È una di quelle occasioni in cui osservi tutto fin dal riscaldamento cerca di rivelazioni nei dettagli. C’è la sacralità del tennis, c’è la voglia spaccona di un risultato che, stemperata da un sano e consapevole rispetto, si trasforma in necessità di misurarsi, verificarsi, mettersi alla prova.
È una di quelle partite in cui guardi il primo punto e speri che possa significare più di quello che vale davvero. Arriviamo 15/30 in odore di palla break con Jannik che spinge Nadal lontano dal campo però poi in qualche modo il sovrano si prende il quindici. Coraggio, Jannik, continua così, gli diciamo sottovoce. E lui continua: prende di mira le righe, aggredisce e osa strappare il servizio a Rafa.
La reazione sanguinaria non si fa attendere ed è un game incorniciato da due dritti lungolinea letali del mancino. In mezzo c’è soltanto una prima di servizio e un paio di gratuiti che vanificano il bel rovescio lungolinea: 1-1.
Nadal tiene il servizio con facilità a dispetto del primo quindici vinto in difesa da Jannik. Nel quarto game succedono diverse cose: c’è il primo ace, c’è l’aiuto del nastro e ci sono due punti belli, solidi, figli di un lungo braccio di ferro: 2-2 e palla al centro. Ora Jannik prova a sfruttare l’abbrivio del doppio fallo iniziale, gioca profondo e scappa 0/30 ma il pugno di ferro di Rafa lo riacchiappa, poi è ancora il rovescio lungolinea a uscire per un’altra occasione. Nadal fa buona guardia e salva con la combinazione servizio e dritto, poi spara fuori un gratuito e c’è un’altra chance. Adesso è una seconda, Jannik si prende tutto il vantaggio con pazienza, costruendolo centimetro dopo centimetro, poi viene a rete a chiudere nonostante la strenua difesa di Rafa. Ora siamo 3-2 ma la partita è già nel vivo, l’impressione è che questo break possa valere più del precedente ma si sa che in queste situazioni l’ispanico si arrabbia e ti prende a pallate con violenza. Effettivamente il controbreak arriva inevitabile e rapido come una mannaia, poi il 4-3 e lì Jannik è bravo a fermare l’emorragia con autorità e classe. Nadal sale 5-4 e dopo Jannik va sotto 0/40 in un epilogo che sembra già scritto: same old story. Invece no. Comunque vada a finire, ricorderemo che Jannik ha avuto il coraggio di ribellarsi, di annullare tre set point e di impattare 5-5 con gli ultimi due servizi vincenti. Nel dodicesimo game va di nuovo sotto 15/30 ma estrae dal cilindro una palla corta splendida, poi si suicida con un doppio fallo che significa set point. Per la serie il servizio dà, il servizio toglie, ecco il vincente per pareggiare. Il punto seguente è il manifesto della mostruosità di Nadal, perché Jannik costurisce alla perfezione ma il suo smash non è definitivo e Rafa inventa il pallonetto giusto. Ancora una volta la prima di servizio salva il set point e il tutto si ripete. Rafa non molla la morsa, si procura il settimo set point e stavolta il dritto a sventaglio di Jannik è fuori di un soffio: 7-5 in un’ora e nove minuti.
Ora c’è da resettare altrimenti Nadal ti passa sopra come un trattore. Nel secondo game Jannik deve fare un miracolo per tenersi avanti con un angolo strettissimo di rovescio e aprirsi la strada per l’uno pari. Nel terzo game arrivano due palle break e Jannik mette i piedi in campo, spinge come un forsennato con il rovescio incrociato poi cambia lungolinea inducendo Rafa all’errore. Per la terza volta mette la testa avanti e la scommessa sarà di nuovo quella di sovvertire il tristo destino di brekka Nadal. Jannik resta concentrato e conduce fino alla zona calda (4-3 e servizio) ma si deve sudare ogni singolo mattoncino perché questa è la legge di Rafa: niente è scontato, niente è facile, nemmeno quando vai 30/0, così arriva come un pugno nello stomaco l’ennesima rimonta per il 4-4. Ora è Rafa in battuta con vista sul traguardo. E naturalmente non sbaglia, infila il terzo game consecutivo portandosi sul 5-4. Di nuovo Jannik sale 30/0 e di nuovo Rafa risale con due punti fondamentali che lo portano vicino alla vetta, poi arriva il matchpoint. Jannik si appella alla prima: parità, ma poi non riesce a passare l’iberico a rete, altro giro, altro match point. Stavolta con la seconda parte uno scambio da fenomeni, perso e vinto più e più volte, infine ribaltato con lungolinea e palla corta. Diciassette colpi; applausi; ma segue il doppio fallo. Jannik annulla anche il terzo match point grazie a uno dei pochi gratuiti di Nadal, poi perde la misura del rovescio dopo uno scambio ben condotto. Piatti assiste impassibile, mentre noi deboli di cuore siamo al limite della sopravvivenza. Questa volta Nadal colpisce con il dritto uncinato lungolinea crudele e definitivo.
I complimenti sinceri di Nadal non consolano il nostro eroe sconfitto; Jannik sa che questa notte non dormirà, perché ha scelto una strada ambiziosa, di quelle senza mezze misure tra tenebre e gloria. La sua amarezza è comprensibile ed è un peccato vederlo uscire così presto dal torneo romano, ma ci vuole pazienza, il tempo è galantuomo. Intanto appuntamento al 250 di Lione, l’ultimo atto prima del Roland Garros.