoscerli meglio. Sicuramente sembra una generazione molto interessante.

Appartiene alla nextgen Christian Garin, cosa ne pensi?
È forte come un toro. Un ragazzo con un fisico molto potente. Quando l’ho incontrato, mi ha ricordato Guillermo Cañas per i suoi colpi e il suo potere. Sono interessato a vederlo durante la stagione sulla terra rossa. Essendo un sudamericano, immagino che sia il posto in cui è più abituato a giocare. Christian avrà comunque molte opportunità, su qualsiasi superficie.

Potremo mai vederti giocare in Cile una partita esibizione con Marcelo? Esiste questa speraza?

No, hehehe. Non giocherò più.

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