ARAVANE E I SUOI ESORDI – La Rezai, francese di St Etienne ma di origini iraniane da parte del padre, già da piccola coltiva una grande passione per il tennis. Di condizioni economiche abbastanza scarse, la famiglia di Avarane fa molti sacrifici per permettere alla figlia di progredire nella sua passione, il tennis, il padre-“padrone” Arsalan che le fa anche da allenatore a un certo punto della sua vita molla tutto e decide di assecondare la scalata tennistica della figlia con moltissimi sacrifici, addirittura si parla di trasferimenti e nottate in auto.
NUMERO 15 WTA E REGINA A MADRID – I sacrifici danno loro ragione, infatti nel 2010 Avarane arriva addirittura alla quindicesima posizione nel ranking WTA aggiudicandosi nel periodo a cavallo fra il 2009 e il 2010 ben 4 titoli WTA , tra i quali il più importante, nel 2010 proprio contro Venus Williams, il Premier Mandatory di Madrid.
IL 2011 E I PROBLEMI COL PADRE – La sua carriera però subisce uno stop nel 2011, probabilmente a causa dell’episodio molto spiacevole in cui il padre Arsalan fu cacciato dagli Australian Open per essere venuto alle mani con il ragazzino di Aravane, evidentemente non di suo gradimento.
SOLO UN FATTO DI SOLDI? – Il vero problema però, come spesso succede, sembrano essere stati gli interessi economici. Aravane infatti aveva comunicato al padre la sua volontà di cambiare allenatore e così di rendersi indipendente sia economicamente che come donna “di origini iraniane”. Ci fu una denuncia della giocatrice contro il padre che in seguito ha accusato la figlia di essersi circondata da persone malintenzionate e ha attaccato la rappresentante Wta Kathy Martin, con l’accusa di aver manipolato la figlia.
O DI EMANCIPAZIONE? – “La mia è una battaglia innanzitutto contro me stessa – aveva detto la tennista francese – perché per 24 anni i miei mi hanno inculcato l’idea che dipendessi solo da loro e oggi devo resistere alla tentazione di sospendere la guerra per ottenere la mia libertà di donna. Voglio essere esempio per migliaia di donne che non sono ancora riuscite a emanciparsi. E’ dura e ci piango ogni giorno” Sempre nel 2011 ci furono anche delle inchieste, in cui venne alla luce che Aravane aveva denunciato il padre di estorsione, che per questo fosse stata dallo stesso addirittura minacciata di morte.
SONO SOLO UN PADRE IRANIANO SENZA PENSIONE – Sotto accusa un prelievo da 35mila euro incassato dal padre- ex allenatore già retribuito con 2000 euro al mese, che si è così giustificato “Ho consacrato tutta la mia vita a lei e non ho una pensione. Ho quasi 60 anni e la cosa si fa complicata” per quanto riguardava la libertà della figlia invece ha affermato “Se avessi davvero voluto negare la libertà a mia figlia le avrei imposto un velo e libri religiosi. Ho solo cercato di proteggere i miei figli, da immigrato iraniano in un paese straniero”.
DAL 2014 SEMPRE PIU’ PROBLEMI COL TENNIS – Nel 2014, dopo alcune stagioni con risultati altalenanti, per vari motivi di depressione e infortuni, Aravane è costretta a prendersi una pausa dal tennis. Prova a rientrare nel circuito nel 2015 e poi nel 2017 anche se con risultati non adeguati al suo talento.
SI RIPARTE DAL ROLAND GARROS – Adesso Aravane ci ritenta e questa volta con grandi ambizioni. Spera in una Wild Card per il French Open, il torneo più ambito per lei, ma si è già iscritta alle qualificazioni. Ha cominciato ad allenarsi all’accademia Muratoglou e anche con il padre con cui sembra abbia riaggiustato i rapporti “Voi giornalisti avete ingrandito i miei problemi familiari, ma adesso ho risolto tutto e sono pronta a tornare. Voglio ritrovare le prime 100 e poi le prime 10. Sento di potercela fare” dice un’Aravane che dice a 30 anni di voler tornare anche in Fed Cup, a cui comunque il carattere e la tenacia non sono mai mancati.
I PADRI- PADRONI NEL TENNIS E NELLO SPORT – Il caso di Aravane e dei problemi avuti col padre non è il primo né sarà purtroppo l’ultimo nel mondo del tennis. Leonardo papà di Filippo Baldi conferma “Ho visto un papà-omone dell’Europa dell’Est attaccare al muro la figlia di 28 chili, colpevole solo di aver perso tre game. È colpa dell’ignoranza e del sistema, perché se il ragazzo vince ha aiuti economici e sponsor, altrimenti come lo aiuti ad allenarsi e a giocare? Non giustifico certi comportamenti, ma non sono ipocrita, capisco che le sollecitazioni per un genitore che ci crede, ci spera, possano diventare una ragione di vita”.